Thích Nhất Hạnh è un monaco zen, scrittore, poeta, giardiniere, che ha sempre vissuto la sua pratica spirituale come profondo impegno sociale e politico per la pace. Offriamo brevi citazioni da suoi discorsi e pubblicazioni nello spirito di questo notiziario:
In Vietnam il Buddhismo è una tradizione molto antica e la maggior parte della gente porta in sé semi di Buddhismo. Nel 1949, insieme ad altri avevo fondato l’Istituto di Studi Buddhisti An Quang, in Ho Chi Minh City. Nel 1954, con la firma dell’Accordo di Ginevra il Paese fu diviso in due: il Nord si ispirava all’ideologia marxista-leninista ed era comunista. Il Sud, anti-comunista era governato dal presidente Diem, cattolico. Il paese era in preda alla confusione, erano tutti molto disorientati, soprattutto i giovani. In quella situazione mi chiesi: "Come offrire al paese una visione profonda del Buddhismo in grado di fronteggiare il grande disorientamento che c’era nel paese?"
Fu allora che proposi l’idea del Buddhismo Impegnato: buddhismo nel campo dell’istruzione, dell’economia, della politica, e così via. Buddhismo che entra nella vita, che è presente in ogni momento della nostra vita quotidiana. Mentre ti lavi i denti, mentre guidi l’auto, mentre sei al supermercato, in modo che tu possa sapere che cosa comprare e che cosa no! Il Buddhismo impegnato dunque è quel genere di saggezza che dà una risposta ad ogni cosa che accade qui ed ora: il riscaldamento globale, la distruzione dell’ecosistema, la mancanza di comunicazione, il conflitto, la guerra, il divorzio, il suicidio. In quanto praticanti di presenza mentale dobbiamo essere consapevoli di ciò che ci accade nel corpo, nelle sensazioni, nelle emozioni, nelle relazioni, nell’ambiente che ci circonda e riconoscere la vera faccia del malessere: tensione, stress, ansia, paura, violenza, conflitti, guerra, distruzione dell’ecosistema.
È stato detto che il ventunesimo secolo sarà il secolo della spiritualità e io penso che deve essere il secolo della spiritualità se dobbiamo sopravvivere. La spiritualità è una cosa che possiamo coltivare. Essere spirituali significa essere stabili, calmi, in pace, e saper guardare in profondità dentro di noi e intorno a noi. Significa essere in grado di gestire le nostre afflizioni, la rabbia, l’avidità, la disperazione, la discriminazione. Significa saper vedere la natura dell’interdipendenza tra le persone, le nazioni, le razze, tra tutte le forme di vita. La spiritualità non è più un lusso. Ne abbiamo bisogno per superare le difficoltà del nostro tempo. Da soli siamo vulnerabili, ma se lavoriamo insieme ad altre sorelle e fratelli possiamo sostenerci reciprocamente. Non possiamo andare verso l’oceaco come una picccola goccia d’acqua, perché evaporiamo prima di raggiungerlo. Ma se diventiamo un fiume, se ci muoviamo come sangha, certamente arriveremo all’oceano.
Vorrei che il ventunesimo secolo fosse denominato “Il secolo dell’Amore”, perché abbiamo tutti disperatamente bisogno di amore, di quel tipo di amore che non genera sofferenza. Il pianeta non riuscirà a sopravvivere se non c’è abbastanza gentilezza amorevole e compassione. In questo nuovo secolo i nostri problemi sono diversi da quelli che incontrava il Buddha e la sua comunità. Oggi la meditazione deve essere praticata in comunità, come famiglia, società, nazione, comunità di nazioni. Il Buddha futuro è chiamato Maitreya, o Gentilezza Amorevole, il Buddha dell’Amore. Un sangha che pratica la gentilezza amorevole e la compassione è il Buddha di cui abbiamo bisogno nel ventunesimo secolo. Ognuno di noi è una cellula nel corpo del Buddha dell’Amore. Ogni cellula ha un suo ruolo specifico, e non possiamo permetterci di trascurare nessuna cellula. Dobbiamo stare insieme.
Un Sangha è una comunità di amici che praticano la Via insieme per generare e mantenere consapevolezza. L’essenza di un Sangha è la consapevolezza, la comprensione, l’accettazione, l’armonia, l’amore. Quando non vedete queste qualità in una comunità dovete avere il coraggio di dirlo. Ma quando sono presenti in una comunità allora sapete che avete la fortuna e la gioia di essere in un vero Sangha.
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