Torna indietro
Radio Voce della Speranza

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso
Redazione: Marco Lazzeri
Telefono: 335.6415395
Pagina:
29/10/2016: Anno 2016 - Numero 29  File Pdf
Pubblicato il 01/11/2016
Avviso agli ipocriti.
Avviso agli ipocriti.
Care amiche e cari amici, si dice che si vive in un mondo liquido fatto di rapporti che possono cambiare con facilità, ed è in gran parte vero. Non ci sono molti riferimenti stabili e duraturi nel tempo, tutto si muove e cambia senza posa e alle volte sembra evolvere per poi non cambiare in realtà proprio nulla. Le relazioni si formano e si rompono, iniziano e muoiono spesso in tempi molto brevi, altre volte invece, per chi ha maggiore conoscenza profonda di sé e dell’altro, rimangono vive a lungo e cercano le strade più giuste per crescere, consolidarsi, per dare il frutto della stabilità propria di una relazione duratura. I rapporti che le legano le persone e le mettono tra loro in contatto possono essere di molti tipi che presuppongono gli interessi e le motivazioni più varie. In questo universo molto differenziato e multiforme ci sono in particolare le relazioni strettamente personali che si basano di solito sulla fiducia reciproca che nasce dalla credibilità che una persona esprime attraverso parole ma anche e soprattutto con gesti e atteggiamenti, modi di essere. Sono quei tipi di relazioni che legano genitori e figli, innamorati, amici, fratelli, coppie consolidate e coppie che si sono formate da poco tempo. Sono relazioni importanti per le persone che le vivono perché spesso è su queste che si imposta la vita di relazione con le sue implicazioni più profonde. Nelle relazioni c’è una regola importante che consiste nel non deludere l’altro, essere credibili, esserci, dare continuità, non tradire. La relazione si basa molto su questo, una volta che subentra la delusione, che è una sorta di tradimento traslato, si rompe qualcosa e niente sarà più come prima. Forse si potrà ricucire ma il vaso rimane rotto (nel male e nel bene) e molta è la letteratura su questo argomento. Nei giovani, che sono spesso impulsivi, questo aspetto è di un’importanza decisiva. Dall’amore si passa al rifiuto, spesso al disgusto, alla fuga, alla negazione della relazione, che in realtà scompare, si dissolve nel silenzioso grido del dolore della delusione. Stiamo attenti, la tenerezza è bella, ma è delicata. Anche nel rapporto che si stabilisce tra un personaggio politico e i suoi elettori o sostenitori le cose possono essere simili, e quando le delusioni sono spesso reiterate, si ingenera il disinteresse per la politica e la democrazia inizia a sfilacciarsi, a perdere consistenza, vitalità, partecipazione. Questi politici sono simili ad assassini sociali, sono delle persone che con i loro voltafaccia uccidono l’entusiasmo per la vita sociale, che si ritrae e si rattrappisce. La democrazia a quel punto lascia il posto al regime, al pensiero unico, che è forse l’obiettivo che una certa classe politica si era prefissata fin dall’inizio. Similmente accade con le religioni e loro ministri. Gestire strutture di potere senza amore e umiltà porta a disastri non comuni. E rimettere poi insieme i cocci … Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

si dice che si vive in un mondo liquido fatto di rapporti che possono cambiare con facilità, ed è in gran parte vero. Non ci sono molti riferimenti stabili e duraturi nel tempo, tutto si muove e cambia senza posa e alle volte sembra evolvere per poi non cambiare in realtà proprio nulla. Le relazioni si formano e si rompono, iniziano e muoiono spesso in tempi molto brevi, altre volte invece, per chi ha maggiore conoscenza profonda di sé e dell’altro, rimangono vive a lungo e cercano le strade più giuste per crescere, consolidarsi, per dare il frutto della stabilità propria di una relazione duratura.

I rapporti che le legano le persone e le mettono tra loro in contatto possono essere di molti tipi che presuppongono gli interessi e le motivazioni più varie. In questo universo molto differenziato e multiforme ci sono in particolare le relazioni strettamente personali che si basano di solito sulla fiducia reciproca che nasce dalla credibilità che una persona esprime attraverso parole ma anche e soprattutto con gesti e atteggiamenti, modi di essere. Sono quei tipi di relazioni che legano genitori e figli, innamorati, amici, fratelli, coppie consolidate e coppie che si sono formate da poco tempo. Sono relazioni importanti per le persone che le vivono perché spesso è su queste che si imposta la vita di relazione con le sue implicazioni più profonde. Nelle relazioni c’è una regola importante che consiste nel non deludere l’altro, essere credibili, esserci, dare continuità, non tradire. La relazione si basa molto su questo, una volta che subentra la delusione, che è una sorta di tradimento traslato, si rompe qualcosa e niente sarà più come prima. Forse si potrà ricucire ma il vaso rimane rotto (nel male e nel bene) e molta è la letteratura su questo argomento. Nei giovani, che sono spesso impulsivi, questo aspetto è di un’importanza decisiva. Dall’amore si passa al rifiuto, spesso al disgusto, alla fuga, alla negazione della relazione, che in realtà scompare, si dissolve nel silenzioso grido del dolore della delusione. Stiamo attenti, la tenerezza è bella, ma è delicata.

