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Radio Voce della Speranza

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso
Redazione: Marco Lazzeri
Telefono: 335.6415395
Pagina:
03/12/2016: Anno 2016 - Numero 34  File Pdf
Pubblicato il 02/12/2016
Camminare.
Camminare.
Care amiche e cari amici, questa settimana la parola è a Sandra. “Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” (Italo Calvino) Ho letto recentemente questo articolo: “Il potere spirituale del camminare” e mi fa piacere condividere con tutti alcune considerazioni. “Bisognerebbe camminare a lungo tutti i giorni non solo per il benessere fisico ma anche e soprattutto per quello mentale e dell’anima. Spesso mi ritrovo, mentre cammino, ad osservare le auto sulla strada e il pensiero che sempre mi tocca è “siamo pazzi!”. La maggior parte delle automobili è abitata da una persona sola e spesso il tratto che ogni auto percorre è davvero corto. Per la strada in cammino sono poche, pochissime le persone. In inverno sembra di vivere in un deserto di cemento. Mi ritornano alla mente le scene dei film di fantascienza con molteplici navicelle che sfrecciano di qua e di là come impazzite…”. Leggo e rifletto che camminare non porta solo benessere a chi cammina, l’ambiente sarebbe risparmiato da tanti fumi di scarico e sicuramente camminare è la base di un vivere in sobrietà. Questo non significa demonizzare l’uso dell’auto ma saper scegliere quando usarla. Significa adattarsi per esempio a ritmi diversi e anche a dipendere dagli orari dei mezzi pubblici se la meta da raggiungere è troppo lontana. “Camminare insieme a qualcuno è uno spasso, una condivisione non solo mentale e verbale ma anche fisica, due o più corpi che insieme vanno a creare un’armonia a 360 gradi. Camminare da soli è un percorso iniziatico, un modo per dare ascolto ai propri pensieri che scorrono, al proprio corpo che richiede movimento adeguato”. Quindi camminare cercando armonia con i compagni, dentro di noi, con il nostro corpo. Ascoltare il movimento dentro di noi. Usare gli occhi per osservare quello che ci circonda, per incontrare lo sguardo delle persone che incrociamo e osservare con attenzione la natura; le orecchie per sentire tutti i suoni che ci circondano, sentire il battito del nostro cuore e scoprire l’armonia fra i suoni esterni e interni ... Camminare cercando il proprio cammino. Sarebbe bello pensare di fare una passeggiata insieme, grazie. Sandra [Leggi]
Care amiche e cari amici,

questa settimana la parola è a Sandra.

“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” (Italo Calvino)

Ho letto recentemente questo articolo: “Il potere spirituale del camminare” e mi fa piacere condividere con tutti alcune considerazioni.

“Bisognerebbe camminare a lungo tutti i giorni non solo per il benessere fisico ma anche e soprattutto per quello mentale e dell’anima. Spesso mi ritrovo, mentre cammino, ad osservare le auto sulla strada e il pensiero che sempre mi tocca è “siamo pazzi!”. La maggior parte delle automobili è abitata da una persona sola e spesso il tratto che ogni auto percorre è davvero corto. Per la strada in cammino sono poche, pochissime le persone. In inverno sembra di vivere in un deserto di cemento. Mi ritornano alla mente le scene dei film di fantascienza con molteplici navicelle che sfrecciano di qua e di là come impazzite…”.

Leggo e rifletto che camminare non porta solo benessere a chi cammina, l’ambiente sarebbe risparmiato da tanti fumi di scarico e sicuramente camminare è la base di un vivere in sobrietà. Questo non significa demonizzare l’uso dell’auto ma saper scegliere quando usarla. Significa adattarsi per esempio a ritmi diversi e anche a dipendere dagli orari dei mezzi pubblici se la meta da raggiungere è troppo lontana.

“Camminare insieme a qualcuno è uno spasso, una condivisione non solo mentale e verbale ma anche fisica, due o più corpi che insieme vanno a creare un’armonia a 360 gradi. Camminare da soli è un percorso iniziatico, un modo per dare ascolto ai propri pensieri che scorrono, al proprio corpo che richiede movimento adeguato”.

