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Radio Voce della Speranza

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso
Redazione: Marco Lazzeri
Telefono: 335.6415395
Pagina:
01/03/2014: Anno 2014 - Numero 08  File Pdf
Pubblicato il 11/03/2014
La Terra.
La Terra.
Care amiche e amici, pochi giorni fa camminando per una strada piuttosto mal messa e anche sporca di rifiuti vari ho notato un uomo nel giardino di casa sua che riordinava un’aiuola di piante. Tutto era curatissimo e molto bello. Mi sono complimentato per il bel lavoro svolto e mi sono rammaricato che la strada purtroppo non fosse così in ordine. “Che importa, mica è mia …” mi ha risposto. Ho sorriso, ma non ero della sua idea. Io sento che la mia casa è oltre la siepe, oltre la soglia di casa, oltre la grondaia del balcone. Mi piace considerare così il mondo, il pianeta nel suo insieme e prendermene cura. Mi impegno, come tante persone, nella raccolta differenziata e ora si può riciclare moltissimo – almeno qui da noi. Con un po’ di attenzione si può limitare, per una famiglia, la produzione di rifiuti non differenziati ad sacchetto alla settimana o anche meno. Personalmente sono molto sotto questa soglia. Sono cose minime e possono sembrare perfino inutili se confrontate con i disastri ambientali che contraddistinguono la nostra epoca. “Non è un Mondo per onesti questo, ma do il mio contributo affinché lo diventi!” mi diceva il mio amico Massimo. Ed è vero, lui parlava di etica, ma anche l’ambiente è etica. Raccogliere da terra una confezione abbandonata lo sento come abbellire la casa, lasciare un luogo più pulito di quanto lo abbia trovato mi fa sentire riconoscente verso la bellezza che era stata nascosta. E così anche per l’attenzione allo spreco, al bisogno smodato ed eccessivo teso a soddisfare necessità quotidiane spesso superflue. Dettagli questi che nascondono in modo nemmeno troppo dissimulato, profonde paure, fragilità e potenti stati di attaccamento. Sono tutti aspetti del medesimo problema per certi versi. Essere equilibrato ed educato fuori, è cercare un’armonia dentro, che può esistere solo nella sobrietà e nel rispetto. Per rendere il mondo davvero bello occorre amore verso l’ambiente e soprattutto amore per chi nell’ambiente ci vive e abita e che contribuisce a formarlo con la sua stessa presenza. Amore per le innumerevoli creature che sono parte del tutto e che formano un corpo unico, indivisibile, un’unica immensa vita nella sua diversità di forme che rende radioso il grande Pianeta Vivente. Parlando di qualsiasi argomento alla fine vado sempre a finire nell’intimo, direte voi. Sì, è così. A me piacciono gli spazi vasti. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

pochi giorni fa camminando per una strada piuttosto mal messa e anche sporca di rifiuti vari ho notato un uomo nel giardino di casa sua che riordinava un’aiuola di piante. Tutto era curatissimo e molto bello. Mi sono complimentato per il bel lavoro svolto e mi sono rammaricato che la strada purtroppo non fosse così in ordine. “Che importa, mica è mia …” mi ha risposto. Ho sorriso, ma non ero della sua idea. Io sento che la mia casa è oltre la siepe, oltre la soglia di casa, oltre la grondaia del balcone. Mi piace considerare così il mondo, il pianeta nel suo insieme e prendermene cura. Mi impegno, come tante persone, nella raccolta differenziata e ora si può riciclare moltissimo – almeno qui da noi. Con un po’ di attenzione si può limitare, per una famiglia, la produzione di rifiuti non differenziati ad sacchetto alla settimana o anche meno. Personalmente sono molto sotto questa soglia. Sono cose minime e possono sembrare perfino inutili se confrontate con i disastri ambientali che contraddistinguono la nostra epoca.

“Non è un Mondo per onesti questo, ma do il mio contributo affinché lo diventi!” mi diceva il mio amico Massimo. Ed è vero, lui parlava di etica, ma anche l’ambiente è etica.

