Torna indietro
Radio Voce della Speranza

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso
Redazione: Marco Lazzeri
Telefono: 335.6415395
Pagina:
24/02/2018: Anno 2018 - Numero 04  File Pdf
Pubblicato il 23/02/2018
Venere di Laussel, scolpita in un bassorilievo e dipinta di ocra rossa - circa 20.000 anni fa.
Venere di Laussel, scolpita in un bassorilievo e dipinta di ocra rossa - circa 20.000 anni fa.
Care amiche e cari amici, lascio la parola a Laura per un suo secondo contributo sulla ricerca e la scoperta delle origini del cammino spirituale dell’Umanità. E’ impressionante il numero delle rappresentazioni della Dea Madre che dalla preistoria sono arrivate fino a noi; le più antiche risalgono a 500mila anni fa. Si tratta di pitture, incisioni e soprattutto statuette - oggetti votivi collocati presso gli altari e i focolari domestici, o nelle tombe. Numerosi archeologi, antropologi e mitologi hanno studiato le civiltà preistoriche che veneravano la Madre, e da questi studi emerge che erano società pacifiche, incentrate su un marcato collettivismo, i cui tratti sono simili ovunque nel mondo. Innanzitutto la Dea Madre era considerata immanente, non trascendente, e ciò garantiva l’eguaglianza sociale poiché tutto l’esistente, generato dal Suo grembo, era ritenuto ugualmente sacro; la Madre era ovunque, perciò la stessa venerazione era riservata non solo ad ogni essere umano, ma anche ad animali, alberi e piante, terra, acqua, fonti, laghi e colline, vento e fuoco. Non c’era contrapposizione tra vita mondana e spirituale, corpo e anima, natura e spirito, perché tutto era considerato ugualmente sacro; né tra bene e male, perché gli opposti erano visti complementari; non c’era alcuna censura morale dei piaceri sensoriali né della sessualità, che anzi era vissuta in modo del tutto libero e ritenuta la più alta espressione del sacro, sia come atto attraverso cui la Madre continuamente rigenera la vita, sia come mezzo di connessione con la dimensione misterica. La certezza della rinascita si basava sull’osservazione del perenne ritorno ciclico naturale non solo del giorno e la notte, delle stagioni, delle fasi solari e lunari, ma anche del nostro dormire e svegliarsi, crescere e invecchiare, dare inizio e terminare. La vita era custodita in ogni sua forma e aveva per compagna un’incredibile bellezza artistica, ogni arte era attentamente coltivata, compresa la scrittura (ad oggi ancora indecifrata). La donna era al centro del sacro, in quanto massima rappresentazione della Generatrice e della sua inesauribile forza di vita. Queste antichissime testimonianze evocano un inusuale senso di felicità, oggi perduto e dimenticato; ci mostrano un mondo che, pur nelle difficoltà della vita, era comunque pacifico, bello, lieto, solidale e sacro in ogni suo aspetto. All’inizio dell’epoca storica (4.000 a.C.), l’irruzione di popolazioni indoeuropee nomadi e patriarcali travolse la civiltà della Madre, rovesciandone tutti i simboli e i valori. Questi popoli adoravano un Dio violento, “del tuono e della guerra”, e lo imposero come nuova forma di culto. Anziché la forza generatrice di vita, fu adorato il più forte nel dare la morte, Colui che giudica, minaccia, condanna, punisce e uccide: insieme a Dio comparvero le armi, il denaro, la potente classe sacerdotale, la paura del Divino e degli altri uomini. Forse è giunto il momento di domandarci cosa intendiamo per civiltà, se le cosiddette società primitive fossero tanto più incivili della nostra, se ci sia stato un reale progresso dell’umanità, se perdere bellezza e felicità sia da considerarsi un’acquisizione spirituale, e soprattutto in che misura tutto questo sia legato al culto del Dio patriarcale. E’ forse il momento di fermarci sulle antiche immagini del mondo preistorico e chiederci cosa abbiamo perduto. Grazie a tutti. Laura Sabina Calvani [Leggi]
Care amiche e cari amici,

lascio la parola a Laura per un suo secondo contributo sulla ricerca e la scoperta delle origini del cammino spirituale dell’Umanità.

E’ impressionante il numero delle rappresentazioni della Dea Madre che dalla preistoria sono arrivate fino a noi; le più antiche risalgono a 500mila anni fa. Si tratta di pitture, incisioni e soprattutto statuette - oggetti votivi collocati presso gli altari e i focolari domestici, o nelle tombe.