Quindi camminare cercando armonia con i compagni, dentro di noi, con il nostro corpo. Ascoltare il movimento dentro di noi. Usare gli occhi per osservare quello che ci circonda, per incontrare lo sguardo delle persone che incrociamo e osservare con attenzione la natura; le orecchie per sentire tutti i suoni che ci circondano, sentire il battito del nostro cuore e scoprire l’armonia fra i suoni esterni e interni ...

Camminare cercando il proprio cammino.

Sarebbe bello pensare di fare una passeggiata insieme, grazie.

Sandra [Chiudi]
Camminare.
"Colui che si mette in cammino non sarà lo stesso di colui che farà ritorno." 
26/11/2016: Anno 2016 - Numero 33  File Pdf
Pubblicato il 02/12/2016
Referendum Costituzionale.
Referendum Costituzionale.
Care amiche e cari amici, dedico questo numero al Referendum Costituzionale. L’invito come vedete è di votare No e mi sono impegnato personalmente in questo senso nella compagna e nel confronto elettorale. Questo invito non è o almeno non vuole essere politico ma etico e per la pace. Cosa vuol dire? Vedete nelle varie conferenze da entrambe la parti si è giustamente parlato molto dei contenuti istituzionali e degli obiettivi che la riforma comporta, dando a questo parere opposto. La cosa che è emersa meno è il perché questa esigenza è emersa così urgente e adesso. Nel corso della campagna mi sono fatto l’idea che il “non detto” è molto e spesso volutamente taciuto. La motivazione di questo stravolgimento della Costituzione, bene supremo della democrazia e della Pace nel nostro Paese, è legata non ad un tentativo di migliorare e snellire la macchina dello Stato, ma sembra da ricercare in ragioni ben diverse e che provengono dalla visione liberista che il sistema della finanza internazionale prevede di applicare all’Europa (all’Italia in particolare) per allinearla ai suoi intendimenti e necessità. Il motivo di questo mio intervento in un notiziario interreligioso che si occupa di spiritualità e di Pace è infatti proprio la pace come nostro bene, di per sé un po’ in bilico ai nostri tempi, e che può essere ulteriormente minacciata da questi cambiamenti di cui si deciderà con il voto. Infatti senza Senato e con una maggioranza parlamentare del primo partito eletto con il maggioritario, il premier potrà addivenire ad una decisione di entrata in guerra in modo più semplificato, senza troppi ostacoli e contrappesi istituzionali. Potrebbe essere quasi una decisione autonoma, senza dibattito e coinvolgimento democratico. Essere dalla parte dell’America e della NATO contro presunti nemici politici ed economici ci pone in grande pericolo con la presenza in Italia del maggiore armamento atomico dell’Europa (70 gli ordigni nucleari stoccati ad Aviano e Ghedi sui 180 europei), saremmo un obiettivo militare strategico primario. Credo personalmente che il momento attuale è quanto mai delicato e con pericoli concreti verso cambiamenti non reversibili in ambito della pace e della democrazia. Votare No, secondo me, è prendere posizione per la pace e distanza da logiche autoritarie che potrebbero portare a gravi pericoli, al momento non valutabili. Dal momento che questa Comunità è un’assemblea di persone propense al dialogo e alla condivisione fraterna ho sentito il bisogno di questo appello di attenzione alla vita e alla felicità dei popoli. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

dedico questo numero al Referendum Costituzionale. L’invito come vedete è di votare No e mi sono impegnato personalmente in questo senso nella compagna e nel confronto elettorale. Questo invito non è o almeno non vuole essere politico ma etico e per la pace. Cosa vuol dire? Vedete nelle varie conferenze da entrambe la parti si è giustamente parlato molto dei contenuti istituzionali e degli obiettivi che la riforma comporta, dando a questo parere opposto. La cosa che è emersa meno è il perché questa esigenza è emersa così urgente e adesso. Nel corso della campagna mi sono fatto l’idea che il “non detto” è molto e spesso volutamente taciuto. La motivazione di questo stravolgimento della Costituzione, bene supremo della democrazia e della Pace nel nostro Paese, è legata non ad un tentativo di migliorare e snellire la macchina dello Stato, ma sembra da ricercare in ragioni ben diverse e che provengono dalla visione liberista che il sistema della finanza internazionale prevede di applicare all’Europa (all’Italia in particolare) per allinearla ai suoi intendimenti e necessità.

