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Radio Voce della Speranza

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso
Redazione: Marco Lazzeri
Telefono: 335.6415395
Pagina:
30/01/2021: Anno 2021 - Numero 02  
Pubblicato il 29/01/2021
Il nespolo.
Il nespolo.
Il nespolo.
"Riconoscere il bene che hai nella tua vita è il fondamento di ogni abbondanza." (Eckhart Tolle)
16/01/2021: Anno 2021 - Numero 01  File Pdf
Pubblicato il 29/01/2021
tempo.
tempo.
Care amiche e cari amici, la sabbia nella clessidra, l’orologio che avanza, il tempo insegue e mi anticipa e non si sa nemmeno davvero cosa sia, gli stessi fisici non lo sanno spiegare o definire. Misterioso come la stessa vita che racchiude. Ma io invecchio e la vita si definisce lentamente e mi cambia, mi crea ogni volta. Un nuovo anno si è affacciato e non so cosa accadrà o cosa qualcuno farà accadere, perché ho come la sensazione che il mondo sia in mano ad alcuni che determinano o vogliono determinare destini e prospettive in base ad interessi e convenienze. Processi oscuri, malattie misteriose, innovazioni innaturali. Posso dire che non sono sereno e lieto del futuro perché mi è difficile vederlo migliore del passato e questo è una ferita esistenziale nel profondo, una perdita di speranza e fantasia. Sono aspetti noti e già esaminati ma averli davanti non ne limita il timore che poi è angoscia perché non so nemmeno di cosa sto esattamente parlando. Tutto questo mi prende e mi costringe limitando l’entusiasmo e la creatività, anche per la redazione di questa rubrica minima. Non accade solo a me, mi dicono amici che hanno sentimenti simili. Chi dipinge, scrive, suona o pratica altre arti sente una viscosità nel muoversi nella creatività e i lavori rallentano e alle volte quasi si fermano. Spingere con la forza del dovere spesso è controproducente e crea opere meno vive, che non risplendono, che non affascinano di luminosità. Allora avremmo bisogno tutti noi di scambievole aiuto, di essere uniti e solidali in un mondo che invece divide e logora, dove al massimo siamo indotti ad essere consumatori. Paganti. E il senso, questo senso che da tanto tempo come sapete ricerco, si perde e sfuma… La sabbia soffiata via dal vento. Non so se riuscirò a proseguire con questa rubrica; per me anche un lavoro minimo come questo ha una valenza impegnativa che insieme con la responsabilità di fare per voi il notiziario e tenere aperti contatti e strade di comunicazione si sta facendo più difficoltosa. Non faccio questo servizio per mestiere o per lavoro, lo sapete, non ho alcun tornaconto od obiettivo da raggiungere e questo rende tutto pulito e tenue, ma anche molto fragile. E’ un impegno e un servizio delicato, l’entusiasmo richiede un aiuto per esprimersi. Che ne pensate? Forse sbaglio? Forse così dopo tanto tempo dovrei passare il testimone ad altri e lasciare che questa bellissima esperienza che ho vissuto con amore sia affidata ad altra persona? Sarebbe bello e lo farei volentieri, non ho attaccamenti e senso di possesso… Se servisse per una rivitalizzazione, ben volentieri. Qualche volontario?... Grazie a tutti Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

la sabbia nella clessidra, l’orologio che avanza, il tempo insegue e mi anticipa e non si sa nemmeno davvero cosa sia, gli stessi fisici non lo sanno spiegare o definire. Misterioso come la stessa vita che racchiude. Ma io invecchio e la vita si definisce lentamente e mi cambia, mi crea ogni volta. Un nuovo anno si è affacciato e non so cosa accadrà o cosa qualcuno farà accadere, perché ho come la sensazione che il mondo sia in mano ad alcuni che determinano o vogliono determinare destini e prospettive in base ad interessi e convenienze. Processi oscuri, malattie misteriose, innovazioni innaturali. Posso dire che non sono sereno e lieto del futuro perché mi è difficile vederlo migliore del passato e questo è una ferita esistenziale nel profondo, una perdita di speranza e fantasia. Sono aspetti noti e già esaminati ma averli davanti non ne limita il timore che poi è angoscia perché non so nemmeno di cosa sto esattamente parlando.