Anche nel rapporto che si stabilisce tra un personaggio politico e i suoi elettori o sostenitori le cose possono essere simili, e quando le delusioni sono spesso reiterate, si ingenera il disinteresse per la politica e la democrazia inizia a sfilacciarsi, a perdere consistenza, vitalità, partecipazione. Questi politici sono simili ad assassini sociali, sono delle persone che con i loro voltafaccia uccidono l’entusiasmo per la vita sociale, che si ritrae e si rattrappisce. La democrazia a quel punto lascia il posto al regime, al pensiero unico, che è forse l’obiettivo che una certa classe politica si era prefissata fin dall’inizio. Similmente accade con le religioni e loro ministri. Gestire strutture di potere senza amore e umiltà porta a disastri non comuni. E rimettere poi insieme i cocci …

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Avviso agli ipocriti.
"Non mollate la vita che avete scelto soltanto perché la giudica chi sta subendo la sua senza scegliere mai. Non abbandonate le vostre scelte per la meschinità di chi si siede lontano dal mare e ride del vostro coraggio di nuotare." (Massimo Bisotti)
21/10/2016: Anno 2016 - Numero 28  File Pdf
Pubblicato il 01/11/2016
“Zefiro” nella Primavera del Botticelli.
“Zefiro” nella Primavera del Botticelli.
Care amiche e cari amici, tempo fa parlavo riguardo a questo notiziario con un amico, Alessio, che mi diceva che secondo lui non si capiva bene l’intento e la mia posizione verso la pratica interreligiosa, come se volendo dare voce a tutti alla fine non avessi un’identità precisa. Raccolgo questo consiglio, ringraziando Alessio, per fare una breve riflessione e per condividere quello che al momento è il mio sentire. Lo Zefiro non è “mio” ma di tutti i lettori, è anche vero che comunemente le recensioni e la re-dazione del notiziario sono fatte da me e penso sia bene fare chiarezza. Devo dire che il mio concetto di interreligioso è nella pratica dell’incontro personale più che nell’aspetto sapienziale, è nel condividere momenti di silenzio più che in conferenze accademiche, è nello stare nella “base” con persone semplici e in ricerca come me più che con leader riconosciuti. Dico questo, per una mia latente propensione anarchica, ben sapendo e condividendo che l’aspetto culturale e di stu-dio sia molto importante e non debba essere trascurato, cosa che anche io cerco di fare con saltuaria continuità. Secondo me la pratica interreligiosa non è solo nel parlare con altre tradizioni. Penso sia ricercare ad esempio il Cristo, se sono cristiano, nella chiesa e con le per-sone del mio credo, ma anche in una moschea o in una sinagoga e danzando e cantando canti induisti o dei nativi americani, recitare i mantra tibetani come preghiera a Cristo. Se non lo trovo in questi ambiti, temo che ciò che in cui io credo sia alla fine un’immagine costruita dalla mia parte egoica che contribuisce al senso di separativisi dall’altro, che non diventa mio fratello. Sempre mantenendo il radicamento nella propria identità (non andando verso un confuso sincretismo), credo che questa pratica sia utile per non identificarmi in una icona, in una im-magine predefinita, che poi diventerebbe un idolo. Dio è uno, lo dicono molti, ma praticare questo concetto non è facile perché pretende di non avere attaccamenti e identificazioni. Se Dio è uno solo (e quindi Tutto è Uno), il Dio dell’altro è proprio quello in cui io credo … Questo, ed è solo una mia personale idea che può non essere condivisa, io penso che valga per ogni religione. Su questa base quindi accolgo tutti nello Zefiro perché il messaggio e il contribuito di ciascuno è indispensabile, non solo utile. D’altronde questo concetto è facile e ovvio nella visione del mistico (per lui l’interreligioso ha la bellezza di un grande viale alberato in primavera), meno per le religioni ben strutturate (per loro credo sia più simile ad una mulattiera). Detto questo posso aggiungere che mi piacciono comunità come le Piagge o Libera, figure come Don Gallo, Panikkar, Etty Hillesum, Rūmī, Bonhoeffer per esempio, ma sono molti i maestri che prediligo. Seguo con entusiasmo gli sforzi di Mancuso per rifondare una teologia che recuperi secoli d’immobilismo della chiesa. Politicamente, più che di sinistra mi definirei antifascista. Non mi definisco cristiano, ma “me la faccio con tutti”, come diceva una persona che mi criticava, ed è vero e mi fece piacere che me lo disse. La cosa che alle volte mi meraviglia è che anche le persone stanno bene con me. Non litighiamo e preferisco guardare senza giudicare, se riesco. Non sono un capo che conduce (e quando l’ho fatto è stato un disastro o simile), penso di essere più affine ad un “facilitatore” che aiuta aiutandosi, ma non indico strade o mete. Non mi prendo carico degli altri anche perché non ho niente da promettere, perché niente mi appartiene. Non ho verità o certezze, pavento chi ne ha molte. Sono lieto adesso che ci conosciamo meglio. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

