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Radio Voce della Speranza

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso
Redazione: Marco Lazzeri
Telefono: 335.6415395
Pagina:
05/04/2014: Anno 2014 - Numero 13  File Pdf
Pubblicato il 04/04/2014
Peppino Impastato.
Peppino Impastato.
Care amiche e amici, era nato in una famiglia mafiosa siciliana, ancora ragazzo Peppino rompe con il padre, che lo caccia di casa a causa della scelta del ragazzo contro la mafia e la denuncia delle attività criminali. Peppino fonda “Radio Aut” con cui contesta i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e nella trasmissione Onda Pazza sbeffeggiava i mafiosi e i trafficanti internazionali di droga. Assassinato in un attentato di matrice mafiosa il 9 maggio 1976 durante la campagna elettorale dove era candidato nella sinistra extraparlamentare. Peppino è come un’icona per me, un personaggio tra tantissimi che a vario titolo e con diversi intendimenti lavorano e ci mettono del proprio, in prima persona, senza tornaconti personali, protesi nel servizio e nell’aiuto. Li muove un anelito interiore, che proviene da una profondità della coscienza e che si vuole manifestare, che emerge da un immenso interiore, che va nel mondo con una voce alta, con un canto di speranza, alle volte con un grido di dolore. Desidero dedicare questo numero a tutte le persone che s'impegnano per gli altri, per l’etica, per insegnare sentieri di pace, per l’aiuto del prossimo, per la denuncia dell’ingiustizia, per l’emancipazione degli oppressi, per la vicinanza ai perdenti, per i malati, per i detenuti, per gli afflitti, per chi non ha speranza. Per tutta una umanità che geme sotto l’offesa dei forti e sotto il dolore dato dall’indifferenza. Sfogliando questo notiziario riconosco una sequenza ininterrotta di persone e associazioni che si impegnano a vario titolo e con differenti intenti e sono solo una piccola parte di un mondo vasto e presente, attivo e vigile. C’è in tutti una propensione verso gli altri, un tendere ad un mondo migliore, un richiamo per un risveglio delle coscienze, un’offerta per la scoperta di un convivere basato su valori di fraternità e principi morali. Peppino mi guarda e mi chiama con un sguardo di incitamento e mi indica con il dito, indica ognuno, perché c’è bisogno di ciascuna donna e uomo. C’è bisogno. E non è necessario fare solo cose grandi o che danno visibilità od onore, non servono eroi, servono persone aperte, che si sentano disponibili dentro di loro, che vedono nell’altro la loro opportunità e nel servizio il loro premio. E’ così penso che la vita prende senso, forma e sostanza e si ricolma di bene. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

era nato in una famiglia mafiosa siciliana, ancora ragazzo Peppino rompe con il padre, che lo caccia di casa a causa della scelta del ragazzo contro la mafia e la denuncia delle attività criminali. Peppino fonda “Radio Aut” con cui contesta i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e nella trasmissione Onda Pazza sbeffeggiava i mafiosi e i trafficanti internazionali di droga. Assassinato in un attentato di matrice mafiosa il 9 maggio 1976 durante la campagna elettorale dove era candidato nella sinistra extraparlamentare.

Peppino è come un’icona per me, un personaggio tra tantissimi che a vario titolo e con diversi intendimenti lavorano e ci mettono del proprio, in prima persona, senza tornaconti personali, protesi nel servizio e nell’aiuto. Li muove un anelito interiore, che proviene da una profondità della coscienza e che si vuole manifestare, che emerge da un immenso interiore, che va nel mondo con una voce alta, con un canto di speranza, alle volte con un grido di dolore.

