Torna indietro
Radio Voce della Speranza

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso
Redazione: Marco Lazzeri
Telefono: 335.6415395
Pagina:
20/05/2017: Anno 2017 - Numero 09  File Pdf
Pubblicato il 19/05/2017
Quale futuro?.
Quale futuro?.
Care amiche e amici, leggendo questa frase sembra di sentire persone piuttosto anziane che non si rapportano bene con un mondo troppo diverso da quello per loro una volta consueto … e invece questa frase non è di ottantenni attempati bensì dei loro nipoti. Sono una persona che ama la meditazione, il silenzio, l’etica. Pertanto la domanda “Quale futu-ro?” mi riguarda? Temo di sì… e poiché sono in un cammino di consapevolezza, credo che mi riguardi ancor più. L’aspetto esistenziale della vita non coincide necessariamente con un per-corso spirituale il quale possa anche tendere a una visione mistica dell’esistenza, ma la so-pravvivenza non solo della specie umana, ma del vivente in generale mi riguarda. E mi riguarda ciò che può trasformare così radicalmente quanto è della vita e del modo in cui adesso vivo da renderlo diverso nei suoi presupposti e nelle sue basi fondanti. Se cambiano i presupposti della vita per come la conosco mi troverò alieno in casa mia che è diventata altro da quello per cui sono stato progettato, adattato, realizzato o evoluto che dir si voglia. Sarò altro in un mondo che non è il mio. E questa possibilità è purtroppo reale, alle porte. Per questo il futuro che gli umani possono attendersi oggi non è come quello che potevano at-tendersi i miei nonni, o addirittura i miei genitori. Sono, e credo lo siamo tutti, sulla soglia di una porta e forse l’abbiamo già oltrepassata. Uno di quei tornelli girevoli che permette facilmente il passaggio ma che non consente di tornare indietro. Una volta entrato sono al di là e lì resto. Se sono stato sospinto o strattonato a entrare, il risultato non cambia, e se mi troverò in difficoltà sarà solo peggio per me. E’ una situazione di quelle in cui o ci pensa prima o si deve far fronte per necessità e non per scelta a quanto sarà. Non sono chiaro? Non mi sto facendo comprendere? Forse nella lettura non si capisce dove vada a parare… Lascerò delle indicazioni di dove andare a cercare per potercene fare tutti un’idea con la propria testa. Vi riporto sotto un paio di articoli come esempio di futuri possibili. Articoli dove prendono la parola scienziati di fama mondiale, delle Università più famose, considerati tra i più avanzati del pianeta, anche ricercatori in cerca di fama tramite esperimenti improbabili ma non per questo meno inquietanti. Articoli come questi ce ne sono a centinaia in ogni campo e vanno al di là delle fantasie più fervide. Robotica con intelligenza artificiale in grado di percepire se stessa e di auto progettarsi, biotec-nologie, nanotecnologie, nuove frontiere della fisica quantistica, armi atomiche di nuova gene-razione, miniaturizzazione di sistemi complessi con reti neurali, realtà aumentata, organismi biologici artificiali, e tanto altro ancora… ma che roba è? … ma dove è? Chi la usa? Un esempio: pensate agli anni ’50 in cui non si conosceva la plastica e viene un tipo che ve ne parla. E noi? Ora questo tipo ci sta parlando del “grafene”…. E di molto di più. E noi? Un corsa senza misura, ad una velocità mai supposta prima dall’umanità. Mai prima d’ora. E se praticamente niente sarà più come prima, quale futuro avrò? Dove sono adesso? Aggiungo un importante contributo del mio amico Alessio: Sul futuro si può dire tutto come hai sottolineato tu nell’articolo. A me inquieta un aspetto che forse prima, nelle generazioni precedenti, non c’era, ossia la programmazione dall’alto, di una élite che nessuno ha scelto, che nessuno conosce, che nessuno sa quale volto abbia, che si mette a tavolino e disegna un futuro dai cui piani noi siamo estromessi, come di un umanità che esiste sulla carta, tipo Risiko o mono-poli, o giochi di ruolo, e con cui si può tracciare un futuro che esiste solo su quei tavoli e non nella realtà. Mi spiego, prima potevano esserci delle crisi economiche derivate da fattori reali, come petrolio, siccità, inflazioni, svalutazioni, ecc. … adesso creano inesistenti crisi finanziare per assoggettare interi popoli alle banche, o programmano lo spostamento di milioni di individui in determinate aree del pianeta per modificare l’identità della popolazione stessa, o creano una falsa realtà unidirezionale tramite l’utilizzo dei mass media che sono in mano a poche persone appartenenti alla stessa élite. Ecco un futuro che non nasce da un passato, ma nasce dal futu-ro. Da una futuribile élite che si è autoproclamata tale tramite l’utilizzo dei mass media per condizionare le menti della gente e piegarne il volere . E ancora dal mio amico Silvio: LA BELLEZZA SALVERA' IL MONDO. Perché c'è un linguaggio che travalica le frontiere, le culture, le differenze culturali: l'arte. Arte che può essere anche musica, come pittura, o architettura. Comunque e sempre euritmia, equilibrio, proposta. E riflessione. Mi posso entusiasmare davanti a una musica ugandese, a degli ukiyoe giapponesi, a delle scul-ture azteche... E' la bellezza il minimo comune denominatore. Personalmente non so pensarmi “senza”: senza quadri in casa (e ne ho appesi 186), senza Beethoven e Ciaikovski, senza fantasie che costruiscono storie e miti su quei puntini appesi in cielo che menti colte chiamano “costellazioni”. Allora sì: la bellezza. Che è la bellezza del Chianti, delle Crete Senesi. Che è un andare in giro in ordine, con la mente aperta a ricevere. E per ricevere bisogna ascoltare. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