tempo fa parlavo riguardo a questo notiziario con un amico, Alessio, che mi diceva che secondo lui non si capiva bene l’intento e la mia posizione verso la pratica interreligiosa, come se volendo dare voce a tutti alla fine non avessi un’identità precisa.

Raccolgo questo consiglio, ringraziando Alessio, per fare una breve riflessione e per condividere quello che al momento è il mio sentire.

Lo Zefiro non è “mio” ma di tutti i lettori, è anche vero che comunemente le recensioni e la re-dazione del notiziario sono fatte da me e penso sia bene fare chiarezza. Devo dire che il mio concetto di interreligioso è nella pratica dell’incontro personale più che nell’aspetto sapienziale, è nel condividere momenti di silenzio più che in conferenze accademiche, è nello stare nella “base” con persone semplici e in ricerca come me più che con leader riconosciuti. Dico questo, per una mia latente propensione anarchica, ben sapendo e condividendo che l’aspetto culturale e di stu-dio sia molto importante e non debba essere trascurato, cosa che anche io cerco di fare con saltuaria continuità. Secondo me la pratica interreligiosa non è solo nel parlare con altre tradizioni. Penso sia ricercare ad esempio il Cristo, se sono cristiano, nella chiesa e con le per-sone del mio credo, ma anche in una moschea o in una sinagoga e danzando e cantando canti induisti o dei nativi americani, recitare i mantra tibetani come preghiera a Cristo. Se non lo trovo in questi ambiti, temo che ciò che in cui io credo sia alla fine un’immagine costruita dalla mia parte egoica che contribuisce al senso di separativisi dall’altro, che non diventa mio fratello. Sempre mantenendo il radicamento nella propria identità (non andando verso un confuso sincretismo), credo che questa pratica sia utile per non identificarmi in una icona, in una im-magine predefinita, che poi diventerebbe un idolo. Dio è uno, lo dicono molti, ma praticare questo concetto non è facile perché pretende di non avere attaccamenti e identificazioni. Se Dio è uno solo (e quindi Tutto è Uno), il Dio dell’altro è proprio quello in cui io credo … Questo, ed è solo una mia personale idea che può non essere condivisa, io penso che valga per ogni religione. Su questa base quindi accolgo tutti nello Zefiro perché il messaggio e il contribuito di ciascuno è indispensabile, non solo utile. D’altronde questo concetto è facile e ovvio nella visione del mistico (per lui l’interreligioso ha la bellezza di un grande viale alberato in primavera), meno per le religioni ben strutturate (per loro credo sia più simile ad una mulattiera).

Detto questo posso aggiungere che mi piacciono comunità come le Piagge o Libera, figure come Don Gallo, Panikkar, Etty Hillesum, Rūmī, Bonhoeffer per esempio, ma sono molti i maestri che prediligo. Seguo con entusiasmo gli sforzi di Mancuso per rifondare una teologia che recuperi secoli d’immobilismo della chiesa. Politicamente, più che di sinistra mi definirei antifascista. Non mi definisco cristiano, ma “me la faccio con tutti”, come diceva una persona che mi criticava, ed è vero e mi fece piacere che me lo disse. La cosa che alle volte mi meraviglia è che anche le persone stanno bene con me. Non litighiamo e preferisco guardare senza giudicare, se riesco. Non sono un capo che conduce (e quando l’ho fatto è stato un disastro o simile), penso di essere più affine ad un “facilitatore” che aiuta aiutandosi, ma non indico strade o mete. Non mi prendo carico degli altri anche perché non ho niente da promettere, perché niente mi appartiene. Non ho verità o certezze, pavento chi ne ha molte.