Raccogliere da terra una confezione abbandonata lo sento come abbellire la casa, lasciare un luogo più pulito di quanto lo abbia trovato mi fa sentire riconoscente verso la bellezza che era stata nascosta. E così anche per l’attenzione allo spreco, al bisogno smodato ed eccessivo teso a soddisfare necessità quotidiane spesso superflue. Dettagli questi che nascondono in modo nemmeno troppo dissimulato, profonde paure, fragilità e potenti stati di attaccamento. Sono tutti aspetti del medesimo problema per certi versi. Essere equilibrato ed educato fuori, è cercare un’armonia dentro, che può esistere solo nella sobrietà e nel rispetto. Per rendere il mondo davvero bello occorre amore verso l’ambiente e soprattutto amore per chi nell’ambiente ci vive e abita e che contribuisce a formarlo con la sua stessa presenza. Amore per le innumerevoli creature che sono parte del tutto e che formano un corpo unico, indivisibile, un’unica immensa vita nella sua diversità di forme che rende radioso il grande Pianeta Vivente.

Parlando di qualsiasi argomento alla fine vado sempre a finire nell’intimo, direte voi. Sì, è così. A me piacciono gli spazi vasti.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
La Terra.
"Il consumismo ci ha indotto ad abituarci allo spreco. Ma il cibo che si butta via è come se fosse rubato ai poveri e agli affamati." (Papa Francesco)
22/02/2014: Anno 2014 - Numero 07  File Pdf
Pubblicato il 21/02/2014
Clint Eastwood sul set di “Hereafter”.
Clint Eastwood sul set di “Hereafter”.
Care amiche e amici, non so se avete avuto occasione di vedere il film “Hereafter”. A me è parso interessante, parla delle esperienze di premorte, cosiddette NDE (Near-Death Experiences), dove si verifica per un persona una perdita di coscienza con l’accertamento di morte clinica, anche per periodi di un’ora o più, e successivamente accade uno spontaneo inatteso e spesso inspiegabile risveglio e ritorno alla vita normale. In molti casi il soggetto ricorda di aver percepito una fuoriuscita dal proprio corpo (Extra body experience) e di essere stato presente, dall’alto, a tutte le fasi della sua morte apparente come tentativi di rianimazione o altro da parte di persone presenti. Sono esperienze che molte persone – sono migliaia ormai i casi che si contano - hanno vissuto e dove si hanno testimonianze limpide, a volte impressionanti e racchiudono quasi tutte degli elementi comuni quali ad esempio la sensazione di grande pace e tranquillità, l'attraversamento di un tunnel buio con in fondo una grande luce, l'incontro con altri esseri, spesso persone care decedute, la revisione «panoramica» della propria vita che scorre velocemente come un film, e poi dopo questo il ritorno alla vita ordinaria nel proprio corpo, spesso accompagnato da un sentimento di disagio e di rimpianto per la condizione di grande benessere e serenità vissuta. Dopo queste esperienze le persone che le hanno vissute non hanno più paura di morire, bensì una specie di nostalgia di quello che hanno vissuto. Un argomento molto vasto quindi di cui ne ho avuto notizia per la prima volta alla fine degli anni 70 in un libro di Rarymond Moody “La vita oltre la vita”. Da quel tempo si sono fatte numerose scoperte anche in ambito accademico, se pur la scienza ha tenuto molte volte un atteggiamento di distanza se non alle volte ostile. In un libro relativamente recente di Enrico Facco (docente di Anestesiologia e Rianimazione) si legge «La realtà interna ed esterna è infinitamente più ampia, ricca e misteriosa di quanto comunemente non si sia portati a credere. E la rigida divisione dualistica tra mente e corpo, vita e morte, spazio e tempo, è solo un modo della coscienza ordinaria di classificare gli oggetti dell'esperienza». Ho scelto questo argomento non a caso, mi è sembrato un buon proseguimento delle riflessioni della scorso numero, dove si riportano esperienze al confine con il mondo consueto nel quale sono abituato a vivere, e dove forse non sono sempre consapevole delle alte motivazioni che lo muovono e che lo giustificano. E’ una dilatazione dell’orizzonte dell'esperienza di vita che non terminando con la morte fisica, porta una prospettiva nuova e non convenzionale, con un respiro intimo e con una visione di un proseguimento del cammino del vivente anche su piani di esistenza diversi. La morte appare così come una porta, un passaggio ad un altrove da cui alle volte capita di tornare se il momento del decesso non è ancora quello giusto. Da quanto raccontano il motivo del ritorno è che le persone coinvolte sentono, o sono avvertite da entità spirituali incontrate dopo il tunnel, di dover fare ancora qualcosa di importante qui nel mondo, un po’ come dover completare una missione che dovevano cercare di portare a termine nella vita. Spesso questo qualcosa da fare consiste nel prendersi cura ancora per un po’ di tempo di qualcuno (un figlio o una persona cara) o aiutare altre persone in difficoltà. Mai la motivazione è quella di fare soldi, accumulare potere o nuocere ad altri. A me trarne insegnamento etico per la vita che sto vivendo e un consiglio per bene vivere e in modo proficuo. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