Tutto questo mi prende e mi costringe limitando l’entusiasmo e la creatività, anche per la redazione di questa rubrica minima. Non accade solo a me, mi dicono amici che hanno sentimenti simili. Chi dipinge, scrive, suona o pratica altre arti sente una viscosità nel muoversi nella creatività e i lavori rallentano e alle volte quasi si fermano. Spingere con la forza del dovere spesso è controproducente e crea opere meno vive, che non risplendono, che non affascinano di luminosità. Allora avremmo bisogno tutti noi di scambievole aiuto, di essere uniti e solidali in un mondo che invece divide e logora, dove al massimo siamo indotti ad essere consumatori. Paganti. E il senso, questo senso che da tanto tempo come sapete ricerco, si perde e sfuma… La sabbia soffiata via dal vento. Non so se riuscirò a proseguire con questa rubrica; per me anche un lavoro minimo come questo ha una valenza impegnativa che insieme con la responsabilità di fare per voi il notiziario e tenere aperti contatti e strade di comunicazione si sta facendo più difficoltosa. Non faccio questo servizio per mestiere o per lavoro, lo sapete, non ho alcun tornaconto od obiettivo da raggiungere e questo rende tutto pulito e tenue, ma anche molto fragile. E’ un impegno e un servizio delicato, l’entusiasmo richiede un aiuto per esprimersi. Che ne pensate? Forse sbaglio? Forse così dopo tanto tempo dovrei passare il testimone ad altri e lasciare che questa bellissima esperienza che ho vissuto con amore sia affidata ad altra persona? Sarebbe bello e lo farei volentieri, non ho attaccamenti e senso di possesso… Se servisse per una rivitalizzazione, ben volentieri. Qualche volontario?...

Grazie a tutti

Marco [Chiudi]
tempo.
"La crisi deve essere considerata come un nuovo nodo dello sviluppo […] Energie insospettate si risvegliano negli individui, nelle masse, e perfino il cielo ha un altro colore. Chi è qualcosa può farsi valere, perché le barriere sono state o vengono infrante." (Jakob Burckhardt)
Allegati Allegati: Zefiro.2021.01
12/12/2020: Anno 2020 - Numero 19  File Pdf
Pubblicato il 11/12/2020
Vapori.
Vapori.
Care amiche e cari amici, alcuni sera fa mi è capitato di fare una serie di starnuti piuttosto forti e di sentire quella particolare sensazione che si prova qualora si prepari ad arrivare uno stato influenzale. Un malessere in generale, costipazione e pesantezza al petto. Mi faceva anche un po’ freddo e così ho deciso di andare a dormire anche se era un po’ presto per la mia consuetudine. Rannicchiato sotto le coperte cercavo calore e presto il sonno è sopraggiunto. Durante la notte in un dormiveglia sentivo uno stato di malessere più aggressivo. Mal di testa e temperatura. Tanto che ho cercato il termometro e mi sono misurato la febbre. Confermata. Da sotto le coperte in uno stato che non mi sembrava più onirico che di completa coscienza immaginavo il giorno dopo. Lo stato influenzale comprovato, la necessità di chiedere aiuto, specie in un periodo di pandemia come questo. Ma non era paura, affatto, era irritazione per quello che mi sarebbe occorso. Non avendo nessuno da chiamare pensavo all’ambulanza, l’arrivo di persone in casa, che prendono possesso, che iniziano pratiche codificate senza chiedere consenso. Sanno loro cosa fare… Lei non si preoccupi. Mi aspettavo un esproprio del mio corpo e della mia volontà, l’essere preso in consegna da altri e privato del permesso. Immaginavo che non sarei più stato mio, che altri avrebbero agito su di me, che avrei dovuto abbandonare la signoria di me. E che sarei stato portato in situazioni e luoghi che nemmeno immaginavo, dove sarei stato preso in consegna, per il mio bene e la mia salvezza. Pensavo che non volevo niente di tutto questo e che l’eventuale baratto con la morte lo volevo giocare da solo. Pensavo a quante cose non avevo ancora portato ad una conclusione, che avevo ancora bisogno di tempo, che mi ci voleva ancora tempo e che qualora mai lo avessi potuto ancora avere non lo avrei certo più sprecato. Adesso avevo capito l’opportunità che avevo avuto fin ad allora ed il suo immenso valore per realizzare qualcosa con un senso, per raggiungere lo scopo nascosto… Non accettavo di essere fermato, annullato, e al contempo sentivo il malessere che cresceva e che insieme cresceva a lui la mia ribellione. Mi rigiravo nel letto, guardavo nel buio della stanza e vedevo immagini inconsistenti come di fumo, non era fumo ma una specie di nebbiolina indistinta, evanescente, che appariva e scompariva. La mia lotta continuava, non mi arrendevo. Non lo potevo fare, o meglio cercavo in ogni modo di non farlo. Poi più niente. La notte credo sia trascorsa senza ulteriori immagini. Al risveglio mi sentivo bene, ma proprio bene. Fresco e riposato, pronto per la giornata. Ripensando alla sera quando mi sono addormentato sorridevo del sogno e della battaglia onirica. La trovavo gagliarda ed epica. Sorridevo. I sogni sono così, poi torna la realtà. Alzandomi ho guardato la sveglia sul comodino e ho notato il termometro. Strano… ma non stavo sognando…? Segnava 37,8 … segnava la storia della mia battaglia. Mi sono alzato, ringraziando sentivo che non avevo tempo da perdere… Grazie a tutti Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