Sono lieto adesso che ci conosciamo meglio.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
“Zefiro” nella Primavera del Botticelli.
"Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei." (Don Andrea Gallo)
15/10/2016: Anno 2016 - Numero 27  File Pdf
Pubblicato il 14/10/2016
TERZA PARTE – NATO e TTIP.
TERZA PARTE – NATO e TTIP.
Care amiche e cari amici, con questo numero si conclude la trilogia sulla Nato. Adesso ci occupiamo del Trattato TTIP (Trattato Transatlantico di liberalizzazione del Commercio Usa - Europa) che è ancora in elaborazione (quindi non esiste al momento un testo definitivo) che è detto comunemente anche la ”Nato Economica”, nel senso del supposto tentativo da parte degli Stati Uniti di condizionare l’Europa in termini di economia e scelte di sviluppo. Vediamo cosa prevedrebbe il trattato. I Parlamenti non potrebbero più fare leggi severe per elevare gli standard sanitari, ambientali e sociali dei prodotti, perché ciò violerebbe la libera circolazione delle merci tra Usa ed Europa. Dovrebbero quindi limitarsi a tutelare uno standard minimo e non andare oltre. Questo varrebbe, anche se fossero leggi uguali per tutti, valide per prodotti stranieri e nazionali, quindi leggi che non violano la libera concorrenza né che possano definire protezioniste o nazionaliste. Infine chi producesse un prodotto di origine garantita, volutamente sopra gli standard minimi, non potrebbe farne un marchio di qualità (dop, doc …), né indicarlo in etichetta, perché limiterebbe il “diritto” dei prodotti di minor qualità a penetrare nel mercato (logica della qualità tutta al ribasso). Altro aspetto: se uno Stato volesse mantenere totalmente pubblico qualche servizio, come la sanità, la scuola, l'acqua, ecc., potrebbe essere legalmente costretto a metterlo a bando, e quindi eventualmente a privatizzarlo, ove ci fosse almeno un privato che si dichiarasse desideroso di gestirlo e di entrare in quel mercato. Le controversie legali ed economiche sarebbero definite di fronte ad un Tribunale privato, non pubblico, e sarebbe costretto ad annullare quelle Leggi che rilustrassero “troppo” ecologiche o “troppo” sociali, ecc. anche se votate dai Parlamenti. In sunto TTIP potrebbe essere come un restringimento della democrazia per gli stati aderenti, e potrebbe danneggiare, tra l'altro, la nostra economia nazionale fatta di prodotti tipici e di qualità, regalandoci però in cambio il privilegio di acquistare a basso prezzo prodotti con una presenza di OGM, ormoni o sostanze di origine chimica non approvati dal nostro ordinamento legislativo, ma regolarmente consentiti oltre oceano. I nostri attuali standard di qualità e di controllo sugli alimenti sarebbero pertanto facilmente aggirati con un possibile danno per la salute pubblica. In queste rubriche ho accennato in modo generico e non completo alla rappresentazione in termini politici ed economici del mondo che stiamo vivendo. Il liberismo in economia e l’egemonia militare in politica sono elementi che con altri contraddistinguono un’epoca che secondo me ha prospettive incerte e non chiare, dove la necessità di un ripensamento globale è indispensabile per mantenere una pace tra le nazioni, e nei cuori delle persone. Se vedo un mondo abitato solo da nemici, questo denuncia innanzi tutto la presenza del nemico nel mio cuore. La domanda è: “Di chi sono nemico? Perché?” Ultime Novità 28 agosto 2016: Oggi il Vice Cancelliere e ministro dell'Economia tedesco, Sigmar Gabriel ha detto. “Ritengo che i negoziati con gli Stati Uniti siano de facto falliti, anche se nessuno lo vuole ammettere veramente”, rilevando che in 14 round di colloqui le parti non hanno trovato intesa su un solo capitolo dei 27 sul tavolo. "I negoziati con gli Usa sono falliti perché noi europei non vogliamo assoggettarci alle richieste americane", ha affermato Gabriel. See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/TTIP-germania-europa-usa-Berlino-di-fatto-negoziato-fallito-trattato-sul-libero-scambio-afd79c83-2b37-45d2-82d7-2eb0cc4f402a.html La battaglia però prosegue con il CETA che è il TTIP del Canada. E in questo caso gli USA passerebbero dal Canada e tutto si riproporrebbe… Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

con questo numero si conclude la trilogia sulla Nato. Adesso ci occupiamo del Trattato TTIP (Trattato Transatlantico di liberalizzazione del Commercio Usa - Europa) che è ancora in elaborazione (quindi non esiste al momento un testo definitivo) che è detto comunemente anche la ”Nato Economica”, nel senso del supposto tentativo da parte degli Stati Uniti di condizionare l’Europa in termini di economia e scelte di sviluppo.