Numerosi archeologi, antropologi e mitologi hanno studiato le civiltà preistoriche che veneravano la Madre, e da questi studi emerge che erano società pacifiche, incentrate su un marcato collettivismo, i cui tratti sono simili ovunque nel mondo. Innanzitutto la Dea Madre era considerata immanente, non trascendente, e ciò garantiva l’eguaglianza sociale poiché tutto l’esistente, generato dal Suo grembo, era ritenuto ugualmente sacro; la Madre era ovunque, perciò la stessa venerazione era riservata non solo ad ogni essere umano, ma anche ad animali, alberi e piante, terra, acqua, fonti, laghi e colline, vento e fuoco.

Non c’era contrapposizione tra vita mondana e spirituale, corpo e anima, natura e spirito, perché tutto era considerato ugualmente sacro; né tra bene e male, perché gli opposti erano visti complementari; non c’era alcuna censura morale dei piaceri sensoriali né della sessualità, che anzi era vissuta in modo del tutto libero e ritenuta la più alta espressione del sacro, sia come atto attraverso cui la Madre continuamente rigenera la vita, sia come mezzo di connessione con la dimensione misterica.

La certezza della rinascita si basava sull’osservazione del perenne ritorno ciclico naturale non solo del giorno e la notte, delle stagioni, delle fasi solari e lunari, ma anche del nostro dormire e svegliarsi, crescere e invecchiare, dare inizio e terminare.

La vita era custodita in ogni sua forma e aveva per compagna un’incredibile bellezza artistica, ogni arte era attentamente coltivata, compresa la scrittura (ad oggi ancora indecifrata). La donna era al centro del sacro, in quanto massima rappresentazione della Generatrice e della sua inesauribile forza di vita. Queste antichissime testimonianze evocano un inusuale senso di felicità, oggi perduto e dimenticato; ci mostrano un mondo che, pur nelle difficoltà della vita, era comunque pacifico, bello, lieto, solidale e sacro in ogni suo aspetto.

All’inizio dell’epoca storica (4.000 a.C.), l’irruzione di popolazioni indoeuropee nomadi e patriarcali travolse la civiltà della Madre, rovesciandone tutti i simboli e i valori. Questi popoli adoravano un Dio violento, “del tuono e della guerra”, e lo imposero come nuova forma di culto. Anziché la forza generatrice di vita, fu adorato il più forte nel dare la morte, Colui che giudica, minaccia, condanna, punisce e uccide: insieme a Dio comparvero le armi, il denaro, la potente classe sacerdotale, la paura del Divino e degli altri uomini.

Forse è giunto il momento di domandarci cosa intendiamo per civiltà, se le cosiddette società primitive fossero tanto più incivili della nostra, se ci sia stato un reale progresso dell’umanità, se perdere bellezza e felicità sia da considerarsi un’acquisizione spirituale, e soprattutto in che misura tutto questo sia legato al culto del Dio patriarcale. E’ forse il momento di fermarci sulle antiche immagini del mondo preistorico e chiederci cosa abbiamo perduto.

Grazie a tutti.

Laura Sabina Calvani [Chiudi]
Venere di Laussel, scolpita in un bassorilievo e dipinta di ocra rossa - circa 20.000 anni fa. (Foto: Wikipedia)
"Stando a una miriade di immagini sopravvissute nel lunghissimo periodo della preistoria umana, è il mistero sovrano e il potere creativo del Femminile come fonte di vita a manifestarsi ed evolversi nelle primissime esperienze religiose: la Grande Dea Madre che genera tutta la creazione dalla sacra oscurità del suo grembo, Colei che ha il potere cosmico di dare e togliere la vita, sempre in grado di rinnovarsi nell'ambito di un eterno ciclo di vita, morte e rinascita." (Marija Gimbutas)
10/02/2018: Anno 2018 - Numero 03  File Pdf
Pubblicato il 09/02/2018
Elli Michler.
Elli Michler.
TI AUGURO TEMPO Non ti auguro un dono qualsiasi, Ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa. Ti auguro tempo, per il tuo Fare e il tuo Pensare, non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri. Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre, ma tempo per essere contento. Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo, ti auguro tempo perché te ne resti: tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull’orologio. Ti auguro tempo per toccare le stelle e tempo per crescere, per maturare. Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare. Non ha più senso rimandare. Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono. Ti auguro tempo anche per perdonare. Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita. (ELLI MICHLER) Care amiche e amici, vi piace questa poesia? Il verso che mi ha fatto riflettere di più è forse quasi insignificante per molti ma a me ha dato un brivido... “Non ha più senso ri-mandare”. Per me un grido, l’ultima opportunità, l’ultima uscita dal labirinto, il risveglio dall’illusione, l’abbandono della vanità e del conflitto. Lo so, ripeto sempre le stesse cose, gli stessi concetti, vi sembrerò ormai scontato e noioso... lo credo, e lo sono perfino per me, figuratevi… Ma dov’è il cambiamento vero? Penso cosa questo significhi veramente… non ha più senso rimandare.. sono giunto alla prova dei fatti… tra due giorni compio 65 anni, quale consuntivo? Quale esperienza, quale servizio? Quali rabbie superate? Quali dolori lasciati alle spalle? Perdono per chi, per cosa? Dove? Per quanto? Non ha più senso rimandare. Non ha mai avuto un senso rimandare… a quando poi? Ora non ho tempo? Cosa è il tempo? A dopo significa “a mai più”. A quando sarà troppo tardi, a quando non ci sarà più tempo e rimarranno solo rimpianti e il dolore del non fatto, di ciò che non potrò più essere. La perdita del dono. Lo spreco del miracolo, non visto per disattenzione… Quali paure mi hanno fermato? Maledette paure, tigri di carta inconsistenti e terrorizzanti, gonfie di nulla. Ho ancora tempo ed è ora. Adesso. O ma più. Perché il domani è solo adesso. Adesso è il domani di ieri… Grazie a tutti. Marco [Leggi]
TI AUGURO TEMPO

