La parola perdono appare sovente sulle nostre labbra, è presente nelle nostre conversazioni, desta molti interrogativi sui quali si accende facilmente una contrapposizione, anche testarda. Oggi, poi, il perdono è diventato un atto che attira una curiosità morbosa e poco rispettosa. […]Occorre diffidare di chi perdona troppo facilmente e rapidamente … di chi dichiara la sua disponibilità a perdonare senza un vero mutamento di sentimenti, di atteggiamenti, di parole e di gesti nei confronti dell’offensore.[…] Il perdono non può significare dimenticare l’offesa e colui che l’ha compiuta. In noi c’è la facoltà della memoria, ed essa incide nella nostra persona il male che ci è stato fatto e chi l’ha perpetrato: anche se volessimo non potremmo dimenticare … solo Dio può perdonare dimenticando, l’uomo perdona ma conserva la memoria. […] Chi perdona permette all’offesa e all’offensore, con il passare del tempo, di non essere più una presenza ossessiva e inquietante, non tiene più la ferita aperta, ma riconosce la cicatrice che porta e ricorda la ferita e il feritore. Il perdono aiuta la memoria a guarire, non a morire. A volte il perdono è confuso con lo scusare l’offensore, scaricandolo delle sue responsabilità … che è facoltà essenziale di una persona umana, e a volte si finisce solo per cercare un’attenuazione al proprio dolore: se l’altro è scusato perché non è responsabile, allora io non conosco nessuno che mi abbia offeso e mi illudo di non avere nemici, posso stare tranquillo. Altre volte il perdono è inteso come riconciliazione. Ma il perdono è un’operazione unilaterale e non è detto che sia simmetrica, che diventi reciprocità … mentre la riconciliazione … dipende da offeso e offensore insieme, che decidono entrambi di riappacificarsi. Il male di cui siamo soggetti o destinatari, nelle sue varie forme del cattivo pensare, dell’offensivo parlare, del malvagio agire, è una realtà che incontriamo nelle nostre relazioni. […] Perdonare «donare totalmente» esige un sacrificio di se stessi in rapporto all’altro: si perdona affinché l’altro possa vivere, e vivere non schiacciato dalla colpa. Ma questo esige un cammino faticoso: perdonare non è naturale, non è un sentimento spontaneo […] Se davvero si è giunti a essere capaci di perdono, non si cerca che sia ristabilita la giustizia, perché il perdonare non è azione di giustizia ma di misericordia. Occorre comprendere che sono il perdono e la misericordia a causare la conversione e non la conversione a meritarli. Questo è scandaloso … ma sia nella tradizione cristiana sia in quella buddhista il perdono nasce dalla compassione ed è dono gratuito che non pretende la risposta dell’altro e perciò nega ogni necessità di reciprocità … bisogna giungere a pensare che è la conversione di chi ha subito l’offesa che previene il cambiamento dell’offensore e gli permette di correggersi.
Enzo Bianchi
Incontro: | 07/10/2014 |
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Rassegna: | Insieme per la Pace |
Titolo: | Dono e perdono |
Presentata da: | Serenella Giovannelli |
Tradizione: | Meditazione Cristiana |
Autore: | Enzo Bianchi |
Opera: | Dono e perdono |
Pagine: | 29 e seguenti |
Trascritto da: | Serenella Giovannelli |