Vediamo cosa prevedrebbe il trattato. I Parlamenti non potrebbero più fare leggi severe per elevare gli standard sanitari, ambientali e sociali dei prodotti, perché ciò violerebbe la libera circolazione delle merci tra Usa ed Europa. Dovrebbero quindi limitarsi a tutelare uno standard minimo e non andare oltre. Questo varrebbe, anche se fossero leggi uguali per tutti, valide per prodotti stranieri e nazionali, quindi leggi che non violano la libera concorrenza né che possano definire protezioniste o nazionaliste. Infine chi producesse un prodotto di origine garantita, volutamente sopra gli standard minimi, non potrebbe farne un marchio di qualità (dop, doc …), né indicarlo in etichetta, perché limiterebbe il “diritto” dei prodotti di minor qualità a penetrare nel mercato (logica della qualità tutta al ribasso). Altro aspetto: se uno Stato volesse mantenere totalmente pubblico qualche servizio, come la sanità, la scuola, l'acqua, ecc., potrebbe essere legalmente costretto a metterlo a bando, e quindi eventualmente a privatizzarlo, ove ci fosse almeno un privato che si dichiarasse desideroso di gestirlo e di entrare in quel mercato. Le controversie legali ed economiche sarebbero definite di fronte ad un Tribunale privato, non pubblico, e sarebbe costretto ad annullare quelle Leggi che rilustrassero “troppo” ecologiche o “troppo” sociali, ecc. anche se votate dai Parlamenti. In sunto TTIP potrebbe essere come un restringimento della democrazia per gli stati aderenti, e potrebbe danneggiare, tra l'altro, la nostra economia nazionale fatta di prodotti tipici e di qualità, regalandoci però in cambio il privilegio di acquistare a basso prezzo prodotti con una presenza di OGM, ormoni o sostanze di origine chimica non approvati dal nostro ordinamento legislativo, ma regolarmente consentiti oltre oceano. I nostri attuali standard di qualità e di controllo sugli alimenti sarebbero pertanto facilmente aggirati con un possibile danno per la salute pubblica.

In queste rubriche ho accennato in modo generico e non completo alla rappresentazione in termini politici ed economici del mondo che stiamo vivendo. Il liberismo in economia e l’egemonia militare in politica sono elementi che con altri contraddistinguono un’epoca che secondo me ha prospettive incerte e non chiare, dove la necessità di un ripensamento globale è indispensabile per mantenere una pace tra le nazioni, e nei cuori delle persone.

Se vedo un mondo abitato solo da nemici, questo denuncia innanzi tutto la presenza del nemico nel mio cuore. La domanda è: “Di chi sono nemico? Perché?”

Ultime Novità

28 agosto 2016: Oggi il Vice Cancelliere e ministro dell'Economia tedesco, Sigmar Gabriel ha detto. “Ritengo che i negoziati con gli Stati Uniti siano de facto falliti, anche se nessuno lo vuole ammettere veramente”, rilevando che in 14 round di colloqui le parti non hanno trovato intesa su un solo capitolo dei 27 sul tavolo. "I negoziati con gli Usa sono falliti perché noi europei non vogliamo assoggettarci alle richieste americane", ha affermato Gabriel.

See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/TTIP-germania-europa-usa-Berlino-di-fatto-negoziato-fallito-trattato-sul-libero-scambio-afd79c83-2b37-45d2-82d7-2eb0cc4f402a.html

La battaglia però prosegue con il CETA che è il TTIP del Canada. E in questo caso gli USA passerebbero dal Canada e tutto si riproporrebbe…