Non ti auguro un dono qualsiasi,

Ti auguro soltanto quello che i più non hanno.

Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;

se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

Ti auguro tempo, per il tuo Fare e il tuo Pensare,

non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.

Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre,

ma tempo per essere contento.

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,

ti auguro tempo perché te ne resti:

tempo per stupirti e tempo per fidarti

e non soltanto per guardarlo sull’orologio.

Ti auguro tempo per toccare le stelle

e tempo per crescere, per maturare.

Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.

Non ha più senso rimandare.

Ti auguro tempo per trovare te stesso,

per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.

Ti auguro tempo anche per perdonare.

Ti auguro di avere tempo,

tempo per la vita.

(ELLI MICHLER)

Care amiche e amici,

vi piace questa poesia? Il verso che mi ha fatto riflettere di più è forse quasi insignificante per molti ma a me ha dato un brivido... “Non ha più senso ri-mandare”. Per me un grido, l’ultima opportunità, l’ultima uscita dal labirinto, il risveglio dall’illusione, l’abbandono della vanità e del conflitto. Lo so, ripeto sempre le stesse cose, gli stessi concetti, vi sembrerò ormai scontato e noioso... lo credo, e lo sono perfino per me, figuratevi… Ma dov’è il cambiamento vero? Penso cosa questo significhi veramente… non ha più senso rimandare.. sono giunto alla prova dei fatti… tra due giorni compio 65 anni, quale consuntivo? Quale esperienza, quale servizio? Quali rabbie superate? Quali dolori lasciati alle spalle? Perdono per chi, per cosa? Dove? Per quanto? Non ha più senso rimandare. Non ha mai avuto un senso rimandare… a quando poi? Ora non ho tempo? Cosa è il tempo? A dopo significa “a mai più”. A quando sarà troppo tardi, a quando non ci sarà più tempo e rimarranno solo rimpianti e il dolore del non fatto, di ciò che non potrò più essere. La perdita del dono. Lo spreco del miracolo, non visto per disattenzione… Quali paure mi hanno fermato? Maledette paure, tigri di carta inconsistenti e terrorizzanti, gonfie di nulla. Ho ancora tempo ed è ora. Adesso. O ma più. Perché il domani è solo adesso. Adesso è il domani di ieri…