alcuni sera fa mi è capitato di fare una serie di starnuti piuttosto forti e di sentire quella particolare sensazione che si prova qualora si prepari ad arrivare uno stato influenzale. Un malessere in generale, costipazione e pesantezza al petto. Mi faceva anche un po’ freddo e così ho deciso di andare a dormire anche se era un po’ presto per la mia consuetudine. Rannicchiato sotto le coperte cercavo calore e presto il sonno è sopraggiunto.

Durante la notte in un dormiveglia sentivo uno stato di malessere più aggressivo. Mal di testa e temperatura. Tanto che ho cercato il termometro e mi sono misurato la febbre. Confermata. Da sotto le coperte in uno stato che non mi sembrava più onirico che di completa coscienza immaginavo il giorno dopo. Lo stato influenzale comprovato, la necessità di chiedere aiuto, specie in un periodo di pandemia come questo. Ma non era paura, affatto, era irritazione per quello che mi sarebbe occorso. Non avendo nessuno da chiamare pensavo all’ambulanza, l’arrivo di persone in casa, che prendono possesso, che iniziano pratiche codificate senza chiedere consenso. Sanno loro cosa fare… Lei non si preoccupi. Mi aspettavo un esproprio del mio corpo e della mia volontà, l’essere preso in consegna da altri e privato del permesso. Immaginavo che non sarei più stato mio, che altri avrebbero agito su di me, che avrei dovuto abbandonare la signoria di me. E che sarei stato portato in situazioni e luoghi che nemmeno immaginavo, dove sarei stato preso in consegna, per il mio bene e la mia salvezza. Pensavo che non volevo niente di tutto questo e che l’eventuale baratto con la morte lo volevo giocare da solo. Pensavo a quante cose non avevo ancora portato ad una conclusione, che avevo ancora bisogno di tempo, che mi ci voleva ancora tempo e che qualora mai lo avessi potuto ancora avere non lo avrei certo più sprecato. Adesso avevo capito l’opportunità che avevo avuto fin ad allora ed il suo immenso valore per realizzare qualcosa con un senso, per raggiungere lo scopo nascosto… Non accettavo di essere fermato, annullato, e al contempo sentivo il malessere che cresceva e che insieme cresceva a lui la mia ribellione. Mi rigiravo nel letto, guardavo nel buio della stanza e vedevo immagini inconsistenti come di fumo, non era fumo ma una specie di nebbiolina indistinta, evanescente, che appariva e scompariva. La mia lotta continuava, non mi arrendevo. Non lo potevo fare, o meglio cercavo in ogni modo di non farlo.