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
TERZA PARTE – NATO e TTIP.
"Neoliberismo: Libere volpi insieme a libere galline." (Serge Latouche)
15/10/2016: Anno 2016 - Numero 26  File Pdf
Pubblicato il 09/10/2016
SECONDA PARTE – NATO e guerra mondiale.
SECONDA PARTE – NATO e guerra mondiale.
Care amiche e cari amici, eccoci al secondo capitolo, dei tre annunciati, dove parlerò di quello che anche Papa Francesco ha definito il cammino verso la terza guerra mondiale, eventualità possibile adesso, se non già iniziata, in forma sporadica e frammentata in alcuni luoghi del pianeta. Un aspetto inquietante e con sviluppi di non legalità è che nelle Basi Nato in Italia, vi sono bombe nucleari statunitensi e piloti italiani sono addestrati al loro uso. L’Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato. Venti ordigni americani sono presenti nella base bresciana di Ghedi, e i caccia della nostra Aeronautica li possono utilizzare in ogni momento. Altri 50 sono presenti nei bunker Usa di Aviano. Una presenza che costa cara in termini di sicurezza e anche economici, con rischi e spese e accordi tenuti segreti. Una ricerca della Fas, Federation of American Scientists, documenta come l'Italia custodisca il numero più alto di armi nucleari statunitensi schierate in Europa: 70 ordigni su un totale di 180. Ufficialmente, questo arsenale in Italia non esiste: né il governo di Washington né quello di Roma hanno mai ammesso la loro presenza. Indagini satellitari della base dell'Aeronautica militare di Ghedi Torre, in provincia di Brescia, rilevano presenze di strutture dedicate allo scopo del loro alloggiamento e mantenimento con personale specializzato statunitense. Gli Stati Uniti hanno deliberato di spendere circa 1.000 miliardi di dollari nei prossimi trenta anni per ammodernamenti del loro arsenale nucleare. Il primo passo sono le nuove testate B61-12 (nella foto) che sostituiranno le vecchie B61 residenti anche in Italia e che confermeranno l’Italia come obiettivo militare sensibile. Queste nuove armi essendo meno potenti delle ingestibili e troppo devastanti bombe atomiche tradizionali hanno la possibilità di essere impiegate in scenari limitati di guerra per distruggere siti sotterranei di comando strategico del nemico. Questo è della massima pericolosità poiché farebbe cadere il tabù del non utilizzo, che è sorto dopo i massacri della seconda guerra mondiale in Giappone, proponendo questi ordigni come disponibili all’uso in un conflitto come qualsiasi altro sistema d’arma tradizionale. La Russia è un obiettivo non dichiarato ma evidente delle manovre militari e da entrambe le parti si stanno assistendo a una nuova corsa agli armamenti, dove lo scenario presumibile del conflitto sarebbe proprio l’Europa. Sempre nella logica pacifica di denuncia preventiva per conflitti armati mi sento di diffondere simili notizie, non mi sembra siamo divulgate dai mezzi tradizionali d’informazione. La strada per la Pace che abbiamo davanti è difficile e apparentemente sempre più impervia, e questo è indice della maggiore consapevolezza che abbiamo in noi del problema, non della maggiore pericolosità della situazione, che è identica a quella precedente alla nostra presa di coscienza. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

eccoci al secondo capitolo, dei tre annunciati, dove parlerò di quello che anche Papa Francesco ha definito il cammino verso la terza guerra mondiale, eventualità possibile adesso, se non già iniziata, in forma sporadica e frammentata in alcuni luoghi del pianeta.

Un aspetto inquietante e con sviluppi di non legalità è che nelle Basi Nato in Italia, vi sono bombe nucleari statunitensi e piloti italiani sono addestrati al loro uso. L’Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato.

Venti ordigni americani sono presenti nella base bresciana di Ghedi, e i caccia della nostra Aeronautica li possono utilizzare in ogni momento. Altri 50 sono presenti nei bunker Usa di Aviano. Una presenza che costa cara in termini di sicurezza e anche economici, con rischi e spese e accordi tenuti segreti.

Una ricerca della Fas, Federation of American Scientists, documenta come l'Italia custodisca il numero più alto di armi nucleari statunitensi schierate in Europa: 70 ordigni su un totale di 180.

Ufficialmente, questo arsenale in Italia non esiste: né il governo di Washington né quello di Roma hanno mai ammesso la loro presenza. Indagini satellitari della base dell'Aeronautica militare di Ghedi Torre, in provincia di Brescia, rilevano presenze di strutture dedicate allo scopo del loro alloggiamento e mantenimento con personale specializzato statunitense.