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Elli Michler.
"La farfalla non dispone di mesi, ma di attimi. E il tempo le basta." (Rabindranath Tagore)
Allegati Allegati: Zefiro.2018.03
27/01/2018: Anno 2018 - Numero 02  
Pubblicato il 09/02/2018
Venere di Brassempouy, 25.000 a.C., statuetta in avorio.
Venere di Brassempouy, 25.000 a.C., statuetta in avorio.
Care amiche e amici, lascio oggi la parola a Laura Sabina Calvani. Ci hanno fatto credere che Dio esista dall’eternità, immutabile, infinito; ma questa idea è falsa, in realtà Dio è comparso sulla nostra Terra soltanto poche migliaia di anni fa, prima di allora non esisteva da nessuna parte. Prima, e per un tempo lunghissimo (almeno 36mila anni, ma in realtà non si conosce il suo inizio, perché si perde nella preistoria) si onorava la Grande Madre di tutti, ed erano le donne le sue Sacerdotesse. Così come allora, ancora oggi nelle poche e piccole società matriarcali rimaste, sparse per i continenti, i princìpi predominanti sono l’eguaglianza tra tutti gli esseri, la cura reciproca, l’economia del dono, la volontà di agire sempre in modo pacifico; questi princìpi sono centrati attorno al culto della Grande Madre, immanente in tutto ciò che esiste. Antichi miti di vari continenti raccontano di come un giorno Dio venne, uccise e smembrò la Grande Madre, ne prese il posto; questi miti spesso si concludono dicendo che, se mai in futuro tutte le membra della Grande Madre saranno ricomposte, allora tornerà la pace sulla terra. Il Dio maschile ha voluto esprimersi attraverso il genere maschile, stabilendo una precisa gerarchia con Lui stesso in cima, affermandosi onnipotente, onnisciente, unico su tutto il resto: “Non avrai altro Dio all’infuori di Me”, o addirittura “Non esiste altro all’infuori di Me”. Vuole essere ubbidito e implorato, considerato misericordioso, ma in realtà è una forza distruttiva, una vera e propria catastrofe planetaria ben resa dalle parole della Bibbia, nel Libro di Isaia (13, 5-6) : “Vengono da un luogo lontano, dall’estremità dell’orizzonte, Jahveh e gli strumenti della sua collera, per distruggere tutta la terra. Urlate, perché vicino è il giorno di Jahveh, esso viene come una devastazione dell’Onnipotente”. Possiamo dire che l’avvento di Dio sia stata l’unica vera, grande e terribile rivoluzione che l’intera umanità ha vissuto, dove tutti i princìpi delle società femminili sono stati rovesciati: anziché preservare la pace e l’eguaglianza, nell’epoca di Dio si è affermata una gerarchia spietata che riconosce solo il potere del più forte o del più ricco, attraverso l’acquisizione sfrenata e cieca di ricchezze e potere, nella più completa incuranza degli altri, nella devastazione della natura; da allora è un susseguirsi ininterrotto di guerre e tragedie umane, mentre restano inascoltati i bisogni di tutto ciò che è ritenuto inferiore e perciò disprezzato e sfruttato, se non massacrato e spento. Soprattutto si è impedita l’espressione dell’originaria spiritualità femminile, che oggi tuttavia sta lentamente risorgendo; anziché essere suddivisa in tante religioni in eterno e insolubile conflitto fra loro, la spiritualità femminile è condivisa da tutte le donne in tutti i continenti: riconosce come origine dell’universo la Grande Madre, che genera e rigenera attraverso i cinque elementi, si prende cura di tutto in modo uguale, senza stabilire differenze o priorità. La spiritualità femminile si basa sull’affetto, il rispetto e la sacralità di tutto l’esistente. Se le donne riusciranno a ricomporre le membra della Madre, allora tornerà la civiltà e la pace su questa terra. Grazie a tutti. Laura Sabina Calvani [Leggi]
Care amiche e amici,

lascio oggi la parola a Laura Sabina Calvani.



Ci hanno fatto credere che Dio esista dall’eternità, immutabile, infinito; ma questa idea è falsa, in realtà Dio è comparso sulla nostra Terra soltanto poche migliaia di anni fa, prima di allora non esisteva da nessuna parte. Prima, e per un tempo lunghissimo (almeno 36mila anni, ma in realtà non si conosce il suo inizio, perché si perde nella preistoria) si onorava la Grande Madre di tutti, ed erano le donne le sue Sacerdotesse. Così come allora, ancora oggi nelle poche e piccole società matriarcali rimaste, sparse per i continenti, i princìpi predominanti sono l’eguaglianza tra tutti gli esseri, la cura reciproca, l’economia del dono, la volontà di agire sempre in modo pacifico; questi princìpi sono centrati attorno al culto della Grande Madre, immanente in tutto ciò che esiste.

Antichi miti di vari continenti raccontano di come un giorno Dio venne, uccise e smembrò la Grande Madre, ne prese il posto; questi miti spesso si concludono dicendo che, se mai in futuro tutte le membra della Grande Madre saranno ricomposte, allora tornerà la pace sulla terra.

Il Dio maschile ha voluto esprimersi attraverso il genere maschile, stabilendo una precisa gerarchia con Lui stesso in cima, affermandosi onnipotente, onnisciente, unico su tutto il resto: “Non avrai altro Dio all’infuori di Me”, o addirittura “Non esiste altro all’infuori di Me”. Vuole essere ubbidito e implorato, considerato misericordioso, ma in realtà è una forza distruttiva, una vera e propria catastrofe planetaria ben resa dalle parole della Bibbia, nel Libro di Isaia (13, 5-6) : “Vengono da un luogo lontano, dall’estremità dell’orizzonte, Jahveh e gli strumenti della sua collera, per distruggere tutta la terra. Urlate, perché vicino è il giorno di Jahveh, esso viene come una devastazione dell’Onnipotente”.

Possiamo dire che l’avvento di Dio sia stata l’unica vera, grande e terribile rivoluzione che l’intera umanità ha vissuto, dove tutti i princìpi delle società femminili sono stati rovesciati: anziché preservare la pace e l’eguaglianza, nell’epoca di Dio si è affermata una gerarchia spietata che riconosce solo il potere del più forte o del più ricco, attraverso l’acquisizione sfrenata e cieca di ricchezze e potere, nella più completa incuranza degli altri, nella devastazione della natura; da allora è un susseguirsi ininterrotto di guerre e tragedie umane, mentre restano inascoltati i bisogni di tutto ciò che è ritenuto inferiore e perciò disprezzato e sfruttato, se non massacrato e spento.