non so se avete avuto occasione di vedere il film “Hereafter”. A me è parso interessante, parla delle esperienze di premorte, cosiddette NDE (Near-Death Experiences), dove si verifica per un persona una perdita di coscienza con l’accertamento di morte clinica, anche per periodi di un’ora o più, e successivamente accade uno spontaneo inatteso e spesso inspiegabile risveglio e ritorno alla vita normale.

In molti casi il soggetto ricorda di aver percepito una fuoriuscita dal proprio corpo (Extra body experience) e di essere stato presente, dall’alto, a tutte le fasi della sua morte apparente come tentativi di rianimazione o altro da parte di persone presenti. Sono esperienze che molte persone – sono migliaia ormai i casi che si contano - hanno vissuto e dove si hanno testimonianze limpide, a volte impressionanti e racchiudono quasi tutte degli elementi comuni quali ad esempio la sensazione di grande pace e tranquillità, l'attraversamento di un tunnel buio con in fondo una grande luce, l'incontro con altri esseri, spesso persone care decedute, la revisione «panoramica» della propria vita che scorre velocemente come un film, e poi dopo questo il ritorno alla vita ordinaria nel proprio corpo, spesso accompagnato da un sentimento di disagio e di rimpianto per la condizione di grande benessere e serenità vissuta. Dopo queste esperienze le persone che le hanno vissute non hanno più paura di morire, bensì una specie di nostalgia di quello che hanno vissuto.

Un argomento molto vasto quindi di cui ne ho avuto notizia per la prima volta alla fine degli anni 70 in un libro di Rarymond Moody “La vita oltre la vita”. Da quel tempo si sono fatte numerose scoperte anche in ambito accademico, se pur la scienza ha tenuto molte volte un atteggiamento di distanza se non alle volte ostile.

In un libro relativamente recente di Enrico Facco (docente di Anestesiologia e Rianimazione) si legge «La realtà interna ed esterna è infinitamente più ampia, ricca e misteriosa di quanto comunemente non si sia portati a credere. E la rigida divisione dualistica tra mente e corpo, vita e morte, spazio e tempo, è solo un modo della coscienza ordinaria di classificare gli oggetti dell'esperienza».

Ho scelto questo argomento non a caso, mi è sembrato un buon proseguimento delle riflessioni della scorso numero, dove si riportano esperienze al confine con il mondo consueto nel quale sono abituato a vivere, e dove forse non sono sempre consapevole delle alte motivazioni che lo muovono e che lo giustificano. E’ una dilatazione dell’orizzonte dell'esperienza di vita che non terminando con la morte fisica, porta una prospettiva nuova e non convenzionale, con un respiro intimo e con una visione di un proseguimento del cammino del vivente anche su piani di esistenza diversi.