Il motivo di questo mio intervento in un notiziario interreligioso che si occupa di spiritualità e di Pace è infatti proprio la pace come nostro bene, di per sé un po’ in bilico ai nostri tempi, e che può essere ulteriormente minacciata da questi cambiamenti di cui si deciderà con il voto. Infatti senza Senato e con una maggioranza parlamentare del primo partito eletto con il maggioritario, il premier potrà addivenire ad una decisione di entrata in guerra in modo più semplificato, senza troppi ostacoli e contrappesi istituzionali. Potrebbe essere quasi una decisione autonoma, senza dibattito e coinvolgimento democratico. Essere dalla parte dell’America e della NATO contro presunti nemici politici ed economici ci pone in grande pericolo con la presenza in Italia del maggiore armamento atomico dell’Europa (70 gli ordigni nucleari stoccati ad Aviano e Ghedi sui 180 europei), saremmo un obiettivo militare strategico primario.

Credo personalmente che il momento attuale è quanto mai delicato e con pericoli concreti verso cambiamenti non reversibili in ambito della pace e della democrazia. Votare No, secondo me, è prendere posizione per la pace e distanza da logiche autoritarie che potrebbero portare a gravi pericoli, al momento non valutabili.

Dal momento che questa Comunità è un’assemblea di persone propense al dialogo e alla condivisione fraterna ho sentito il bisogno di questo appello di attenzione alla vita e alla felicità dei popoli.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Referendum Costituzionale.
"La pace non può essere mantenuta con la forza, può essere solo raggiunta con la comprensione." (Albert Einstein)
19/11/2016: Anno 2016 - Numero 32  File Pdf
Pubblicato il 19/11/2016
Monte Atos.
Monte Atos.
Care amiche e cari amici, ecco cosa per adesso ho scoperto della meditazione, da un mio recente intervento presso il centro Wccm di Firenze. Fare meditazione è la recitazione del mantra, è l’esperienza del divenire, essere in una possibilità di cammino e di cambiamento, dove mi è dato di aggiungere al mio orizzonte elementi nuovi. Imparare a fare esperienza del sacro in me, non del santo che non sono: Incontrare la sacralità in me, nelle persone, cose, tempo, spazio, sensazioni, suoni. Il sacro che è nel “sentirsi d’esistere”, sentirsi vivo, anche se non riesco a definire bene tutto questo. Imparare l’umiltà del silenzio che dà l’accessibilità al Mistero, perché è di questo che si parla. Non è una gara da vincere ma il suo contrario, non è uno sforzo da erogare ma il suo contrario, e non è nemmeno un’attesa passiva pur non essendo “attiva”, è un lasciarsi smarrire, scivolare da uno scoglio nel mare profondo e oscuro, entrare nel non noto, abbandonare i riferimenti ma in modo vigile per non perdere la facoltà dell’ascolto. Attento ma non circospetto, fiducioso di non essere solo ma centrato per essere in un luogo solitario, solo io con tutto quello che sono, che è tutto quello che ho. E’ tenere l’equilibrio tra me e l’altra immensa parte di me che ancora non conosco e forse non conoscerò mai, pur percependone distintamente l’esistenza. Questo è l’Arcano che sostiene e agisce sul mio sé cosciente, il quale diventa così solo un supporto, una ingegnosa technicality per fare esperienza della vita, incarnata nella materia, e che un giorno, quando avrò compreso, sarà superflua, ingombrante e alla fine finalmente inutile. E’ come essere sulla soglia di un varco solo apparentemente oscuro, anche della vita, anche della morte. Senza audacia, senza superbia, senza incertezza, senza attesa, senza paura: non mi serve niente, il mio solo esistere è già anfora colma scossa e pigiata, sacra e donata, e dalla quale non è possibile esimersi, offerta in un presente che si svuota del prima e del dopo, ma diventa solo adesso. Come del resto è stato da sempre. Ed ecco adesso un brano che per me ha la dimensione della sacralità. Dio, o il Brahman, è il Supremo Silenzio. L’anima è silenzio. La pace è silenzio. L’Atman è silenzio. Il silenzio è il linguaggio di Dio. Il silenzio è il linguaggio del cuore. Il silenzio è il linguaggio del saggio. Il silenzio è forza immensa. Il silenzio è grande eloquenza. Il silenzio è Dio. Il silenzio è il substrato di questo corpo, mente, prana e sensi. Il silenzio è la base di questo universo. Il silenzio è potere. Il silenzio è una forza vivente. Il silenzio è l’unica realtà. Quella pace che oltrepassa ogni comprensione, è silenzio. L’obiettivo, lo scopo della nostra vita è silenzio. Al di là di tutti i rumori e i suoni c’è il silenzio - la vostra Anima interiore. Il silenzio è la vostra reale natura. Il silenzio è l’esperienza intuitiva. Il silenzio aiuta il Sé intuitivo ad esprimere Se stesso. Entrare nel silenzio significa diventare Dio. Il messaggio del deserto del Sahara è silenzio. Il messaggio dell’Himalaya è silenzio. Il messaggio del sadhu che vive nudo nel freddo di Gangotri o del Kailash è silenzio. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