Soprattutto si è impedita l’espressione dell’originaria spiritualità femminile, che oggi tuttavia sta lentamente risorgendo; anziché essere suddivisa in tante religioni in eterno e insolubile conflitto fra loro, la spiritualità femminile è condivisa da tutte le donne in tutti i continenti: riconosce come origine dell’universo la Grande Madre, che genera e rigenera attraverso i cinque elementi, si prende cura di tutto in modo uguale, senza stabilire differenze o priorità. La spiritualità femminile si basa sull’affetto, il rispetto e la sacralità di tutto l’esistente.

Se le donne riusciranno a ricomporre le membra della Madre, allora tornerà la civiltà e la pace su questa terra.

Grazie a tutti.

Laura Sabina Calvani [Chiudi]
Venere di Brassempouy, 25.000 a.C., statuetta in avorio.
"In principio era Iside: la più Antica tra le Antiche, era Lei la Dea da cui tutto il Divenire sorse." ("Testo rinvenuto a Tebe (Egitto), XIV secolo a.C.")
Allegati Allegati: Zefiro.2018.02
13/01/2018: Anno 2018 - Numero 01  File Pdf
Pubblicato il 09/02/2018
La casa sull'albero.
La casa sull'albero.
Care amiche e amici, chi in tenera età non ha mai desiderato una casa sull’albero? Un rifugio protetto da tutti, un piccolo regno inaccessibile a estranei ostili, nascosto, sicuro, totalmente suo, dove nascondere e conservare i sogni e i loro abitanti. La casa, nel senso più intimo, esclusivo, privato, per fuggire da un mondo che non riconosco mio, dove cercare un’identità ancora sconosciuta e nello stesso tempo esporla con orgoglio – come se si fosse già trovata - a chi non me la riconosce, a chi continua a dileggiarmi, a considerarmi inadeguato. Scappo! E adesso prendetemi se siete capaci… qui non ci arriverete. Qui sono tranquillo, questa è la casa dei miei sogni… Dove posso essere ancora piccolo, e sentirmi già grande. Poi il tempo fa il suo lavoro lento, prezioso e inesorabile. E con il tempo cambia tutto e stare asserragliati in un luogo troppo comodo e isolato dal mondo diventa una distorsione della vita, in qualche modo una truffa della ragione misteriosa per la quale esisto. Si scopre che essere legati alla vita significa viverla nel modo più consapevole e molto spesso purtroppo scomodo e faticoso. Questo tempo attuale nel quale la nostra vita si dipana non è facile e lo sappiamo tutti bene, credo sia anche e proprio per questo una grande opportunità per applicarci con il cuore, la spiritualità e la mente cosciente ad affrontare problemi enormi che forse l’umanità non ha mai avuto in forma così eterogenea, drammatica e simultanea. E’ un mondo trasfigurato, diventato altro da come era quando ero bambino, adesso i dominanti non ci vogliono persone ma clienti, non soggetti ma consumatori, non ci sono servizi al cittadino ma prodotti a pagamento, non diritti di cittadinanza ma privilegi elargiti secondo strategie commerciali e alla capacità di acquisto. La meditazione, la coscienza di noi e il cammino spirituale (e non solo loro) contribuiscono alla possibilità di rimpiazzare tutto questo con un mondo diverso, la possibilità di progettare un Nuovo Umanesimo che ribalti questa caduta nella materialità e nell’avidità superba e dispotica. Come leggo in un aforisma di Rita Levi di Montalcini, rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore e uniche coloro che usano entrambi. Lo sforzo di elaborazione della mia vita dovrebbe tendere a entrambi questi obiettivi, avere entrambe queste mete, tra di loro armonizzate e accordate come uno strumento musicale. Sul una balena arenata sull’isola di Sotra, vicino a Bergen, è stata eseguita un’autopsia. Nello stomaco aveva 30 sacchetti di plastica. Quanta plastica c’è nel mio animo? Quanto inquinamento da pubblicità e vanità indotta si nasconde dentro il mio essere? Sotto quanti starati di sedimento è nascosta la mia vera natura? Che cosa ho dimenticato di me? Non lasciamoci abbandonare a sogni inconsistenti e frivoli che alienano e non realizzano niente, facciamo sì che con il servizio nella spiritualità e l’impegno consapevole possiamo far sì che si realizzi un mondo … di sogno! C’è bisogno di tutti. Tu, io e tanti siamo non solo importanti, siamo indispensabili e da qui nasce la responsabilità di ciascuno… Molti dicono in qualche modo che siamo in una sorta di guerra ed è proprio in momenti di crisi come questi che le persone danno il loro peggio o il loro meglio, secondo ciò che hanno dentro … Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

