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Dettagli incontro

20/04/2016: Dialogare Insieme
Tipo di incontro: Dialogo
Gli incontri di questa rassegna sono pensati per dare spazio al confronto verbale e al dibattito sui temi di interesse comune. Possono essere temi esposti durante gli incontri di letture, o trattati sul notiziario interreligioso Lo Zefiro, o su argomenti di tipo organizzativo delle attività proposte dalla comunità. Questi incontri offorno anche lo spunto per mettere in pratica lo stare insieme pacifico in un contesto relazionale più vicino a quello delle normali attività quotidiane, e imparare così a praticare la meditazione come stile di vita.
Rassegna:Dialogare Insieme
Tipo incontro:Dialogo
Data:20/04/2016
Ora:21:00
Organizzazione:Chiesa Cristiana Avventista
Indirizzo:Via del Pergolino 1, 50139 Firenze

Programma

1. Confronto su temi organizzativi (10').
2. Meditazione silenziosa (20').
3. Presentazione di un tema di confronto e dialogo (10'-15').
4. Confronto e dialogo sul tema presentato.
5. Preghiere (10').
6. Rinfresco (se preparato dall'associazione o da qualche partecipante).

Resoconto

Credere
Credere è una virtù molto importante per l’uomo, anche se diverse sono le vie in cui la canalizziamo. La fede, direbbe Young, è un archetipo universale.
Credere è un viaggio che la vita ci propone. Credere a ciò che si fa è semplice. Il problema è quando ci si trova di fronte alla mancanza di risposte. Il credere allora non è più un bisogno singolo ma una necessità comune. Il credere si eleva a realtà che accomuna e fortifica, diventando spiritualità, fede nel bene, fede in Dio. Il credere è una grande forza che aiuta l’uomo ad andare avanti. È importante che una società creda almeno nel bene e nel buono.
Credere non è credenza. Diffido dei gruppi religiosi uniformi, duri e puri. Credere è personale, scoperta individuale. È legato al sentimento, un motore potente che lavora indipendentemente dalla mia volontà, irrazionale, che non controlli, che ti dà il senso del tuo limite e così facendo ti mette in contatto con il trascendente. Ti porta a confrontarti con delle parti di te che non conosci. È un aspetto del sé che non è credere in me, ma attraverso me, attraverso il sentimento che è in me. Il credere può però atrofizzarsi, soprattutto quando non è accompagnato dal grido. Esiste una disperazione in cui si muore per mancanza di senso, e una felicità che si prova nel trovarlo. Altro aspetto del credere sono gli atti. Non si crede attraverso le buone azioni o i sacrifici, ma facendo ciò che io sento. Il resto è un recinto che vuole ingabbiarmi. Se io non credo sento il bisogno del recinto, ma se credo non lo sopporto. Gli atti sono legati al servizio. È impossibile non dare agli altri, per chi crede. Il sentire passa necessariamente attraverso il servizio. Infine il mistero. Il credere apre al mistero, il quale non è un interrogativo senza risposta: la teoria della relatività e quella quantistica non stanno insieme, quindi si cerca una teoria del tutto; ma questo non è il mistero. Il mistero non è la domanda senza risposta, ma la domanda che dà il senso.
Credere in me stesso come esistente significa crescere e lasciar andare le sovrastrutture della vita. Quando mi abbandono, lascio andare, è lì che trovo il senso e il credere, che è calma, andare oltre ed entrare in contatto con l’Assoluto. Non si spiega, si sperimenta.
Per la tradizione cristiana…
Ho ascoltato alla radio un estratto dell’ultimo discorso di Martin Luther King. Mi ha colpito non tanto ciò che ha detto, ma la convinzione con cui lo ha detto, un esempio concreto di cosa significhi credere. Poi mi è venuto in mente Ghandi e il suo credere, e ho pensato che la forza del credere di una sola persona può creare una grande onda d’urto. E arriviamo a Madre Teresa di Calcutta, un grande esempio di cosa significhi credere. È la massima espressione, a mio avviso, della cristianità, un grande testimone dell’approccio ecumenico alla fede. [ANDREBBE RECUPERATA LA CITAZIONE]