Poi più niente. La notte credo sia trascorsa senza ulteriori immagini.

Al risveglio mi sentivo bene, ma proprio bene. Fresco e riposato, pronto per la giornata. Ripensando alla sera quando mi sono addormentato sorridevo del sogno e della battaglia onirica. La trovavo gagliarda ed epica. Sorridevo. I sogni sono così, poi torna la realtà.

Alzandomi ho guardato la sveglia sul comodino e ho notato il termometro. Strano… ma non stavo sognando…? Segnava 37,8 … segnava la storia della mia battaglia. Mi sono alzato, ringraziando sentivo che non avevo tempo da perdere…

Grazie a tutti

Marco [Chiudi]
Vapori.
"Si scuotono le foglie dell’autunno non so se nel cuore della foresta o nel mio." (Amarji – poeta siriano)
28/11/2020: Anno 2020 - Numero 18  File Pdf
Pubblicato il 27/11/2020
Il futuro al tempo dell’Antropogene.
Il futuro al tempo dell’Antropogene.
Care amiche e cari amici, scrivo questo brano a inizio ottobre, infatti cerco di preparare gli articoli per tempo per non trovarmi nell’affanno della realizzazione all’ultimo momento. Non conosco quindi che cosa starà accadendo nel mondo quando leggerete queste righe. Ovvio, direte voi, non si conosce il futuro e questo infatti è vero, ma la sensazione che ho nel dire questa apparente banalità ha un diverso senso. Per me, ma penso per molti, questo che vivo è un periodo particolare, non riesco ad immaginare il futuro anche a breve termine perfino nei sui aspetti del normale vivere quotidiano. Non si sa cosa accadrà, come si svolgerà la vita quotidiana, e questo non è legato al mistero insito nell’evoluzione della vita che non ci permette di conoscere il futuro, ma è legato al fatto che sento che lo scorrere della vita con i suoi eventi e aspetti personali è condizionato e tracciato da volontà umane con motivazioni opache che impongono il corso, in tempi rapidi e non procrastinabili da parte dei cittadini, di poteri eccezionali, non eletti, che usano metodi di coercizione senza che le istituzioni democratiche abbiano ruolo centrale in decisioni di limitazione di libertà fondamentali. Non mi riferisco solo alle mascherine e alle limitazioni di libertà vitali o di contatti fisici e relazionali, che per altro sono molto gravi e coercitive dei rapporti personali, penso ai bambini nelle scuole, ma anche a tutte le relazioni personali, senza che ci siano evidenze oggettive ma solo propagandate a gran voce dagli organi che sembrano più di propaganda che di informazione istituzionale. Oltre a questo già di per sé grave, come dicevo penso anche ad un incedere di un concetto di trasformazione dell’umano in termini di transumanesimo, varie tecnologie (come l’internet delle cose, cioè sistemi che dialogano tra loro in autodeterminazione e in base a queste interrelazioni si comportano e assumono decisioni autonome, che sono prerequisito della robotica avanzata con rimandi sempre più simili all’umano) che possono prendere il controllo di una evoluzione non più naturale, ma pilotata ad arte da soggetti dotati di interessi diretti nel creare un ponte interrelazionale stabile tra umano e macchina (il cosiddetto Editing genomico, cioè riscrittura del genoma umano) e l’utilizzo di tecnologie avanzate impiantabili stabilmente nel corpo fisico dell’umano, intese come accesso e connessione tra la intelligenza artificiale e la grande rete mondiale informatica e neuronale che passa anche attraverso lo spazio tramite reti di migliaia di satelliti e connessioni di cui al momento la persona non informata in dettaglio non è in grado nemmeno di immaginare lontanamente le implicazioni e potenzialità. Siamo alla vigilia di una trasformazione della struttura intima del vivente, un momento di singolarità e di reset permanente della sua struttura che si realizzerà attraverso modificazioni non emendabili della natura stessa degli elementi della vita, andando ad incidere a livello della struttura profonda della cellula, tramite le neuro tecnologie che sono in grado di modificare il DNA. Si modificano (si “editano” come dicevo) i mattoni stessi della vita. E’ questo che mi rende così incerto quando cerco anche solo di immaginare il futuro anche prossimo dove ciò che è possibile fare sarà comunque fatto, è questa sensazione di vivere in un mondo che sta cambiando i paradigmi della vita così come la conosciamo, che mi porta ad avere un senso di pericolo e di precarietà, di essere spintonato verso confini che non immagino e che percepisco ostili e pericolosi non fosse altro perché non sono decisi e condivisi in alcun modo. Siamo gestiti. L’immagine che ho scelto per questo futuro dell’era dell’antropogene forse è troppo drammatica ed eccessiva e la realtà forse non sarà così tragica. Forse. Ma data la delicatezza della posta in gioco penso che sarebbe bene meditare molto bene e a lungo sulle trasformazioni che si possono andare ad attuare, anche alla luce del fatto che non saranno reversibili. Una sorta di nuova perdita dell’Eden? .... Necessita opporsi a decisioni unilaterali o in un tempo piuttosto breve non ci ricorderemo nemmeno più come eravamo. Con buona pace di figli e nipoti. Grazie a tutti Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