Gli Stati Uniti hanno deliberato di spendere circa 1.000 miliardi di dollari nei prossimi trenta anni per ammodernamenti del loro arsenale nucleare. Il primo passo sono le nuove testate B61-12 (nella foto) che sostituiranno le vecchie B61 residenti anche in Italia e che confermeranno l’Italia come obiettivo militare sensibile. Queste nuove armi essendo meno potenti delle ingestibili e troppo devastanti bombe atomiche tradizionali hanno la possibilità di essere impiegate in scenari limitati di guerra per distruggere siti sotterranei di comando strategico del nemico. Questo è della massima pericolosità poiché farebbe cadere il tabù del non utilizzo, che è sorto dopo i massacri della seconda guerra mondiale in Giappone, proponendo questi ordigni come disponibili all’uso in un conflitto come qualsiasi altro sistema d’arma tradizionale. La Russia è un obiettivo non dichiarato ma evidente delle manovre militari e da entrambe le parti si stanno assistendo a una nuova corsa agli armamenti, dove lo scenario presumibile del conflitto sarebbe proprio l’Europa.

Sempre nella logica pacifica di denuncia preventiva per conflitti armati mi sento di diffondere simili notizie, non mi sembra siamo divulgate dai mezzi tradizionali d’informazione. La strada per la Pace che abbiamo davanti è difficile e apparentemente sempre più impervia, e questo è indice della maggiore consapevolezza che abbiamo in noi del problema, non della maggiore pericolosità della situazione, che è identica a quella precedente alla nostra presa di coscienza.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
SECONDA PARTE – NATO e guerra mondiale.
"Se puoi trovare un percorso senza ostacoli, probabilmente non ti porta da nessuna parte." (Frank A. Clark, "Frasi")
01/10/2016: Anno 2016 - Numero 25  File Pdf
Pubblicato il 30/09/2016
Care amiche e cari amici, con questo numero di Zefiro inizia una trilogia di riflessioni sulla NATO in Italia e in Europa. Scrivo non per fare politica ma per approfondire la situazione attuale, non spesso riportata dai media istituzionali, dal punto di vista militare ed economica. La Nato è una realtà presente sul nostro territorio nazionale e in tutta l’Europa che si è molto ampliata dalla fondazione con l’ingresso di nuovi paesi (dai 13 paesi del 1989 si è passati ai 26 paesi attuai, molti dell’ex blocco sovietico e con 4 nuovi stati previsti nei prossimi anni). Lo scopo di questi modestissimi scritti è focalizzare meglio quelli che possono essere i pericoli per la pace legati all’espansionismo militare intrapreso, appunto dalla NATO, come strumento di dominio e di imposizione di scelte unilaterali. La più alta carica militare della Nato, quella di Comandante supremo alleato in Europa, spetta a un generale statunitense nominato dal presidente degli Stati Uniti e anche gli altri comandi chiave, della Nato sono affidati ad alti ufficiali statunitensi. L’appartenenza alla Nato rafforza quindi la sudditanza dell’Italia e dell’Europa a uno stato non territoriale, esemplificata dalla rete di basi militari Usa/Nato sul territorio (in Italia ce ne sono 120 dichiarate che hanno trasformato il nostro paese in una sorta di portaerei statunitense nel Mediterraneo). Una base Nato è essenzialmente una località circondata da segreto, può quindi nascondere segreti. Ciò che esiste al suo interno, uomini e materiali, è difficile da conoscere nel dettaglio. Una base si configura come un'isola all'interno del territorio nazionale, una porzione di superficie alla quale non si può avere libero accesso (cosa che sarebbe legittimo concedere, se non altro, alle Autorità preposte) e che, nel frattempo, alla pari delle sedi diplomatiche (ma queste ultime avendone pieno diritto) ha prerogative di extraterritorialità. Può capitare che armi bandite nell'ambito dello Stato ospite (ad esempio le mine antiuomo), siano invece conservate nei depositi di armi delle basi Nato. Nel nostro paese, infatti, è stato stabilito che tali armi fossero distrutte, ma in queste basi ne continuano a rimanere conservati grandissimi quantitativi. Stessa cosa per le armi atomiche e in questo caso piloti italiani sono addestrati al loro uso. L’Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro il giorno (secondo i dati ufficiali della stessa Nato), in realtà la cifra è molto superiore, l’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace quantifica in 72 milioni di euro il giorno. Secondo gli impegni assunti dal governo nell’ambito dell’alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata a oltre 100 milioni di euro il giorno. È un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, quali sanità, istruzione, lavoro … per un’alleanza la cui strategia non è solo difensiva, come proclamato, ma può divenire molto offensiva, come si evince dalla tipologia di armi stoccate. La Nato storicamente è certamente stata un presidio di libertà all'interno di una relazione dialettica con il blocco sovietico e in questo ha avuto un ruolo importante di equilibrio e di stabilizzazione politica, ma da una decina di anni (e comunque dopo la caduta del Patto di Varsavia) la sua funzione si è orientata verso l’espansionismo e la dominazione militare e strategica. Mi viene naturale pensare che un simile dispiego di forze e di risorse economiche non possa portare a una situazione di pacifica convivenza: la pace non si fa preparando strumenti di guerra e in questo contesto la probabile futura location per la terza guerra mondiale potrebbe essere proprio l’Europa, quindi l’Italia … Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