Dal punto di vista biblico, credere e fede sono verbo e sostantivo della stessa realtà. Il credere è centrale nella fede protestante, che nasce proprio sull’intuizione di Lutero che, nel libro del profeta Abacuc, riscopre il versetto: «Il giusto vivrà per fede». La cosa interessante da notare è che nella teologia cristiana c’è stato un mutamento importante riguardo alla fede. Nel passato, essa era l’opposto del dubbio, dove c’è dubbio non c’è fede; dopo Auschwitz, invece, il dubbio diventa elemento fondante della fede: il credere vero lo si può sperimentare solo quando mancano le riposte razionali, e quindi solo in un contesto di dubbio; il credere ha dunque a che fare con le ragioni del cuore, che sorreggono le ragioni della mente quando non ce la fanno.
Il dubbio
Alla domanda: «Lei crede in Dio?» Young risponde: «Io so». Mi piacerebbe rispondere come lui, ma la verità e che ancora non so. Sono sensibile alla natura, a volte credo in me stessa, a volte in un essere superiore.
La vita è il dubbio continuo; o forse quello è la mente?
Anch’io ho grandi difficoltà nel credere. Credo in me stesso, credo in ciò che sperimento e vivo, ho difficoltà a credere nel misterioso. Parto dunque dal credere in me stesso e in ciò che vivo e di cui faccio esperienza.
Il tema mi ha spiazzato. Sono a disagio nel vedere persone certe della presenza del divino. Le invidio e allo stesso tempo mi sento a disagio.
A forza di dubitare, oggi sto cercando il sentire dell’unità, cosa che nessuno mi ha mai insegnato. Non siamo così separati come sembriamo: è questo che ci dice la teoria dei quanti. In questo momento il mio credere è sentirmi unito agli altri.
Credere e religione
La fede, intesa come religione, è una resa, un affidarsi a dogmi e verità rinunciando a una ricerca personale. Questo succede nella religione ma anche in politica e in altri campi.
Ogni progetto ha bisogno di un sostegno. La fede è innanzitutto una virtù in se stessa. Ogni fede contiene in sé tutta l’evoluzione, dalla nascita alla morte. Poi c’è il credere in una vita al di là, ma la fede è veramente tale sono quando, pur seguendo un progetto altrui, lo senti tuo.
Non vedo dicotomia tra ciò che è fuori e ciò che è dentro. Il fuori è una proiezione del dentro. Fede e credere sono, invece, due cose differenti. Credere non è aderire a un progetto o dogma esterno, ma un sentire interiore.
Il credere può essere facilmente confuso. Il credere c’è nelle religioni quando esse si aprono al dubbio. Esse rivitalizzano la storia umana, che è inevitabilmente legata anche alla ricerca del divino. Credere non è credenza. Quest’ultima rassicura, è una via facile. C’è chi ci rimane tutta la vita, e chi sperimenta il credere come ricerca.
Libero arbitrio
Il libero arbitrio è la linea di confine che fa sì che alcuni permangano sempre nelle credenze, e altri cerchino invece di fare i conti con se stessi. Il libero arbitrio ci rende artefici di noi stessi.
Il libero arbitrio non è una cosa data, ma una possibilità, una scoperta. Esso è scegliere ciò che non controllo completamente. Muoversi verso un mondo più ampio, in cui posso scegliere perché conosco più alternative. Il libero arbitrio, dunque, si scopre in proporzione all’espansione della coscienza. Chi non conosce non ha alternative e non ha scelta. Il libero arbitrio è rapportarsi col mistero.
Il libero arbitrio è uno dei fattori che rendono possibile che, a parità di condizioni ambientali ed ereditarie, gli esseri umani reagiscano diversamente.
Quando aderisco a un dogma, finisce il libero arbitrio? Il libero arbitrio nasce quando delle regole stabiliscono cosa è bene e cosa è male. La vera libertà è solo nel bene e nell’amore.

Letture

IncontroTitoloPresentata daTradizione
+20/04/2016CredereMaria MarzettiMeditazione Cristiana
Comunità di Meditazione Interreligiosa Fiorentina
Email: cmif@altervista.org
Sito web: cmif.altervista.org
Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
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