chi in tenera età non ha mai desiderato una casa sull’albero? Un rifugio protetto da tutti, un piccolo regno inaccessibile a estranei ostili, nascosto, sicuro, totalmente suo, dove nascondere e conservare i sogni e i loro abitanti. La casa, nel senso più intimo, esclusivo, privato, per fuggire da un mondo che non riconosco mio, dove cercare un’identità ancora sconosciuta e nello stesso tempo esporla con orgoglio – come se si fosse già trovata - a chi non me la riconosce, a chi continua a dileggiarmi, a considerarmi inadeguato. Scappo! E adesso prendetemi se siete capaci… qui non ci arriverete. Qui sono tranquillo, questa è la casa dei miei sogni… Dove posso essere ancora piccolo, e sentirmi già grande.

Poi il tempo fa il suo lavoro lento, prezioso e inesorabile. E con il tempo cambia tutto e stare asserragliati in un luogo troppo comodo e isolato dal mondo diventa una distorsione della vita, in qualche modo una truffa della ragione misteriosa per la quale esisto. Si scopre che essere legati alla vita significa viverla nel modo più consapevole e molto spesso purtroppo scomodo e faticoso.

Questo tempo attuale nel quale la nostra vita si dipana non è facile e lo sappiamo tutti bene, credo sia anche e proprio per questo una grande opportunità per applicarci con il cuore, la spiritualità e la mente cosciente ad affrontare problemi enormi che forse l’umanità non ha mai avuto in forma così eterogenea, drammatica e simultanea. E’ un mondo trasfigurato, diventato altro da come era quando ero bambino, adesso i dominanti non ci vogliono persone ma clienti, non soggetti ma consumatori, non ci sono servizi al cittadino ma prodotti a pagamento, non diritti di cittadinanza ma privilegi elargiti secondo strategie commerciali e alla capacità di acquisto. La meditazione, la coscienza di noi e il cammino spirituale (e non solo loro) contribuiscono alla possibilità di rimpiazzare tutto questo con un mondo diverso, la possibilità di progettare un Nuovo Umanesimo che ribalti questa caduta nella materialità e nell’avidità superba e dispotica.

Come leggo in un aforisma di Rita Levi di Montalcini, rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore e uniche coloro che usano entrambi. Lo sforzo di elaborazione della mia vita dovrebbe tendere a entrambi questi obiettivi, avere entrambe queste mete, tra di loro armonizzate e accordate come uno strumento musicale.

Sul una balena arenata sull’isola di Sotra, vicino a Bergen, è stata eseguita un’autopsia. Nello stomaco aveva 30 sacchetti di plastica. Quanta plastica c’è nel mio animo? Quanto inquinamento da pubblicità e vanità indotta si nasconde dentro il mio essere? Sotto quanti starati di sedimento è nascosta la mia vera natura? Che cosa ho dimenticato di me?

Non lasciamoci abbandonare a sogni inconsistenti e frivoli che alienano e non realizzano niente, facciamo sì che con il servizio nella spiritualità e l’impegno consapevole possiamo far sì che si realizzi un mondo … di sogno!

C’è bisogno di tutti. Tu, io e tanti siamo non solo importanti, siamo indispensabili e da qui nasce la responsabilità di ciascuno…

Molti dicono in qualche modo che siamo in una sorta di guerra ed è proprio in momenti di crisi come questi che le persone danno il loro peggio o il loro meglio, secondo ciò che hanno dentro …