ecco cosa per adesso ho scoperto della meditazione, da un mio recente intervento presso il centro Wccm di Firenze.

Fare meditazione è la recitazione del mantra, è l’esperienza del divenire, essere in una possibilità di cammino e di cambiamento, dove mi è dato di aggiungere al mio orizzonte elementi nuovi.

Imparare a fare esperienza del sacro in me, non del santo che non sono: Incontrare la sacralità in me, nelle persone, cose, tempo, spazio, sensazioni, suoni. Il sacro che è nel “sentirsi d’esistere”, sentirsi vivo, anche se non riesco a definire bene tutto questo. Imparare l’umiltà del silenzio che dà l’accessibilità al Mistero, perché è di questo che si parla. Non è una gara da vincere ma il suo contrario, non è uno sforzo da erogare ma il suo contrario, e non è nemmeno un’attesa passiva pur non essendo “attiva”, è un lasciarsi smarrire, scivolare da uno scoglio nel mare profondo e oscuro, entrare nel non noto, abbandonare i riferimenti ma in modo vigile per non perdere la facoltà dell’ascolto. Attento ma non circospetto, fiducioso di non essere solo ma centrato per essere in un luogo solitario, solo io con tutto quello che sono, che è tutto quello che ho. E’ tenere l’equilibrio tra me e l’altra immensa parte di me che ancora non conosco e forse non conoscerò mai, pur percependone distintamente l’esistenza. Questo è l’Arcano che sostiene e agisce sul mio sé cosciente, il quale diventa così solo un supporto, una ingegnosa technicality per fare esperienza della vita, incarnata nella materia, e che un giorno, quando avrò compreso, sarà superflua, ingombrante e alla fine finalmente inutile. E’ come essere sulla soglia di un varco solo apparentemente oscuro, anche della vita, anche della morte. Senza audacia, senza superbia, senza incertezza, senza attesa, senza paura: non mi serve niente, il mio solo esistere è già anfora colma scossa e pigiata, sacra e donata, e dalla quale non è possibile esimersi, offerta in un presente che si svuota del prima e del dopo, ma diventa solo adesso. Come del resto è stato da sempre.

Ed ecco adesso un brano che per me ha la dimensione della sacralità.

Dio, o il Brahman, è il Supremo Silenzio. L’anima è silenzio. La pace è silenzio. L’Atman è silenzio. Il silenzio è il linguaggio di Dio. Il silenzio è il linguaggio del cuore. Il silenzio è il linguaggio del saggio. Il silenzio è forza immensa. Il silenzio è grande eloquenza.