leggendo questa frase sembra di sentire persone piuttosto anziane che non si rapportano bene con un mondo troppo diverso da quello per loro una volta consueto … e invece questa frase non è di ottantenni attempati bensì dei loro nipoti.

Sono una persona che ama la meditazione, il silenzio, l’etica. Pertanto la domanda “Quale futu-ro?” mi riguarda? Temo di sì… e poiché sono in un cammino di consapevolezza, credo che mi riguardi ancor più. L’aspetto esistenziale della vita non coincide necessariamente con un per-corso spirituale il quale possa anche tendere a una visione mistica dell’esistenza, ma la so-pravvivenza non solo della specie umana, ma del vivente in generale mi riguarda. E mi riguarda ciò che può trasformare così radicalmente quanto è della vita e del modo in cui adesso vivo da renderlo diverso nei suoi presupposti e nelle sue basi fondanti. Se cambiano i presupposti della vita per come la conosco mi troverò alieno in casa mia che è diventata altro da quello per cui sono stato progettato, adattato, realizzato o evoluto che dir si voglia. Sarò altro in un mondo che non è il mio. E questa possibilità è purtroppo reale, alle porte.

Per questo il futuro che gli umani possono attendersi oggi non è come quello che potevano at-tendersi i miei nonni, o addirittura i miei genitori. Sono, e credo lo siamo tutti, sulla soglia di una porta e forse l’abbiamo già oltrepassata. Uno di quei tornelli girevoli che permette facilmente il passaggio ma che non consente di tornare indietro. Una volta entrato sono al di là e lì resto. Se sono stato sospinto o strattonato a entrare, il risultato non cambia, e se mi troverò in difficoltà sarà solo peggio per me. E’ una situazione di quelle in cui o ci pensa prima o si deve far fronte per necessità e non per scelta a quanto sarà.