Desidero dedicare questo numero a tutte le persone che s'impegnano per gli altri, per l’etica, per insegnare sentieri di pace, per l’aiuto del prossimo, per la denuncia dell’ingiustizia, per l’emancipazione degli oppressi, per la vicinanza ai perdenti, per i malati, per i detenuti, per gli afflitti, per chi non ha speranza. Per tutta una umanità che geme sotto l’offesa dei forti e sotto il dolore dato dall’indifferenza. Sfogliando questo notiziario riconosco una sequenza ininterrotta di persone e associazioni che si impegnano a vario titolo e con differenti intenti e sono solo una piccola parte di un mondo vasto e presente, attivo e vigile. C’è in tutti una propensione verso gli altri, un tendere ad un mondo migliore, un richiamo per un risveglio delle coscienze, un’offerta per la scoperta di un convivere basato su valori di fraternità e principi morali. Peppino mi guarda e mi chiama con un sguardo di incitamento e mi indica con il dito, indica ognuno, perché c’è bisogno di ciascuna donna e uomo. C’è bisogno. E non è necessario fare solo cose grandi o che danno visibilità od onore, non servono eroi, servono persone aperte, che si sentano disponibili dentro di loro, che vedono nell’altro la loro opportunità e nel servizio il loro premio. E’ così penso che la vita prende senso, forma e sostanza e si ricolma di bene.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Peppino Impastato.
"Che una vita colma di bene sia sempre nell'aria che respiri. Che il bene che ti avvolge cresca col vento del mattino." ("Augurio Cheyenne")
29/03/2014: Anno 2014 - Numero 12  File Pdf
Pubblicato il 28/03/2014
Località Campocatino (Garfagnana - Lucca).
Località Campocatino (Garfagnana - Lucca).
Care amiche e amici, dopo il numero della scorsa settimana, sicuramente un po’ problematico, ho scelto un’immagine amena e riposante di montagna con una bella valle fiorita e abeti, per rilassarci e tirare il fiato. Ho ricevuto diverse mail e telefonate di amici che hanno voluto condividere il loro punto vista e che ringrazio di cuore per l’affetto e la partecipazione. Alcuni si dicevano d’accordo e si complimentavano altri mi dicevano che la situazione non è così drammatica o che molto di nuovo sta crescendo e che si sta anche sviluppando una presa di coscienza nuova tra le persone la quale contribuisce a una dinamica positiva e a una ricerca verso una nuova etica del vivere e soprattutto del convivere. Tutto questo è certamente vero e lo penso anch’io, lo vedo come voi, per fortuna. La mia riflessione non era rivolta certo ai lettori dello Zefiro che siete tutte persone in una ricerca avanzata e consapevole e non era nemmeno un momento di pessimismo cosmico verso un fosco futuro del mondo. Intorno a noi sono molte cose belle e altre meno, di cui secondo me è bene comunque avere una visione chiara e realista Proprio con questa premessa penso che possiamo contribuire a portare il cambiamento e il miglioramento. In un prato fiorito ci sono molti esseri viventi che formano tutti insieme un’immagine bellissima e di serenità. Questo non vuole dire però che in mezzo al prato non ci siano tensioni, lotte o competizioni. Ogni essere ha i suoi bisogni, di essere illuminato dal sole, di avere l’acqua necessaria e difendersi anche da altri esseri che possono soffocare quelli vicini. Più si va verso forme di vita complesse (evolute, direbbe qualcuno) più le cose si complicano, fino ad arrivare agli umani che hanno un’enormità di aspetti con pulsioni, aspirazioni, sogni, illusioni, brame e fantasie che portano alle volte verso propositi insani che possono causare il male dell’altro, mentre altre volte raggiungono vette altissime e orizzonti luminosi. E’ la vita, bellissima e allo stesso tempo problematica, con le sue dinamiche e le sue regole che è bene conoscere. E’ stato detto, infatti, “Siate puri come colombe e astuti come serpenti”. Sono riconoscente a tutti per l’aiuto che mi date. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

dopo il numero della scorsa settimana, sicuramente un po’ problematico, ho scelto un’immagine amena e riposante di montagna con una bella valle fiorita e abeti, per rilassarci e tirare il fiato.