scrivo questo brano a inizio ottobre, infatti cerco di preparare gli articoli per tempo per non trovarmi nell’affanno della realizzazione all’ultimo momento. Non conosco quindi che cosa starà accadendo nel mondo quando leggerete queste righe. Ovvio, direte voi, non si conosce il futuro e questo infatti è vero, ma la sensazione che ho nel dire questa apparente banalità ha un diverso senso. Per me, ma penso per molti, questo che vivo è un periodo particolare, non riesco ad immaginare il futuro anche a breve termine perfino nei sui aspetti del normale vivere quotidiano. Non si sa cosa accadrà, come si svolgerà la vita quotidiana, e questo non è legato al mistero insito nell’evoluzione della vita che non ci permette di conoscere il futuro, ma è legato al fatto che sento che lo scorrere della vita con i suoi eventi e aspetti personali è condizionato e tracciato da volontà umane con motivazioni opache che impongono il corso, in tempi rapidi e non procrastinabili da parte dei cittadini, di poteri eccezionali, non eletti, che usano metodi di coercizione senza che le istituzioni democratiche abbiano ruolo centrale in decisioni di limitazione di libertà fondamentali. Non mi riferisco solo alle mascherine e alle limitazioni di libertà vitali o di contatti fisici e relazionali, che per altro sono molto gravi e coercitive dei rapporti personali, penso ai bambini nelle scuole, ma anche a tutte le relazioni personali, senza che ci siano evidenze oggettive ma solo propagandate a gran voce dagli organi che sembrano più di propaganda che di informazione istituzionale.

Oltre a questo già di per sé grave, come dicevo penso anche ad un incedere di un concetto di trasformazione dell’umano in termini di transumanesimo, varie tecnologie (come l’internet delle cose, cioè sistemi che dialogano tra loro in autodeterminazione e in base a queste interrelazioni si comportano e assumono decisioni autonome, che sono prerequisito della robotica avanzata con rimandi sempre più simili all’umano) che possono prendere il controllo di una evoluzione non più naturale, ma pilotata ad arte da soggetti dotati di interessi diretti nel creare un ponte interrelazionale stabile tra umano e macchina (il cosiddetto Editing genomico, cioè riscrittura del genoma umano) e l’utilizzo di tecnologie avanzate impiantabili stabilmente nel corpo fisico dell’umano, intese come accesso e connessione tra la intelligenza artificiale e la grande rete mondiale informatica e neuronale che passa anche attraverso lo spazio tramite reti di migliaia di satelliti e connessioni di cui al momento la persona non informata in dettaglio non è in grado nemmeno di immaginare lontanamente le implicazioni e potenzialità. Siamo alla vigilia di una trasformazione della struttura intima del vivente, un momento di singolarità e di reset permanente della sua struttura che si realizzerà attraverso modificazioni non emendabili della natura stessa degli elementi della vita, andando ad incidere a livello della struttura profonda della cellula, tramite le neuro tecnologie che sono in grado di modificare il DNA. Si modificano (si “editano” come dicevo) i mattoni stessi della vita.

