La ginnastica, dopo un lungo percorso iniziato nella metà del Settecento, si è affermata fin dagli inizi dell’Ottocento in tutta Europa ed anche in Italia, tant’è che uno dei primi atti del neo-nato Regno d’Italia fu quello di introdurre la ginnastica nelle scuole. Essa venne infatti allora ritenuta il mezzo migliore per combattere il problema della sedentarietà postosi con l’obbligatorietà dell’istruzione, ponendosi subito, per le sue caratteristiche, come uno strumento educativo fondamentale, come dimostrano i tanti testi di ginnastica pubblicati in quegli anni.
Questo riconoscimento dell’importanza della ginnastica fu poi messo in crisi da coloro che, già a fine secolo, vollero anteporre alla ginnastica i cosiddetti “giochi inglesi”, mentre il ventennio fascista, con la sua vuota propaganda salutistica e le sue roboanti coreografie, ha lasciato alla cultura successiva solo la deformazione dell’immagine della ginnastica, facendo si che ancora oggi, nel vuoto culturale che caratterizza la nostra materia, parlare di ginnastica dia ancora “fastidio”.
Ma la ginnastica antecedente aveva studiato attrezzi, metodi ed ottenuto risultati evidenti nei confronti di quell’efficienza fisica così carente oggi, carenza che viene dal mondo medico senz’altro sottovalutata (si ritiene sufficiente muoversi). Noi vediamo anziani pieni di dolori, adulti incurvarsi ed indebolirsi precocemente, bambini che hanno perso ormai anche gli istinti motori più semplici, come il mettere le mani avanti quando si cade, lo stare aggrappat,i l’arrampicarsi e via dicendo.
E allora oggi bisognerebbe finalmente rendersi conto che le attività sportive non bastano, che manca a tutti i livelli una formazione fisica di base, che preveda tutti gli schemi motori di base che non sono solo il correre con un pallone ai piedi o il lancialo dentro ad un canestro o al di la di una rete, ma tutte le forme di corsa, tutte le forme di lanci, tutte le forme di salti (come l’oltrepassare un ostacolo, ad esempio) ma anche tutte le forme di arrampicata, la lotta, gli equilibri e via dicendo. Attività che l’ambiente naturale offrirebbe da sé, se ci fosse: ma non c’è più e allora deve essere sostituito in qualche modo, pena la progressiva perdita delle nostre capacità motorie e quindi la degenerazione ed il deterioramento precoce del nostro organismo.
La palestra con tutti gli attrezzi della ginnastica classica è in questo senso la risposta a questo problema, perché offre un ambiente stimolante, variegato e nel contempo sicuro, data la presenza in palestra sia di attrezzi protettivi (tappeti, tappetoni) che, soprattutto, di Maestri di Ginnastica preparati. Ma non si tratta solo di questo. Ricordo che in tutti i grandi maestri di ginnastica della storia è presente una finalità morale (che si riassume nel detto dell’Hebert “Essere forti per essere utili”)che dà ulteriore valenza alla Ginnastica, dandole un valore altamente sociale che si differenzia nettamente da quello insito nello Sport (superare i propri limiti) o nel cosiddetto fitness (lo star bene per se stessi).
Inoltre, la palestra costituisce un ambiente in cui bambini e ragazzi possono conoscere il pericolo ed imparare a valutarlo ed affrontarlo. Possono imparare e superare le proprie paure, imparando una lezione che è fondamentale nella vita, che è quella che senza forza di volontà e senza sacrifico non si arriva da nessuna parte, assaporando la gioia che può dare il superamento di quelli che si credevano i propri limiti. In questo modo si cresce, si diventa grandi, si diventa persone forti, autonome, libere:
Incontro: | 18/12/2013 |
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Rassegna: | Dialogare Insieme |
Titolo: | La "Questione Morale" |
Presentata da: | Alberto Ferraro |
Tradizione: | Studio Educazione Fisica |
Autore: | Cristina Baroni |
Opera: | Rivista Semestrale di Educazione Fisica e Ginnastica, Anno X Numero 1/2012 |