Ho ricevuto diverse mail e telefonate di amici che hanno voluto condividere il loro punto vista e che ringrazio di cuore per l’affetto e la partecipazione. Alcuni si dicevano d’accordo e si complimentavano altri mi dicevano che la situazione non è così drammatica o che molto di nuovo sta crescendo e che si sta anche sviluppando una presa di coscienza nuova tra le persone la quale contribuisce a una dinamica positiva e a una ricerca verso una nuova etica del vivere e soprattutto del convivere. Tutto questo è certamente vero e lo penso anch’io, lo vedo come voi, per fortuna. La mia riflessione non era rivolta certo ai lettori dello Zefiro che siete tutte persone in una ricerca avanzata e consapevole e non era nemmeno un momento di pessimismo cosmico verso un fosco futuro del mondo. Intorno a noi sono molte cose belle e altre meno, di cui secondo me è bene comunque avere una visione chiara e realista Proprio con questa premessa penso che possiamo contribuire a portare il cambiamento e il miglioramento. In un prato fiorito ci sono molti esseri viventi che formano tutti insieme un’immagine bellissima e di serenità. Questo non vuole dire però che in mezzo al prato non ci siano tensioni, lotte o competizioni. Ogni essere ha i suoi bisogni, di essere illuminato dal sole, di avere l’acqua necessaria e difendersi anche da altri esseri che possono soffocare quelli vicini. Più si va verso forme di vita complesse (evolute, direbbe qualcuno) più le cose si complicano, fino ad arrivare agli umani che hanno un’enormità di aspetti con pulsioni, aspirazioni, sogni, illusioni, brame e fantasie che portano alle volte verso propositi insani che possono causare il male dell’altro, mentre altre volte raggiungono vette altissime e orizzonti luminosi. E’ la vita, bellissima e allo stesso tempo problematica, con le sue dinamiche e le sue regole che è bene conoscere. E’ stato detto, infatti, “Siate puri come colombe e astuti come serpenti”. Sono riconoscente a tutti per l’aiuto che mi date.

Grazie a tutti.

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Località Campocatino (Garfagnana - Lucca).
"Per essere felici ci vuole coraggio." (Karen Blixen)
22/03/2014: Anno 2014 - Numero 11  File Pdf
Pubblicato il 21/03/2014
Labirinto.
Labirinto.
Care amiche e amici, tra poco ci sarà la Festa e sarà un evento. "Etica in Festa". Ce n’è bisogno, sarà un dialogo a più voci, tante persone che si incontrano per confrontarsi per rileggere il tema insieme. E qui dico io per ricostruire, per tentare di ricominciare, di ritrovare un lessico. Dico io, che questo e quello che si è perso, che non è più come una volta. Non sono vecchio, ancora, ma me lo ricordo diverso, è vero che il mondo non è mai stato proprio un giardino di rose, ma “una volta” era diverso. Adesso non c’è più etica? - chiederete voi. Sì, ma non solo. Adesso non ho più il coraggio del futuro. Mi fa paura. Per la prima volta so che il domani sarà peggiore di oggi, non so cosa mi riserverà ma so che lo potrò controllare sempre meno, sempre peggio che sarò ostaggio di una tecnica di cui non conosco minimamente le potenzialità e realtà di sviluppo attuale a causa di una evoluzione negli ultimi cinquanta anni che ha superato la più fervida fantasia, e non so dove porterà e nessuno lo sa perché non c’è un progetto e non c’è perché la ricerca non ha progettualità ma è il supporto alla competizione e al predominio. La politica non è più l’arte di gestire la Polis e il mondo, la filosofia è roba stantia e inutile e non indaga più l’essere, la spiritualità è un fatto personale, se ci credi …, non c’è un piano, una progettualità una visione, l’arte del governo è succube dell’economia e di quello che è diventato il suo motore, la finanza, e tutto questo dipende infine dalla tecnica – nuova divinità capace di controllo sulle genti che sono oramai sempre più incapaci di opporsi anzi ci ripongono addirittura speranza. Mi viene in mente quella canzone di Vecchioni dove parla dei “Signori del dolore”. Non si ricerca con un fine e senza fine non può esserci etica, ma si ricerca di tutto, indistintamente e quello che viene trovato o scoperto nei laboratori viene considerato, dopo e solo dopo (!), per l’utilità che può avere. E spesso quanto trovato – in biologia, fisica delle particelle, neuroscienze, nanotecnologie, chimica fine, ecc - supera in potenzialità quello che prima non pensavamo nemmeno potesse esistere e per questa impreparazione, per questa incompetenza e inesperienza non riusciamo a gestire le scoperte e ne diventiamo ostaggio, ne siamo solo prigionieri. Piccoli apprendisti stregoni che muovono forze che sfuggono di mano e cominciano a muoversi in modo autonomo e a dominare quegli umani che credevano di averle create. Un mondo senza Dio perché l’uomo adesso si crede tale, i padroni del mondo credono di averne preso il posto e di non averne più bisogno, che non serve più, anzi alle volte intralcia perfino il cammino. Ma il cammino verso dove ? ma non si sa, dai!! … l’importante è andare avanti con lo sviluppo, no? correre, correre, perché chi si ferma potrebbe domandare ... Si è perso il concetto di limite, forse senza nemmeno accorgercene siamo caduti in un delirio di onnipotenza, convinzione di farcela da soli a rimodellare il mondo le sue leggi e di superare i suoi confini, non più apparentemente così inviolabili. Tutto quello che si può fare con la tecnica lo si fa, perché non si dovrebbe? L’etica? Ma dai, sei rimasto indietro! Guarda avanti! Senza intralci, senza legacci o confini e non si vuol nessuno in mezzo ad impedire o anche solo a domandare. Credete sia matto? In questo mondo penso che ci siamo dentro tutti, ma senza farsi dallo scoramento, anzi la speranza nel cuore e il sorriso sulle labbra saranno le risorse migliori da mettere in campo, Giacomo evidentemente già lo sapeva! Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