La morte appare così come una porta, un passaggio ad un altrove da cui alle volte capita di tornare se il momento del decesso non è ancora quello giusto. Da quanto raccontano il motivo del ritorno è che le persone coinvolte sentono, o sono avvertite da entità spirituali incontrate dopo il tunnel, di dover fare ancora qualcosa di importante qui nel mondo, un po’ come dover completare una missione che dovevano cercare di portare a termine nella vita. Spesso questo qualcosa da fare consiste nel prendersi cura ancora per un po’ di tempo di qualcuno (un figlio o una persona cara) o aiutare altre persone in difficoltà. Mai la motivazione è quella di fare soldi, accumulare potere o nuocere ad altri. A me trarne insegnamento etico per la vita che sto vivendo e un consiglio per bene vivere e in modo proficuo.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Clint Eastwood sul set di “Hereafter”.
"Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi." (Bertrand Russell, "Aforismi")
15/02/2014: Anno 2014 - Numero 06  File Pdf
Pubblicato il 14/02/2014
bionica impiantata a Dennis Aabo Sørensen.
bionica impiantata a Dennis Aabo Sørensen.
Care amiche e amici, Dennis Aabo Sørensen mostra la sua mano bionica che sente gli stimoli tattili. Gli è stata impiantata nel gennaio 2013 al Policlinico Gemelli di Roma durante un intervento durato 8 ore. Quella mano, LifeHand2, ubbidisce al suo pensiero e dialoga con il suo cervello, facendogli "sentire" forma e consistenza degli oggetti come mai era accaduto prima. La notizia ha un taglio tecnico specialistico di chirurgia impiantistica per protesi complesse, ma non è questo quello che mi affascina, pur nella sua importanza. Quello che mi ha dato un brivido è stato che questa notizia per me è come la conferma che la realtà che percepisco è una apparenza, solo una costruzione della mente immersa nella sua dimensione conoscitiva legata alle sue connaturate, ma anche limitate, categorie di percezione. Ecco cosa voglio dire. Immagino che oltre alla mano che per questa persona non c’è (ma che tramite una protesi, quindi elemento altro dal soggetto, permette al cervello e quindi alla sua mente e alla sua coscienza di avere percezioni e conoscenza) non ci siano nemmeno occhi, orecchie naso ecc ma che tramite apposite ed evolute protesi una certa persona abbia un contatto con un mondo di tipo visivo, uditivo, olfattivo. Ma quale mondo? Cosa percepisce veramente? E da dove proviene questa esperienza? Sembrerebbe che solo il cervello, attraverso collegamenti nervosi, riceva da trasduttori bionici segnali elettrici opportuni che poi interpreta e decodifica come forme spaziali, processi temporali. Creando un esterno a sé, un mondo altro da sé quindi ma non necessariamente esistente nella forma percepita, in quanto questa rappresentazione è solo un processo interno ai suoi collegamenti neuronali. Una sua costruzione interiore e se pur relazionata alla profonda coscienza di esistere – forse unico elemento veramente proprio e non manipolabile – questa non sarebbe necessitata da un mondo esterno a sé, che anche se diverso o mancante sarebbe adeguato come realtà virtuale per le proprie esperienze. In questo caso invece non si tratta di realtà virtuale in quanto qualcosa fuori dalla mente esiste anche se non è ben chiaro cosa sia. Da notare inoltre che tutto quanto questo mondo percepito, appare alla mente perfettamente strutturato e realistico, poiché tradotto dal suo linguaggio conoscitivo in elemento a lei noto. Purtroppo proprio questa “traduzione” può essere la causa del tralasciare dimensioni non congrue. Le neuroscienze stanno infatti esplorando questa frontiera della realtà virtuale (anche se in questo nostro caso, ripeto, virtuale non è) con risultati inattesi e sorprendenti a braccetto con la fisica quantistica. La scienza che arriva a scoprire ciò che i mistici conoscono da millenni. Il mondo percepito non necessariamente esiste per come lo percepiamo, essendo decodificato da nostre categorie che possono costruire elaborazioni parziali o illusorie rispetto a una realtà molto più complessa. Si incorre quindi nell’errore di voler definire assoluto ciò che non lo è affatto poiché sfugge in gran parte a processi analitici che colgono solo aspetti relativi e limitati a circoscritte capacità di indagine. La Realtà è altro da noi e non è sperimentabile completamente né indagabile tramite un semplice approccio fenomenico. E’ come non voler ammettere l’esistenza di ciò che non vedo per il solo fatto che non lo riesco a vedere, e questo dal momento che l’approccio esclusivamente razionale ostacola l’accesso alla dimensione del trascendente. Forse alla fine ciò che percepiamo è solo una rappresentazione fortemente ridotta di un piano di esistenza che ha molte più dimensioni delle tre (o delle quattro relativistiche) che percepiamo e forse anche più piani di esistenza contemporanei. Le nostre categorie di spazio e tempo non sono sufficienti ad una descrizione esaustiva dell’esistente. Devo pertanto espandere la capacità cognitiva con la pratica meditativa la quale può aprire l’orizzonte verso dimensioni più elevate. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