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
La casa sull'albero.
"Non sognate, ma invece realizzate imprese che fanno sognare." (Paolo Coccheri)
09/12/2017: Anno 2017 - Numero 16  File Pdf
Pubblicato il 08/12/2017
Lettere e messaggi.
Lettere e messaggi.
Care amiche e amici, negli ultimi due numeri del notiziario ho chiesto un vostro parere o un commento. Per me è molto importante condividere, lasciare parola agli altri… capisco che abbiamo tutti da fare tante cose e non c’è mai tempo, ma è anche vero che se ce n’è troppo poco è arrivato il momento di potare qualcosa, di far respirare la pianta. Nessun giudizio ovviamente, al solito penso alla mia situazione. Riporto sotto i commenti che ho ricevuto, citando solo il nome dell’autore per riservatezza. Non importa la lunghezza del commento o la sapienzialità. Nello Zefiro non credo che la troviate. Importa desiderare di esserci con cuore lieto e puro, senza fronzoli o desiderio di apparire. Portare il proprio contributo in termini di presenza. Di testimonianza. Ognuno che riceve il notiziario ha fatto una scelta chiedendomi di inviarglielo, quando dopo l’estate ho chiesto l’adesione. Ha espresso un desiderio, un segno. Ho scoperto che tante persone desiderano ricevere notizie dalla Comunità e riguardo alle tradizioni che operano in città, perché lo desiderano, non solo perché gli arriva una mail. E’ la differenza che c’è tra essere presenti, vigili ed essere distratti, come se la vita fosse di un altro e non mia. Le cose che propongo sono solo piccoli spunti, inviti a riflessioni, non sono in alcun modo un insegnamento e non lo vogliono essere. Non sarei io. Mi interessa invece camminare sentendo che sono con altri, senza progetti grandiosi, senza vanagloria, condividendo. Tutti abbiamo una vita (alcune volte faticosa) da far andare avanti, altre persone da accudire e da seguire, bisogni, necessità da assolvere in un mondo che spesso è ostile e indifferente, se non peggio. Sentiamo il bisogno di cercare qualcosa di nuovo, alcuni parlano della necessità di un Nuovo Umanesimo che rimetta l’umano al centro e dove ci si prenda più cura della vita piuttosto che del profitto, dove il cinismo, la competizione di tutti contro tutti possa essere sostituita dalla collaborazione dove ognuno dà quello che ha senza pigrizia, senza tornaconto, senza avarizia e ovviamente senza sdraiarsi sulle spalle degli altri. Ho il mio peso, lo porto sulle mie gambe, ma desidererei vivere in un mondo che mi soccorresse se non ce la faccio, perché anche io ho un valore, proprio come tutti gli altri. Mi curo del prossimo come il prossimo si cura di me. Senza polizze assicurative o ministeri della felicità, ma con presenza umana reciproca, con amore direbbe qualcuno che ha capito. Un nuovo modo di vedere l’aspetto materiale dell’esistenza - che c’è ed è importante – ma che ha senso solo se può dare spinta alla crescita della parte interiore e spirituale. Adoperarsi nell’interesse economico senza ideali di fraternità o di servizio è come vivere senza un vero perché, senza una prospettiva, direi quasi escatologica. Alla fine rimane poco, perché non c’è un fine. L’accumulo di ricchezza porta alla solitudine, all’inaridimento interiore e a vedere l’altro come minaccia, piuttosto che come una preziosa opportunità o un amico. Ecco i messaggi. Gabriele: Per me la cosa più importante è la consapevolezza, se osserviamo con cuore puro la nostra vita ci rendiamo conto che ogni cosa avviene per il nostro bene e abbiamo sempre tutto ciò che ci serve veramente, ma siamo spesso ingannati dalla nostra mente che per sua natura mente. E’ probabile che abbia detto una bischerata e che la mia mente mi abbia ingannato. Costanza: Grazie Marco!!! Bernardo: marco grazie amico mio Michelangelo: D'accordo con Marco. C'è il silenzio dell' ascolto e quello omissivo. Vale quanto la parola che l' ha preparato. Il silenzio stupito di chi ha un mondo nel cuore e “non riesce a descriverlo con le parole”. Cristina: trovate il testo di Cristina nell’allegato “Riflessioni”. Giuseppe: il mio contributo è un distico di Catone (I,10): “A tutti è data una lingua, a pochi saggezza” (sermo datur cunctis, animi sapientia paucis). Pina: Buona sera Marco, belle domande...cos'è la via? E dove ci porta, per quali territori? Concetti, memorie, riflessi del già conosciuto si affollano alla mente, quindi li scarto. Rimane silenzio, mistero, assenza di concetti, puro esperire, dimenticarsi di se, servizio. Lo sintetizzo in “bene”, ma non so cosa sia ne come definirlo, ma non ha importanza, non ha alcuna importanza. E l'ego che fa? si mette a cercare, e quel cercare, che poi dimentica l'ego, è anch'esso la via. Giorgia: Ho condiviso la tua riflessione con Lorenzo, visto che stasera vedremo "La scuola di Barbiana". Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

negli ultimi due numeri del notiziario ho chiesto un vostro parere o un commento. Per me è molto importante condividere, lasciare parola agli altri… capisco che abbiamo tutti da fare tante cose e non c’è mai tempo, ma è anche vero che se ce n’è troppo poco è arrivato il momento di potare qualcosa, di far respirare la pianta. Nessun giudizio ovviamente, al solito penso alla mia situazione.

Riporto sotto i commenti che ho ricevuto, citando solo il nome dell’autore per riservatezza.

Non importa la lunghezza del commento o la sapienzialità. Nello Zefiro non credo che la troviate. Importa desiderare di esserci con cuore lieto e puro, senza fronzoli o desiderio di apparire. Portare il proprio contributo in termini di presenza. Di testimonianza. Ognuno che riceve il notiziario ha fatto una scelta chiedendomi di inviarglielo, quando dopo l’estate ho chiesto l’adesione. Ha espresso un desiderio, un segno. Ho scoperto che tante persone desiderano ricevere notizie dalla Comunità e riguardo alle tradizioni che operano in città, perché lo desiderano, non solo perché gli arriva una mail. E’ la differenza che c’è tra essere presenti, vigili ed essere distratti, come se la vita fosse di un altro e non mia.