E’ questo che mi rende così incerto quando cerco anche solo di immaginare il futuro anche prossimo dove ciò che è possibile fare sarà comunque fatto, è questa sensazione di vivere in un mondo che sta cambiando i paradigmi della vita così come la conosciamo, che mi porta ad avere un senso di pericolo e di precarietà, di essere spintonato verso confini che non immagino e che percepisco ostili e pericolosi non fosse altro perché non sono decisi e condivisi in alcun modo. Siamo gestiti.

L’immagine che ho scelto per questo futuro dell’era dell’antropogene forse è troppo drammatica ed eccessiva e la realtà forse non sarà così tragica. Forse. Ma data la delicatezza della posta in gioco penso che sarebbe bene meditare molto bene e a lungo sulle trasformazioni che si possono andare ad attuare, anche alla luce del fatto che non saranno reversibili. Una sorta di nuova perdita dell’Eden? .... Necessita opporsi a decisioni unilaterali o in un tempo piuttosto breve non ci ricorderemo nemmeno più come eravamo. Con buona pace di figli e nipoti.

Grazie a tutti

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Il futuro al tempo dell’Antropogene.
"Il libero arbitrio è stato concesso all'essere umano non soltanto perché egli sia libero di scegliere, ma anche perché non possa avere alibi per le sue responsabilità." 
Allegati Allegati: Zefiro.2020.18
14/11/2020: Anno 2020 - Numero 17  File Pdf
Pubblicato il 13/11/2020
La sostanza dei sogni.
La sostanza dei sogni.
Care amiche e cari amici, tempo fa a settembre quando ancora era caldo, di notte le zanzare provvedevano con zelo alle loro necessità alimentari. Per le femmine, solo loro pungono, il sangue è indispensabile per poter portare le uova a maturazione, una questione vitale per la specie e una tale necessità crea una spinta all’azione che non può essere disattesa. La vita pretende intraprendenza, coraggio e determinazione. Per contrastare il fastidio e l’interruzione del sonno utilizzo una racchetta elettronica che non inquina l’aria con vapori e, se agitata in presenza dell’ospite, qualora si riesca ad intercettarlo in volo, provoca il precoce ricongiungimento della sua parte eterica con l’anima di gruppo. Quella notte in camera ne avevo tre. Praticamente un safari… Più volte sono stato svegliato e impegnato nel duello. Tenevo la racchetta in mano perché qualora si senta il caratteristico ronzio nell’orecchio, si deve intervenire immediatamente per non perderne il contatto, prima del rapido dileguarsi nel buio. Ovviamente nell’attesa, che può non essere breve, capita di addormentarsi. Quella volta mi accadde una esperienza che non avevo mai vissuto prima, fu un momento particolare. Dunque come dicevo mi ero addormentato con la racchetta in mano, mentre ero in attesa del sopraggiungere della zanzara. Sognavo e avevo una bella visione a colori e in movimento di una scena che non ricordo bene. Poi, suppongo quando il ronzio si cominciò a manifestare, la rappresentazione del sogno si blocca e comincia a sfumare lentamente, come un affresco che perde la lucentezza del colore e vira verso l’indistinto dell’intonaco, l’immagine si opacizza. Ricordate la scoperta della villa antica nel film Roma di Fellini? Ricordo la mia delusione nel vedere questo divenire e il dispiacere della perdita. Il sogno si stava dissolvendo e ne avvertivo la dinamica, lo vedevo, lo percepivo come si vede un affresco appunto. La visione poi scomparve e nonostante non lo desiderassi mi sono svegliato con il caratteristico ronzio nell’orecchio e la fatale racchetta in mano. Mi rimaneva la sensazione, come dicevo mai provata, della percezione della sostanza del sogno che avevo potuto vivere nella sua consistenza quasi materica. Era molto diverso dallo svegliarsi e ricordare, lo avevo visto dissolversi nel suo stesso ambiente, nella sua specifica dimensione, peculiare, ero uscito da quel piano di esistenza, andandomene, e non ero stato solo svegliato ritornando nella dimensione dell’io cosciente e nella sua attività mentale. Era come, vedendolo, aver abitato il sogno da sveglio, nella sua propria sostanza. Lo avevo in qualche modo come potuto toccare… Fu un risveglio che mi lasciò sorpreso e stupefatto, incredulo. La zanzara colse al volo questo movimento di rallentamento delle facoltà psichiche e si salvò scomparendo nel buio della stanza. La ringraziai dell’insegnamento che mi aveva permesso di apprendere, una lezione tutta nuova e inaspettata. Due passi nel mondo onirico. Grazie a tutti Marco [Leggi]
Care amiche e cari amici,