Dennis Aabo Sørensen mostra la sua mano bionica che sente gli stimoli tattili. Gli è stata impiantata nel gennaio 2013 al Policlinico Gemelli di Roma durante un intervento durato 8 ore. Quella mano, LifeHand2, ubbidisce al suo pensiero e dialoga con il suo cervello, facendogli "sentire" forma e consistenza degli oggetti come mai era accaduto prima.

La notizia ha un taglio tecnico specialistico di chirurgia impiantistica per protesi complesse, ma non è questo quello che mi affascina, pur nella sua importanza. Quello che mi ha dato un brivido è stato che questa notizia per me è come la conferma che la realtà che percepisco è una apparenza, solo una costruzione della mente immersa nella sua dimensione conoscitiva legata alle sue connaturate, ma anche limitate, categorie di percezione.

Ecco cosa voglio dire. Immagino che oltre alla mano che per questa persona non c’è (ma che tramite una protesi, quindi elemento altro dal soggetto, permette al cervello e quindi alla sua mente e alla sua coscienza di avere percezioni e conoscenza) non ci siano nemmeno occhi, orecchie naso ecc ma che tramite apposite ed evolute protesi una certa persona abbia un contatto con un mondo di tipo visivo, uditivo, olfattivo. Ma quale mondo? Cosa percepisce veramente? E da dove proviene questa esperienza? Sembrerebbe che solo il cervello, attraverso collegamenti nervosi, riceva da trasduttori bionici segnali elettrici opportuni che poi interpreta e decodifica come forme spaziali, processi temporali. Creando un esterno a sé, un mondo altro da sé quindi ma non necessariamente esistente nella forma percepita, in quanto questa rappresentazione è solo un processo interno ai suoi collegamenti neuronali. Una sua costruzione interiore e se pur relazionata alla profonda coscienza di esistere – forse unico elemento veramente proprio e non manipolabile – questa non sarebbe necessitata da un mondo esterno a sé, che anche se diverso o mancante sarebbe adeguato come realtà virtuale per le proprie esperienze. In questo caso invece non si tratta di realtà virtuale in quanto qualcosa fuori dalla mente esiste anche se non è ben chiaro cosa sia. Da notare inoltre che tutto quanto questo mondo percepito, appare alla mente perfettamente strutturato e realistico, poiché tradotto dal suo linguaggio conoscitivo in elemento a lei noto. Purtroppo proprio questa “traduzione” può essere la causa del tralasciare dimensioni non congrue. Le neuroscienze stanno infatti esplorando questa frontiera della realtà virtuale (anche se in questo nostro caso, ripeto, virtuale non è) con risultati inattesi e sorprendenti a braccetto con la fisica quantistica. La scienza che arriva a scoprire ciò che i mistici conoscono da millenni. Il mondo percepito non necessariamente esiste per come lo percepiamo, essendo decodificato da nostre categorie che possono costruire elaborazioni parziali o illusorie rispetto a una realtà molto più complessa. Si incorre quindi nell’errore di voler definire assoluto ciò che non lo è affatto poiché sfugge in gran parte a processi analitici che colgono solo aspetti relativi e limitati a circoscritte capacità di indagine. La Realtà è altro da noi e non è sperimentabile completamente né indagabile tramite un semplice approccio fenomenico. E’ come non voler ammettere l’esistenza di ciò che non vedo per il solo fatto che non lo riesco a vedere, e questo dal momento che l’approccio esclusivamente razionale ostacola l’accesso alla dimensione del trascendente. Forse alla fine ciò che percepiamo è solo una rappresentazione fortemente ridotta di un piano di esistenza che ha molte più dimensioni delle tre (o delle quattro relativistiche) che percepiamo e forse anche più piani di esistenza contemporanei. Le nostre categorie di spazio e tempo non sono sufficienti ad una descrizione esaustiva dell’esistente. Devo pertanto espandere la capacità cognitiva con la pratica meditativa la quale può aprire l’orizzonte verso dimensioni più elevate.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