Non sono chiaro? Non mi sto facendo comprendere? Forse nella lettura non si capisce dove vada a parare…

Lascerò delle indicazioni di dove andare a cercare per potercene fare tutti un’idea con la propria testa. Vi riporto sotto un paio di articoli come esempio di futuri possibili. Articoli dove prendono la parola scienziati di fama mondiale, delle Università più famose, considerati tra i più avanzati del pianeta, anche ricercatori in cerca di fama tramite esperimenti improbabili ma non per questo meno inquietanti. Articoli come questi ce ne sono a centinaia in ogni campo e vanno al di là delle fantasie più fervide.

Robotica con intelligenza artificiale in grado di percepire se stessa e di auto progettarsi, biotec-nologie, nanotecnologie, nuove frontiere della fisica quantistica, armi atomiche di nuova gene-razione, miniaturizzazione di sistemi complessi con reti neurali, realtà aumentata, organismi biologici artificiali, e tanto altro ancora… ma che roba è? … ma dove è? Chi la usa? Un esempio: pensate agli anni ’50 in cui non si conosceva la plastica e viene un tipo che ve ne parla. E noi? Ora questo tipo ci sta parlando del “grafene”…. E di molto di più. E noi?

Un corsa senza misura, ad una velocità mai supposta prima dall’umanità. Mai prima d’ora. E se praticamente niente sarà più come prima, quale futuro avrò? Dove sono adesso?

Aggiungo un importante contributo del mio amico Alessio: Sul futuro si può dire tutto come hai sottolineato tu nell’articolo. A me inquieta un aspetto che forse prima, nelle generazioni precedenti, non c’era, ossia la programmazione dall’alto, di una élite che nessuno ha scelto, che nessuno conosce, che nessuno sa quale volto abbia, che si mette a tavolino e disegna un futuro dai cui piani noi siamo estromessi, come di un umanità che esiste sulla carta, tipo Risiko o mono-poli, o giochi di ruolo, e con cui si può tracciare un futuro che esiste solo su quei tavoli e non nella realtà. Mi spiego, prima potevano esserci delle crisi economiche derivate da fattori reali, come petrolio, siccità, inflazioni, svalutazioni, ecc. … adesso creano inesistenti crisi finanziare per assoggettare interi popoli alle banche, o programmano lo spostamento di milioni di individui in determinate aree del pianeta per modificare l’identità della popolazione stessa, o creano una falsa realtà unidirezionale tramite l’utilizzo dei mass media che sono in mano a poche persone appartenenti alla stessa élite. Ecco un futuro che non nasce da un passato, ma nasce dal futu-ro. Da una futuribile élite che si è autoproclamata tale tramite l’utilizzo dei mass media per condizionare le menti della gente e piegarne il volere .

E ancora dal mio amico Silvio:

LA BELLEZZA SALVERA' IL MONDO. Perché c'è un linguaggio che travalica le frontiere, le culture, le differenze culturali: l'arte.

Arte che può essere anche musica, come pittura, o architettura. Comunque e sempre euritmia, equilibrio, proposta. E riflessione.

Mi posso entusiasmare davanti a una musica ugandese, a degli ukiyoe giapponesi, a delle scul-ture azteche...

E' la bellezza il minimo comune denominatore.

Personalmente non so pensarmi “senza”: senza quadri in casa (e ne ho appesi 186), senza Beethoven e Ciaikovski, senza fantasie che costruiscono storie e miti su quei puntini appesi in cielo che menti colte chiamano “costellazioni”.

Allora sì: la bellezza.

Che è la bellezza del Chianti, delle Crete Senesi.

Che è un andare in giro in ordine, con la mente aperta a ricevere.