Il silenzio è Dio. Il silenzio è il substrato di questo corpo, mente, prana e sensi. Il silenzio è la base di questo universo. Il silenzio è potere. Il silenzio è una forza vivente. Il silenzio è l’unica realtà. Quella pace che oltrepassa ogni comprensione, è silenzio. L’obiettivo, lo scopo della nostra vita è silenzio.

Al di là di tutti i rumori e i suoni c’è il silenzio - la vostra Anima interiore. Il silenzio è la vostra reale natura. Il silenzio è l’esperienza intuitiva. Il silenzio aiuta il Sé intuitivo ad esprimere Se stesso. Entrare nel silenzio significa diventare Dio.

Il messaggio del deserto del Sahara è silenzio. Il messaggio dell’Himalaya è silenzio. Il messaggio del sadhu che vive nudo nel freddo di Gangotri o del Kailash è silenzio.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Monte Atos.
"I veri sognatori non dormono mai." (Edgar Allan Poe, "Frasi")
12/11/2016: Anno 2016 - Numero 31  File Pdf
Pubblicato il 16/11/2016
Ospedale di Kunduz 2016.
Ospedale di Kunduz 2016.
Care amiche e cari amici, Riporto una intervista a Zygmunt Bauman al convegno ad Assisi. Il più acuto studioso della società postmoderna che ha raccontato in pagine memorabili l’angoscia dell’uomo contemporaneo parla della sfida del dialogo. Professore, la sua intuizione sulla postmodernità liquida continua a offrire uno sguardo lucido sul tempo presente. Ma in questa liquidità si registra un esplosione di nazionalismi, identitarismi religiosi. Come si spiegano? “Cominciamo dal problema della guerra. Il nostro mondo contemporaneo non vive una guerra organica ma frammentata. Guerre d’interessi, per denaro, per le risorse, per governare sulle nazioni. Non la chiamo guerra di religione, sono altri che vogliono sia una guerra di religione. Non appartengo a chi vuole far credere che sia una guerra tra religioni. Non la chiamo neppure così. Bisogna stare attenti a non seguire la mentalità corrente. In particolare la mentalità introdotta dal politologo di turno, dai media, da coloro che vogliono raccogliere il consenso, dicendo ciò che loro volevano ascoltare. Lei sa bene che in un mondo permeato dalla paura, questa penetra la società. La paura ha le sue radici nelle ansietà delle persone e anche se abbiamo delle situazioni di grande benessere, viviamo in una grande paura. La paura di perdere posizioni. Le persone hanno paura di avere paura, anche senza darsi una spiegazione del motivo. E questa paura così mobile, inespressa, che non spiega la sua sorgente, è un ottimo capitale per tutti coloro che la vogliono utilizzare per motivi politici o commerciali. Parlare così di guerre e di guerre di religioni è solo una delle offerte del mercato”. Al panico delle guerre di religione si unisce quello delle migrazioni. Già anni fa Umberto Eco diceva che per chi voleva capitalizzare la paura delle persone, il problema dell’emigrazione era arrivato come un dono dal cielo.… “Sì è così. Guerre di religione e immigrazione sono nomi differenti dati oggi per sfruttare questa paura vaga incerta, male espressa e mal compresa. Stiamo però qui facendo un errore esistenziale, confondendo due fenomeni differenti: uno è il fenomeno delle migrazioni e l’altro il fenomeno dell’immigrazione, come ha fatto osservare Umberto Eco. Non sono un fenomeno, sono due differenti fenomeni. L’immigrazione è un compagno della storia moderna, lo Stato moderno, la formazione dello Stato è anche una storia di immigrazione. Il capitale ha bisogno del lavoro, il lavoro ha bisogno del capitale. Le migrazioni sono invece qualcosa di diverso è un processo naturale che non può essere controllato, che va per la sua strada”. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

Riporto una intervista a Zygmunt Bauman al convegno ad Assisi. Il più acuto studioso della società postmoderna che ha raccontato in pagine memorabili l’angoscia dell’uomo contemporaneo parla della sfida del dialogo.