con questo numero di Zefiro inizia una trilogia di riflessioni sulla NATO in Italia e in Europa. Scrivo non per fare politica ma per approfondire la situazione attuale, non spesso riportata dai media istituzionali, dal punto di vista militare ed economica. La Nato è una realtà presente sul nostro territorio nazionale e in tutta l’Europa che si è molto ampliata dalla fondazione con l’ingresso di nuovi paesi (dai 13 paesi del 1989 si è passati ai 26 paesi attuai, molti dell’ex blocco sovietico e con 4 nuovi stati previsti nei prossimi anni). Lo scopo di questi modestissimi scritti è focalizzare meglio quelli che possono essere i pericoli per la pace legati all’espansionismo militare intrapreso, appunto dalla NATO, come strumento di dominio e di imposizione di scelte unilaterali.

La più alta carica militare della Nato, quella di Comandante supremo alleato in Europa, spetta a un generale statunitense nominato dal presidente degli Stati Uniti e anche gli altri comandi chiave, della Nato sono affidati ad alti ufficiali statunitensi. L’appartenenza alla Nato rafforza quindi la sudditanza dell’Italia e dell’Europa a uno stato non territoriale, esemplificata dalla rete di basi militari Usa/Nato sul territorio (in Italia ce ne sono 120 dichiarate che hanno trasformato il nostro paese in una sorta di portaerei statunitense nel Mediterraneo).

Una base Nato è essenzialmente una località circondata da segreto, può quindi nascondere segreti. Ciò che esiste al suo interno, uomini e materiali, è difficile da conoscere nel dettaglio. Una base si configura come un'isola all'interno del territorio nazionale, una porzione di superficie alla quale non si può avere libero accesso (cosa che sarebbe legittimo concedere, se non altro, alle Autorità preposte) e che, nel frattempo, alla pari delle sedi diplomatiche (ma queste ultime avendone pieno diritto) ha prerogative di extraterritorialità.

Può capitare che armi bandite nell'ambito dello Stato ospite (ad esempio le mine antiuomo), siano invece conservate nei depositi di armi delle basi Nato. Nel nostro paese, infatti, è stato stabilito che tali armi fossero distrutte, ma in queste basi ne continuano a rimanere conservati grandissimi quantitativi. Stessa cosa per le armi atomiche e in questo caso piloti italiani sono addestrati al loro uso.

L’Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro il giorno (secondo i dati ufficiali della stessa Nato), in realtà la cifra è molto superiore, l’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace quantifica in 72 milioni di euro il giorno.

Secondo gli impegni assunti dal governo nell’ambito dell’alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata a oltre 100 milioni di euro il giorno. È un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, quali sanità, istruzione, lavoro … per un’alleanza la cui strategia non è solo difensiva, come proclamato, ma può divenire molto offensiva, come si evince dalla tipologia di armi stoccate.

La Nato storicamente è certamente stata un presidio di libertà all'interno di una relazione dialettica con il blocco sovietico e in questo ha avuto un ruolo importante di equilibrio e di stabilizzazione politica, ma da una decina di anni (e comunque dopo la caduta del Patto di Varsavia) la sua funzione si è orientata verso l’espansionismo e la dominazione militare e strategica.

Mi viene naturale pensare che un simile dispiego di forze e di risorse economiche non possa portare a una situazione di pacifica convivenza: la pace non si fa preparando strumenti di guerra e in questo contesto la probabile futura location per la terza guerra mondiale potrebbe essere proprio l’Europa, quindi l’Italia …

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
"Bisogna cominciare dall'inizio e l'inizio di tutto è il coraggio." (V. Jankelevitch)
Pagina:
Tutte le immagini utilizzate negli articoli hanno il copyright scaduto o sono state distribuite liberamente in internet dagli autori (quando appurabile) o sono state prelevate e utilizzate nei limiti previsti dalla legge per le porzioni di opere a fine di commento/critica senza fine di lucro. Se un'immagine risultasse di vostra proprietà e voleste rimuoverla: contattatemi, dimostratemene la paternità e io la rimuoverò.
Comunità di Meditazione Interreligiosa Fiorentina
Email: cmif@altervista.org
Sito web: cmif.altervista.org
Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
Powered by Yii Framework.
Secured with Rights version 1.3.0.