tra poco ci sarà la Festa e sarà un evento. "Etica in Festa". Ce n’è bisogno, sarà un dialogo a più voci, tante persone che si incontrano per confrontarsi per rileggere il tema insieme.

E qui dico io per ricostruire, per tentare di ricominciare, di ritrovare un lessico. Dico io, che questo e quello che si è perso, che non è più come una volta. Non sono vecchio, ancora, ma me lo ricordo diverso, è vero che il mondo non è mai stato proprio un giardino di rose, ma “una volta” era diverso. Adesso non c’è più etica? - chiederete voi. Sì, ma non solo. Adesso non ho più il coraggio del futuro. Mi fa paura. Per la prima volta so che il domani sarà peggiore di oggi, non so cosa mi riserverà ma so che lo potrò controllare sempre meno, sempre peggio che sarò ostaggio di una tecnica di cui non conosco minimamente le potenzialità e realtà di sviluppo attuale a causa di una evoluzione negli ultimi cinquanta anni che ha superato la più fervida fantasia, e non so dove porterà e nessuno lo sa perché non c’è un progetto e non c’è perché la ricerca non ha progettualità ma è il supporto alla competizione e al predominio. La politica non è più l’arte di gestire la Polis e il mondo, la filosofia è roba stantia e inutile e non indaga più l’essere, la spiritualità è un fatto personale, se ci credi …, non c’è un piano, una progettualità una visione, l’arte del governo è succube dell’economia e di quello che è diventato il suo motore, la finanza, e tutto questo dipende infine dalla tecnica – nuova divinità capace di controllo sulle genti che sono oramai sempre più incapaci di opporsi anzi ci ripongono addirittura speranza. Mi viene in mente quella canzone di Vecchioni dove parla dei “Signori del dolore”. Non si ricerca con un fine e senza fine non può esserci etica, ma si ricerca di tutto, indistintamente e quello che viene trovato o scoperto nei laboratori viene considerato, dopo e solo dopo (!), per l’utilità che può avere. E spesso quanto trovato – in biologia, fisica delle particelle, neuroscienze, nanotecnologie, chimica fine, ecc - supera in potenzialità quello che prima non pensavamo nemmeno potesse esistere e per questa impreparazione, per questa incompetenza e inesperienza non riusciamo a gestire le scoperte e ne diventiamo ostaggio, ne siamo solo prigionieri. Piccoli apprendisti stregoni che muovono forze che sfuggono di mano e cominciano a muoversi in modo autonomo e a dominare quegli umani che credevano di averle create. Un mondo senza Dio perché l’uomo adesso si crede tale, i padroni del mondo credono di averne preso il posto e di non averne più bisogno, che non serve più, anzi alle volte intralcia perfino il cammino. Ma il cammino verso dove ? ma non si sa, dai!! … l’importante è andare avanti con lo sviluppo, no? correre, correre, perché chi si ferma potrebbe domandare ... Si è perso il concetto di limite, forse senza nemmeno accorgercene siamo caduti in un delirio di onnipotenza, convinzione di farcela da soli a rimodellare il mondo le sue leggi e di superare i suoi confini, non più apparentemente così inviolabili. Tutto quello che si può fare con la tecnica lo si fa, perché non si dovrebbe? L’etica? Ma dai, sei rimasto indietro! Guarda avanti! Senza intralci, senza legacci o confini e non si vuol nessuno in mezzo ad impedire o anche solo a domandare.