tempo fa a settembre quando ancora era caldo, di notte le zanzare provvedevano con zelo alle loro necessità alimentari. Per le femmine, solo loro pungono, il sangue è indispensabile per poter portare le uova a maturazione, una questione vitale per la specie e una tale necessità crea una spinta all’azione che non può essere disattesa. La vita pretende intraprendenza, coraggio e determinazione. Per contrastare il fastidio e l’interruzione del sonno utilizzo una racchetta elettronica che non inquina l’aria con vapori e, se agitata in presenza dell’ospite, qualora si riesca ad intercettarlo in volo, provoca il precoce ricongiungimento della sua parte eterica con l’anima di gruppo.

Quella notte in camera ne avevo tre. Praticamente un safari… Più volte sono stato svegliato e impegnato nel duello. Tenevo la racchetta in mano perché qualora si senta il caratteristico ronzio nell’orecchio, si deve intervenire immediatamente per non perderne il contatto, prima del rapido dileguarsi nel buio. Ovviamente nell’attesa, che può non essere breve, capita di addormentarsi. Quella volta mi accadde una esperienza che non avevo mai vissuto prima, fu un momento particolare.

Dunque come dicevo mi ero addormentato con la racchetta in mano, mentre ero in attesa del sopraggiungere della zanzara. Sognavo e avevo una bella visione a colori e in movimento di una scena che non ricordo bene. Poi, suppongo quando il ronzio si cominciò a manifestare, la rappresentazione del sogno si blocca e comincia a sfumare lentamente, come un affresco che perde la lucentezza del colore e vira verso l’indistinto dell’intonaco, l’immagine si opacizza. Ricordate la scoperta della villa antica nel film Roma di Fellini? Ricordo la mia delusione nel vedere questo divenire e il dispiacere della perdita. Il sogno si stava dissolvendo e ne avvertivo la dinamica, lo vedevo, lo percepivo come si vede un affresco appunto. La visione poi scomparve e nonostante non lo desiderassi mi sono svegliato con il caratteristico ronzio nell’orecchio e la fatale racchetta in mano. Mi rimaneva la sensazione, come dicevo mai provata, della percezione della sostanza del sogno che avevo potuto vivere nella sua consistenza quasi materica. Era molto diverso dallo svegliarsi e ricordare, lo avevo visto dissolversi nel suo stesso ambiente, nella sua specifica dimensione, peculiare, ero uscito da quel piano di esistenza, andandomene, e non ero stato solo svegliato ritornando nella dimensione dell’io cosciente e nella sua attività mentale. Era come, vedendolo, aver abitato il sogno da sveglio, nella sua propria sostanza. Lo avevo in qualche modo come potuto toccare… Fu un risveglio che mi lasciò sorpreso e stupefatto, incredulo. La zanzara colse al volo questo movimento di rallentamento delle facoltà psichiche e si salvò scomparendo nel buio della stanza. La ringraziai dell’insegnamento che mi aveva permesso di apprendere, una lezione tutta nuova e inaspettata. Due passi nel mondo onirico.

Grazie a tutti

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La sostanza dei sogni.
"Basta un trifoglio e un'ape a fare un prato. E sogno. Il sogno solo può bastare se sono scarse le api." (E. Dickinson)
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Comunità di Meditazione Interreligiosa Fiorentina
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Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
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