Ogni Arte e ogni Indagine, come pure ogni Azione e ogni scelta, a quanto si crede, persegue un qualche bene, e per questo il bene è stato definito, in modo appropriato, come ciò cui tutto tende. Ma appare evidente che vi è una certa differenza tra i fini: alcuni sono attività, altre sono opere che stanno al di la di quelle, e quando si danno dei fini al di la dell’azione, in questo caso le opere sono migliori dell’attività.
Diciamo che ogni conoscenza e scelta tende a un qualche tipo di bene, qual è quel bene che noi sosteniamo essere ciò che la politica persegue, cioè, qual è il bene pratico più alto. Ora, per quanto riguarda il nome vi è un accordo quasi completo nella maggioranza: sia la massa che le persone raffinate dicono che si chiama “felicità”.
Se la Felicità è attività secondo virtù, è ragionevole che lo sia secondo la più eccellente, e questa verrà a essere la virtù di ciò che è migliore. Quindi, o che l’intelletto sia ciò che è ritenuto comandare e dominare per natura e avere nozione delle cose belle e divine, o che sia qualcosa d’altro; o che l’intelletto stesso sia divino, o che sia la cosa più divina che è in noi, la sua attività secondo la virtù propria verrà a essere la Felicità Perfetta.
Incontro: | 28/11/2013 |
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Titolo: | La felicità |
Presentata da: | Alberto Ferraro |
Tradizione: | Studio Educazione Fisica |
Autore: | Aristotele |
Opera: | Gli scritti etici di Aristotele (libro primo e libro decimo, paragrafo 7) |
Tadotto da: | Carlo Natali |