bionica impiantata a Dennis Aabo Sørensen. (Foto: (Corriere Sera))
"Noi siamo macchine da sopravvivenza, robot semoventi programmati per preservare quelle molecole egoiste, note sotto il nome di geni." (Richard Dawkins, "Il gene egoista (1976)")
08/02/2014: Anno 2014 - Numero 05  File Pdf
Pubblicato il 07/02/2014
Marlboro Man.
Marlboro Man.
Care amiche e amici, Eric Lawson fumava da quando aveva 14 anni ed è morto ucciso da un cancro ai polmoni. Era noto come “Marlboro Man” e negli anni '70 era stato testimonial per la multinazionale del tabacco per tre anni consecutivi, interpretando il vigoroso cowboy che si accende la sigaretta mentre tiene le briglie di un cavallo. Questa notizia mi ricorda che non sono padrone di niente e men che meno della mia vita che mi appartiene – per adesso - solo in quanto donata. Ma c’è un’altra cosa misteriosa in questo che è già un grande mistero ed è che posso trasformare questa mia esistenza, anche se solo in piccola parte, tramite la costanza dell’impegno. L’insegnamento che posso trarre dalla morte di Eric è che in ogni momento sono responsabile dell’azione che sto compiendo che diventa così una vera e propria scelta di vita. Piccola ma determinante. Dall’insieme di tutte queste minuscole scelte dipende quel cambiamento se pur piccolo che mi è concesso dare alla mia vita. Una sigaretta non fumata, una meditazione praticata, un piccolo impegno di etica, un cibo vegetariano, un atto gentile sono le scelte che possono cambiare me e quindi, anche se non il mondo nel suo insieme, almeno il mio mondo. E non è cosa da poco. Essere vigile verso le debolezze e le brame per farle virare amorevolmente verso quella luce che hanno nascosto. Scrutare nel profondo sentire del conosci te stesso. Per esempio mi hanno insegnato che il desiderio del fumo (o della droga) dipende dal peccato di Gola. Non lo avrei detto. Cercherò di non stancarmi di camminare, certo senza stress da risultato, con piccoli passi ma senza fermarmi, senza lamentarmi (e non sempre ci riesco …). Con costanza, cura e attenzione, con dedizione agli altri oltre che a me. Ciò che mi serve mi verrà proprio da loro con una tale leggerezza che forse non me ne accorgerò nemmeno quando la riceverò. E questo potrà accadere proprio perché il mio mondo un giorno si è trasformato. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

Eric Lawson fumava da quando aveva 14 anni ed è morto ucciso da un cancro ai polmoni. Era noto come “Marlboro Man” e negli anni '70 era stato testimonial per la multinazionale del tabacco per tre anni consecutivi, interpretando il vigoroso cowboy che si accende la sigaretta mentre tiene le briglie di un cavallo.

Questa notizia mi ricorda che non sono padrone di niente e men che meno della mia vita che mi appartiene – per adesso - solo in quanto donata. Ma c’è un’altra cosa misteriosa in questo che è già un grande mistero ed è che posso trasformare questa mia esistenza, anche se solo in piccola parte, tramite la costanza dell’impegno. L’insegnamento che posso trarre dalla morte di Eric è che in ogni momento sono responsabile dell’azione che sto compiendo che diventa così una vera e propria scelta di vita. Piccola ma determinante. Dall’insieme di tutte queste minuscole scelte dipende quel cambiamento se pur piccolo che mi è concesso dare alla mia vita. Una sigaretta non fumata, una meditazione praticata, un piccolo impegno di etica, un cibo vegetariano, un atto gentile sono le scelte che possono cambiare me e quindi, anche se non il mondo nel suo insieme, almeno il mio mondo. E non è cosa da poco. Essere vigile verso le debolezze e le brame per farle virare amorevolmente verso quella luce che hanno nascosto. Scrutare nel profondo sentire del conosci te stesso. Per esempio mi hanno insegnato che il desiderio del fumo (o della droga) dipende dal peccato di Gola. Non lo avrei detto.