Credete sia matto? In questo mondo penso che ci siamo dentro tutti, ma senza farsi dallo scoramento, anzi la speranza nel cuore e il sorriso sulle labbra saranno le risorse migliori da mettere in campo, Giacomo evidentemente già lo sapeva!

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Labirinto.
"Chi sa ridere è padrone del mondo." (Giacomo Leopardi)
15/03/2014: Anno 2014 - Numero 10  File Pdf
Pubblicato il 14/03/2014
Rosario Tasbih musulmano.
Rosario Tasbih musulmano.
Care amiche e amici, quello che chiamiamo Rosario probabilmente lo hanno creato per primi i Buddisti (con il nome di Mala) per numerare i mantra e i devoti Vaishnava che accompagnano tuttora con questo strumento le loro orazioni a Krishna. Si ritrova anche presso i Musulmani con il nome di Tasbih che rappresenta con i suoi numerosi grani i novantanove nomi di Allah. Si racconta poi che San Francesco lo trovò durante il suo viaggio in medioriente e lo introdusse tra i cristiani con il nome appunto di Rosario, usato per poter recitare le preghiere con ordine. Mi è venuto in mente questo oggetto quando in questi giorni per vari motivi mi è successo di vivere, come a tutti capita, dei momenti difficili, tristi, di doloroso smarrimento. Provavo un forte disagio e mi veniva da desiderare che tutto questo potesse passasse subito, in un baleno, senza sentire l’amarezza che invece provavo. Ma non è così che accade, i grani del rosario passano tra le dita uno ad uno. Riflettevo che nella vita non si fanno salti ma che dobbiamo per necessità vivere ogni singolo istante per tutto quel tempo che serve affinché il sentire sia pieno. Non posso scegliere quanto tempo sarà connesso all’evento e sono quindi al di là della mia volontà che non ha potere di decidere, in una sorta di sospensione del libero arbitrio (per quanto così limitato …). Si vivono questi momenti senza sconti o scorciatoie, nel bello e nel meno bello. Il sapiente dice che “Dio conta i miei giorni” e niente viene trascurato, in un inevitabile succedersi dei grani del rosario della mia esistenza che non sempre scelgo di vivere ma che semplicemente accade, seguendo un disegno non noto. Per poter arrivare a capire, i grani del rosario devono essere scorsi tutti, singolarmente, con calma, umiltà, accettazione, pazienza e consapevolezza. Tutti, uno a uno. Nella granularità e nella specificità di vivere ciò che è mio, ciò che mi viene dato, ciò che non può non essere. Pensavo che i grani rappresentassero i giorni della vita, ma non è così, sono molto più fini, si sminuzzano in perle piccolissime, in istanti di sentimenti, di gioie e dolori, di noia o speranze che si avvicendano e che creano il mio grado di sentire, in un senso di esistere che cresce e si affina, evolve, impara. Una lunga collana di gioielli formati da sentimenti, emozioni, sussulti e angosce. Leggevo che nei momenti finali dell’esistenza la propria vita appare come un sogno e tutto si riassume in un’unica immagine che ne esprime il senso profondo che l’ha motivata e che si manifesta come un unico punto di sentire, senza il divenire dato dal tempo. Questo non accade invece per il senso di esistere, la coscienza mantiene la vastità che raccoglie tutto quanto abbiamo vissuto. Questo rosario non lo perdo, non viene smarrito. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