Professore, la sua intuizione sulla postmodernità liquida continua a offrire uno sguardo lucido sul tempo presente. Ma in questa liquidità si registra un esplosione di nazionalismi, identitarismi religiosi. Come si spiegano?

“Cominciamo dal problema della guerra. Il nostro mondo contemporaneo non vive una guerra organica ma frammentata. Guerre d’interessi, per denaro, per le risorse, per governare sulle nazioni. Non la chiamo guerra di religione, sono altri che vogliono sia una guerra di religione. Non appartengo a chi vuole far credere che sia una guerra tra religioni. Non la chiamo neppure così. Bisogna stare attenti a non seguire la mentalità corrente. In particolare la mentalità introdotta dal politologo di turno, dai media, da coloro che vogliono raccogliere il consenso, dicendo ciò che loro volevano ascoltare. Lei sa bene che in un mondo permeato dalla paura, questa penetra la società. La paura ha le sue radici nelle ansietà delle persone e anche se abbiamo delle situazioni di grande benessere, viviamo in una grande paura. La paura di perdere posizioni. Le persone hanno paura di avere paura, anche senza darsi una spiegazione del motivo. E questa paura così mobile, inespressa, che non spiega la sua sorgente, è un ottimo capitale per tutti coloro che la vogliono utilizzare per motivi politici o commerciali. Parlare così di guerre e di guerre di religioni è solo una delle offerte del mercato”.

Al panico delle guerre di religione si unisce quello delle migrazioni. Già anni fa Umberto Eco diceva che per chi voleva capitalizzare la paura delle persone, il problema dell’emigrazione era arrivato come un dono dal cielo.…

“Sì è così. Guerre di religione e immigrazione sono nomi differenti dati oggi per sfruttare questa paura vaga incerta, male espressa e mal compresa. Stiamo però qui facendo un errore esistenziale, confondendo due fenomeni differenti: uno è il fenomeno delle migrazioni e l’altro il fenomeno dell’immigrazione, come ha fatto osservare Umberto Eco. Non sono un fenomeno, sono due differenti fenomeni. L’immigrazione è un compagno della storia moderna, lo Stato moderno, la formazione dello Stato è anche una storia di immigrazione. Il capitale ha bisogno del lavoro, il lavoro ha bisogno del capitale. Le migrazioni sono invece qualcosa di diverso è un processo naturale che non può essere controllato, che va per la sua strada”.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Ospedale di Kunduz 2016.
"Il tempo passerà, ma resterà il ricordo, le ferite guariranno, ma resterà il segno." (Medici Senza Frontiere)
05/11/2016: Anno 2016 - Numero 30  File Pdf
Pubblicato il 16/11/2016
Zygmunt Bauman.
Zygmunt Bauman.
Care amiche e cari amici, Riporto una intervista a Zygmunt Bauman al convegno ad Assisi. Il più acuto studioso della società postmoderna che ha raccontato in pagine memorabili l’angoscia dell’uomo contemporaneo parla della sfida del dialogo. Professore, la sua intuizione sulla postmodernità liquida continua a offrire uno sguardo lucido sul tempo presente. Ma in questa liquidità si registra un esplosione di nazionalismi, identitarismi religiosi. Come si spiegano? “Cominciamo dal problema della guerra. Il nostro mondo contemporaneo non vive una guerra organica ma frammentata. Guerre d’interessi, per denaro, per le risorse, per governare sulle nazioni. Non la chiamo guerra di religione, sono altri che vogliono sia una guerra di religione. Non appartengo a chi vuole far credere che sia una guerra tra religioni. Non la chiamo neppure così. Bisogna stare attenti a non seguire la mentalità corrente. In particolare la mentalità introdotta dal politologo di turno, dai media, da coloro che vogliono raccogliere il consenso, dicendo ciò che loro volevano ascoltare. Lei sa bene che in un mondo permeato dalla paura, questa penetra la società. La paura ha le sue radici nelle ansietà delle persone e anche se abbiamo delle situazioni di grande benessere, viviamo in una grande paura. La paura di perdere posizioni. Le persone hanno paura di avere paura, anche senza darsi una spiegazione del motivo. E questa paura così mobile, inespressa, che non spiega la sua sorgente, è un ottimo capitale per tutti coloro che la vogliono utilizzare per motivi politici o commerciali. Parlare così di guerre e di guerre di religioni è solo una delle offerte del mercato”. Al panico delle guerre di religione si unisce quello delle migrazioni. Già anni fa Umberto Eco diceva che per chi voleva capitalizzare la paura delle persone, il problema dell’emigrazione era arrivato come un dono dal cielo.… “Sì è così. Guerre di religione e immigrazione sono nomi differenti dati oggi per sfruttare questa paura vaga incerta, male espressa e mal compresa. Stiamo però qui facendo un errore esistenziale, confondendo due fenomeni differenti: uno è il fenomeno delle migrazioni e l’altro il fenomeno dell’immigrazione, come ha fatto osservare Umberto Eco. Non sono un fenomeno, sono due differenti fenomeni. L’immigrazione è un compagno della storia moderna, lo Stato moderno, la formazione dello Stato è anche una storia di immigrazione. Il capitale ha bisogno del lavoro, il lavoro ha bisogno del capitale. Le migrazioni sono invece qualcosa di diverso è un processo naturale che non può essere controllato, che va per la sua strada”. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