Le cose che propongo sono solo piccoli spunti, inviti a riflessioni, non sono in alcun modo un insegnamento e non lo vogliono essere. Non sarei io. Mi interessa invece camminare sentendo che sono con altri, senza progetti grandiosi, senza vanagloria, condividendo. Tutti abbiamo una vita (alcune volte faticosa) da far andare avanti, altre persone da accudire e da seguire, bisogni, necessità da assolvere in un mondo che spesso è ostile e indifferente, se non peggio. Sentiamo il bisogno di cercare qualcosa di nuovo, alcuni parlano della necessità di un Nuovo Umanesimo che rimetta l’umano al centro e dove ci si prenda più cura della vita piuttosto che del profitto, dove il cinismo, la competizione di tutti contro tutti possa essere sostituita dalla collaborazione dove ognuno dà quello che ha senza pigrizia, senza tornaconto, senza avarizia e ovviamente senza sdraiarsi sulle spalle degli altri. Ho il mio peso, lo porto sulle mie gambe, ma desidererei vivere in un mondo che mi soccorresse se non ce la faccio, perché anche io ho un valore, proprio come tutti gli altri. Mi curo del prossimo come il prossimo si cura di me. Senza polizze assicurative o ministeri della felicità, ma con presenza umana reciproca, con amore direbbe qualcuno che ha capito. Un nuovo modo di vedere l’aspetto materiale dell’esistenza - che c’è ed è importante – ma che ha senso solo se può dare spinta alla crescita della parte interiore e spirituale. Adoperarsi nell’interesse economico senza ideali di fraternità o di servizio è come vivere senza un vero perché, senza una prospettiva, direi quasi escatologica. Alla fine rimane poco, perché non c’è un fine. L’accumulo di ricchezza porta alla solitudine, all’inaridimento interiore e a vedere l’altro come minaccia, piuttosto che come una preziosa opportunità o un amico.

Ecco i messaggi.

Gabriele: Per me la cosa più importante è la consapevolezza, se osserviamo con cuore puro la nostra vita ci rendiamo conto che ogni cosa avviene per il nostro bene e abbiamo sempre tutto ciò che ci serve veramente, ma siamo spesso ingannati dalla nostra mente che per sua natura mente. E’ probabile che abbia detto una bischerata e che la mia mente mi abbia ingannato.

Costanza: Grazie Marco!!!

Bernardo: marco grazie amico mio

Michelangelo: D'accordo con Marco. C'è il silenzio dell' ascolto e quello omissivo. Vale quanto la parola che l' ha preparato. Il silenzio stupito di chi ha un mondo nel cuore e “non riesce a descriverlo con le parole”.

Cristina: trovate il testo di Cristina nell’allegato “Riflessioni”.

Giuseppe: il mio contributo è un distico di Catone (I,10): “A tutti è data una lingua, a pochi saggezza” (sermo datur cunctis, animi sapientia paucis).

Pina: Buona sera Marco, belle domande...cos'è la via? E dove ci porta, per quali territori? Concetti, memorie, riflessi del già conosciuto si affollano alla mente, quindi li scarto. Rimane silenzio, mistero, assenza di concetti, puro esperire, dimenticarsi di se, servizio. Lo sintetizzo in “bene”, ma non so cosa sia ne come definirlo, ma non ha importanza, non ha alcuna importanza. E l'ego che fa? si mette a cercare, e quel cercare, che poi dimentica l'ego, è anch'esso la via.

Giorgia: Ho condiviso la tua riflessione con Lorenzo, visto che stasera vedremo "La scuola di Barbiana".

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Lettere e messaggi.
"La beatitudine è lo scopo di Dio per l'umanità; ottieni questo bene supremo per te stesso innanzitutto, affinché tu possa distribuirlo interamente ai tuoi simili." (Sri Aurobindo)
Allegati Allegati: Zefiro.2017.16
Pagina:
Tutte le immagini utilizzate negli articoli hanno il copyright scaduto o sono state distribuite liberamente in internet dagli autori (quando appurabile) o sono state prelevate e utilizzate nei limiti previsti dalla legge per le porzioni di opere a fine di commento/critica senza fine di lucro. Se un'immagine risultasse di vostra proprietà e voleste rimuoverla: contattatemi, dimostratemene la paternità e io la rimuoverò.
Comunità di Meditazione Interreligiosa Fiorentina
Email: cmif@altervista.org
Sito web: cmif.altervista.org
Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
Powered by Yii Framework.
Secured with Rights version 1.3.0.