quello che chiamiamo Rosario probabilmente lo hanno creato per primi i Buddisti (con il nome di Mala) per numerare i mantra e i devoti Vaishnava che accompagnano tuttora con questo strumento le loro orazioni a Krishna. Si ritrova anche presso i Musulmani con il nome di Tasbih che rappresenta con i suoi numerosi grani i novantanove nomi di Allah. Si racconta poi che San Francesco lo trovò durante il suo viaggio in medioriente e lo introdusse tra i cristiani con il nome appunto di Rosario, usato per poter recitare le preghiere con ordine.

Mi è venuto in mente questo oggetto quando in questi giorni per vari motivi mi è successo di vivere, come a tutti capita, dei momenti difficili, tristi, di doloroso smarrimento. Provavo un forte disagio e mi veniva da desiderare che tutto questo potesse passasse subito, in un baleno, senza sentire l’amarezza che invece provavo. Ma non è così che accade, i grani del rosario passano tra le dita uno ad uno. Riflettevo che nella vita non si fanno salti ma che dobbiamo per necessità vivere ogni singolo istante per tutto quel tempo che serve affinché il sentire sia pieno. Non posso scegliere quanto tempo sarà connesso all’evento e sono quindi al di là della mia volontà che non ha potere di decidere, in una sorta di sospensione del libero arbitrio (per quanto così limitato …). Si vivono questi momenti senza sconti o scorciatoie, nel bello e nel meno bello. Il sapiente dice che “Dio conta i miei giorni” e niente viene trascurato, in un inevitabile succedersi dei grani del rosario della mia esistenza che non sempre scelgo di vivere ma che semplicemente accade, seguendo un disegno non noto. Per poter arrivare a capire, i grani del rosario devono essere scorsi tutti, singolarmente, con calma, umiltà, accettazione, pazienza e consapevolezza. Tutti, uno a uno. Nella granularità e nella specificità di vivere ciò che è mio, ciò che mi viene dato, ciò che non può non essere. Pensavo che i grani rappresentassero i giorni della vita, ma non è così, sono molto più fini, si sminuzzano in perle piccolissime, in istanti di sentimenti, di gioie e dolori, di noia o speranze che si avvicendano e che creano il mio grado di sentire, in un senso di esistere che cresce e si affina, evolve, impara. Una lunga collana di gioielli formati da sentimenti, emozioni, sussulti e angosce. Leggevo che nei momenti finali dell’esistenza la propria vita appare come un sogno e tutto si riassume in un’unica immagine che ne esprime il senso profondo che l’ha motivata e che si manifesta come un unico punto di sentire, senza il divenire dato dal tempo. Questo non accade invece per il senso di esistere, la coscienza mantiene la vastità che raccoglie tutto quanto abbiamo vissuto. Questo rosario non lo perdo, non viene smarrito.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Rosario Tasbih musulmano.
"La felicità non dipende da quello che ci manca, ma dal buon uso che facciamo di quello che abbiamo." (Thomas Hardy)
08/03/2014: Anno 2014 - Numero 09  File Pdf
Pubblicato il 11/03/2014
Quello che resta.
Quello che resta.
Care amiche e amici, questa settimana in occasione della Festa della Donna lascio volentieri la parola ad una donna appunto. Trovo anche importante condividere questo spazio, non certo mio, con persone che desiderano proporre temi di interesse generale. La parola dunque a Sandra: Il libro di Serena Maiorana (QUELLO CHE RESTA. Storia di Stefania Noce. Il femminicidio e i diritti delle donne nell'Italia di oggi) vuole essere omaggio e ricordo commosso di una vittima ma anche e soprattutto di una donna luminosa, coraggiosa e combattiva attraverso i ricordi, gli sguardi e le voci di chi l'ha conosciuta e amata. Un tentativo di fare il punto sulla situazione degli abusi e della discriminazione in Italia, dal punto di vista sociale e legislativo, e di raccogliere l'eredità di Stefania e delle lotte che, nella sua breve vita ferocemente spezzata troppo presto, ha portato avanti. Quello che resta di una contagiosa allegria, di una personalità brillante, di una ragazza di ventiquattro anni pervasa da una passione incondizionata per lo studio e la politica. Quello che resta di Stefania Noce, ammazzata a coltellate dal suo ex ragazzo, il 27 dicembre 2011 insieme al nonno, nella sua casa di Licodia Eubea, in provincia di Catania. Quello che resta … il desiderio di parlarne, che la parola dia nuova vita alle vittime perché non ci siano più vittime! Che la parola abbatta il divario sociale, gli stereotipi di genere e una cultura sessista tollerata e dilagante. Quello che resta … la voglia di lottare per e con le donne contro la violenza di genere, denunciando quelle forme tradizionali della cultura italiana e delle politiche sociali e familiari che lo alimentano. Un otto marzo in ricordo di Stefania e di tutte le altre perché siano innescati meccanismi virtuosi per costruire un futuro migliore, partendo dall’educazione affettiva ma non sottovalutando il punto di vista normativo. Grazie a tutti. Sandra [Leggi]
Care amiche e amici,