Cercherò di non stancarmi di camminare, certo senza stress da risultato, con piccoli passi ma senza fermarmi, senza lamentarmi (e non sempre ci riesco …). Con costanza, cura e attenzione, con dedizione agli altri oltre che a me. Ciò che mi serve mi verrà proprio da loro con una tale leggerezza che forse non me ne accorgerò nemmeno quando la riceverò. E questo potrà accadere proprio perché il mio mondo un giorno si è trasformato.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Marlboro Man. (Foto: (Repubblica))
"Tu chiedi quali progressi abbia fatto? Ho cominciato ad essere amico di me stesso." (Ecatone)
01/02/2014: Anno 2014 - Numero 04  File Pdf
Pubblicato il 31/01/2014
Anna Frank.
Anna Frank.
Care amiche e amici, oggi, il giorno in cui scrivo, è la Giornata della Memoria. Mi sento di rispettare il silenzio, l’unico linguaggio che può abbracciare tutte le persone assassinate nei modi più sadici e inumani dalla violenza che si impossessa delle menti che rinunciano al cuore. Penso a quante persone hanno fatto la fine di Anna Frank, Etty Hillesum e moltitudini di innocenti nei campi di sterminio o nelle stragi perpetrate anche qui in Italia da Marzabotto-Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema, alla risiera di San Sabba (il gulag italiano) e questi massacri sono stati centinaia solo nel nostro paese. Spesso insabbiati, taciuti, nascosti, dimenticati per forza o per burocrazia. Ma non basta. Dopo tutto questo e dopo la fine della seconda guerra mondiale i campi di sterminio si sono rinnovati allo scopo. In Asia, Palestina, America Latina, Bosnia, Africa. Solo in Congo, forse l’ultimo in ordine di tempo, mi dicevano di un genocidio che conta più di otto milioni morti e che è da noi in occidente quasi sconosciuto. Si uccide con ferocia e imparare la strada che riconosce che il nemico non sono le persone si rivela per molti un cammino lunghissimo e devastato dal dolore inflitto. Silenzio … al rintocco della campana … e che sia questa una denuncia forte dell’inammissibile, ma che non inneschi altra violenza ancora. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

oggi, il giorno in cui scrivo, è la Giornata della Memoria. Mi sento di rispettare il silenzio, l’unico linguaggio che può abbracciare tutte le persone assassinate nei modi più sadici e inumani dalla violenza che si impossessa delle menti che rinunciano al cuore.

Penso a quante persone hanno fatto la fine di Anna Frank, Etty Hillesum e moltitudini di innocenti nei campi di sterminio o nelle stragi perpetrate anche qui in Italia da Marzabotto-Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema, alla risiera di San Sabba (il gulag italiano) e questi massacri sono stati centinaia solo nel nostro paese. Spesso insabbiati, taciuti, nascosti, dimenticati per forza o per burocrazia.

Ma non basta. Dopo tutto questo e dopo la fine della seconda guerra mondiale i campi di sterminio si sono rinnovati allo scopo. In Asia, Palestina, America Latina, Bosnia, Africa. Solo in Congo, forse l’ultimo in ordine di tempo, mi dicevano di un genocidio che conta più di otto milioni morti e che è da noi in occidente quasi sconosciuto. Si uccide con ferocia e imparare la strada che riconosce che il nemico non sono le persone si rivela per molti un cammino lunghissimo e devastato dal dolore inflitto.

Silenzio … al rintocco della campana … e che sia questa una denuncia forte dell’inammissibile, ma che non inneschi altra violenza ancora.

Grazie a tutti.

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Anna Frank.
"Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo." (Primo Levi)
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Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
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