Riporto una intervista a Zygmunt Bauman al convegno ad Assisi. Il più acuto studioso della società postmoderna che ha raccontato in pagine memorabili l’angoscia dell’uomo contemporaneo parla della sfida del dialogo.

Professore, la sua intuizione sulla postmodernità liquida continua a offrire uno sguardo lucido sul tempo presente. Ma in questa liquidità si registra un esplosione di nazionalismi, identitarismi religiosi. Come si spiegano?

“Cominciamo dal problema della guerra. Il nostro mondo contemporaneo non vive una guerra organica ma frammentata. Guerre d’interessi, per denaro, per le risorse, per governare sulle nazioni. Non la chiamo guerra di religione, sono altri che vogliono sia una guerra di religione. Non appartengo a chi vuole far credere che sia una guerra tra religioni. Non la chiamo neppure così. Bisogna stare attenti a non seguire la mentalità corrente. In particolare la mentalità introdotta dal politologo di turno, dai media, da coloro che vogliono raccogliere il consenso, dicendo ciò che loro volevano ascoltare. Lei sa bene che in un mondo permeato dalla paura, questa penetra la società. La paura ha le sue radici nelle ansietà delle persone e anche se abbiamo delle situazioni di grande benessere, viviamo in una grande paura. La paura di perdere posizioni. Le persone hanno paura di avere paura, anche senza darsi una spiegazione del motivo. E questa paura così mobile, inespressa, che non spiega la sua sorgente, è un ottimo capitale per tutti coloro che la vogliono utilizzare per motivi politici o commerciali. Parlare così di guerre e di guerre di religioni è solo una delle offerte del mercato”.

Al panico delle guerre di religione si unisce quello delle migrazioni. Già anni fa Umberto Eco diceva che per chi voleva capitalizzare la paura delle persone, il problema dell’emigrazione era arrivato come un dono dal cielo.…

“Sì è così. Guerre di religione e immigrazione sono nomi differenti dati oggi per sfruttare questa paura vaga incerta, male espressa e mal compresa. Stiamo però qui facendo un errore esistenziale, confondendo due fenomeni differenti: uno è il fenomeno delle migrazioni e l’altro il fenomeno dell’immigrazione, come ha fatto osservare Umberto Eco. Non sono un fenomeno, sono due differenti fenomeni. L’immigrazione è un compagno della storia moderna, lo Stato moderno, la formazione dello Stato è anche una storia di immigrazione. Il capitale ha bisogno del lavoro, il lavoro ha bisogno del capitale. Le migrazioni sono invece qualcosa di diverso è un processo naturale che non può essere controllato, che va per la sua strada”.

Grazie a tutti.

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Zygmunt Bauman.
"I migranti non sono un pericolo, sono in pericolo." (Papa Francesco)
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Comunità di Meditazione Interreligiosa Fiorentina
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Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
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