questa settimana in occasione della Festa della Donna lascio volentieri la parola ad una donna appunto. Trovo anche importante condividere questo spazio, non certo mio, con persone che desiderano proporre temi di interesse generale. La parola dunque a Sandra:

Il libro di Serena Maiorana (QUELLO CHE RESTA. Storia di Stefania Noce. Il femminicidio e i diritti delle donne nell'Italia di oggi) vuole essere omaggio e ricordo commosso di una vittima ma anche e soprattutto di una donna luminosa, coraggiosa e combattiva attraverso i ricordi, gli sguardi e le voci di chi l'ha conosciuta e amata. Un tentativo di fare il punto sulla situazione degli abusi e della discriminazione in Italia, dal punto di vista sociale e legislativo, e di raccogliere l'eredità di Stefania e delle lotte che, nella sua breve vita ferocemente spezzata troppo presto, ha portato avanti.

Quello che resta di una contagiosa allegria, di una personalità brillante, di una ragazza di ventiquattro anni pervasa da una passione incondizionata per lo studio e la politica.

Quello che resta di Stefania Noce, ammazzata a coltellate dal suo ex ragazzo, il 27 dicembre 2011 insieme al nonno, nella sua casa di Licodia Eubea, in provincia di Catania.

Quello che resta … il desiderio di parlarne, che la parola dia nuova vita alle vittime perché non ci siano più vittime! Che la parola abbatta il divario sociale, gli stereotipi di genere e una cultura sessista tollerata e dilagante.

Quello che resta … la voglia di lottare per e con le donne contro la violenza di genere, denunciando quelle forme tradizionali della cultura italiana e delle politiche sociali e familiari che lo alimentano.

Un otto marzo in ricordo di Stefania e di tutte le altre perché siano innescati meccanismi virtuosi per costruire un futuro migliore, partendo dall’educazione affettiva ma non sottovalutando il punto di vista normativo.

Grazie a tutti.

Sandra [Chiudi]
Quello che resta. (Foto: Rivista "NOI DONNE")
"La vita è nulla da dimostrare. È solo da sentire. È l’essenza, il profumo, il niente, il tutto, il vuoto, il pieno." (Mariavittoria Antico Gallina, "Le stanze del silenzio")
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Sito web: cmif.altervista.org
Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
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