E per ricevere bisogna ascoltare.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Quale futuro?.
"La certezza dell'irrealtà dei limiti del nostro corpo e della nostra attività interiore è il primo passo verso l'estensione della coscienza." (GiovanniColazza< s)
22/04/2017: Anno 2017 - Numero 07  File Pdf
Pubblicato il 21/04/2017
Meditazione Interreligiosa a Borgo San Lorenzo.
Meditazione Interreligiosa a Borgo San Lorenzo.
Care amiche e amici, seguo volentieri gli incontri di meditazione interreligiosa che si svolgono a Borgo San Lorenzo. Sono incontri con un numero di persone non elevato ma hanno per me e anche per altri che sono presenti una gradevolezza e un’intensità palpabile, ne usciamo arricchiti da momenti autentici vissuti insieme e più freschi e riposati, come del resto accade anche negli incontri di Firenze perché questo è uno dei doni che fa la meditazione specialmente se condotta in un gruppo. A Borgo però c’è anche un elemento particolare e proprio suo: la presenza di ragazzi di colore provenienti da varie parti dell’Africa. Sono persone che si trovano in case di accoglienza della zona, ospitati da famiglie e centri che li hanno accolti al loro arrivo in Italia dopo aver superato le trafile burocratiche di assegnazione. Provengono da vari stati africani e sono quasi tutti dei rifugiati. Mi hanno raccontato che hanno attraversato il deserto e il mare con mezzi di fortuna, percorso comune a tutti e sanno a cosa vanno incontro ancor prima di partire. Sono dei veri e propri miracolati perché quelli che arrivano sono molti meno di quelli che non riescono a superare tutte le traversie. La maggior parte muore nel deserto, non in mare. “Non in mare? Allora quanti….?” Che ne so io cosa significa attraversare il deserto a piedi per settimane, navigare in mare aperto per giorni su un canotto o su un’imbarcazione inadeguata perfino a galleggiare nel porto. Di cosa può essere capace di fare uno scafista ad altri essere umani? Come ci si sente a essere molto meno che schiavi, perché lo schiavo vivo ha un valore per lo schiavista; ma non un profugo, dopo aver pagato la traversata, se muore subito è un guadagno maggiore e una seccatura in meno. L'etica del rispetto dell'altro, del riconoscere la dignità e la sacralità del vivente non ha spazio nel mondo della superbia e della cupidigia che non vede lo splendore del creato. Tutto così diventa orrore. Io non cosa sono le prigioni e i campi di concentramento libici dove si vive per mesi, cosa accade, a cosa si sia sottoposto, senza riparo, senza difesa e senza alcun diritto o rispetto? Meno che numeri meno che bestie. Come si vive quando la mia vita ha valore residuo zero? Che ne so io di questo mondo? Arrivare in Italia significa davvero essere stati nella mano di Dio, e Lui pregano, spesso insieme e nella paura, nell’angoscia di poter morire da un momento all’altro e non sempre questa è la sorte peggiore… Sono persone che si sono aiutate e tenute per mano, quando potevano, e ognuno per sé quando non si poteva fare altro, che hanno condiviso situazioni che io non conoscerò forse mai di persona. Per molti la loro fede e l’aiuto reciproco sono stai i soli mezzi di sopravvivenza. Molti sono Musulmani, alcuni Cristiani. E me li trovo davanti sulle sedie che ringraziano e si inchinano riconoscenti per un piccolo gesto di saluto, di accoglienza, per un sorriso. Sono eroi che non aver perso fiducia nel prossimo … Si condivide una preghiera e una piccola frase. In un inglese improbabile ho detto loro che in questi incontri possono imparare da noi la mediazione e siamo noi che da loro possiamo imparare ad amare l’altro. Hanno sorriso e uno sguardo dolce è scivolato verso terra. Evidentemente sapevano bene ciò cui accennavo. Li vedevo come nuovi Magi che arrivano da Oriente non per adorare un salvatore ma per portare in dono un messaggio di pace e di perdono a chi ne ha smarrito il senso, in una società malata di solitudine e con orizzonti esistenziali troppo limitati, opulenta, ricca fuori e povera dentro, viziata e pretenziosa, competitiva fuori misura e senza prospettive alte, consumistica e incapace di servizio e rispetto. Certo ci sono anche aspetti positivi: persone buone e profondamente etiche, attente, evolute e con ideali. Non ci sono solo male e povertà interiore anche nel nostro mondo. Gli aspetti di cui ho detto sono radicati in molti e soprattutto favoriti da un sistema che vuole consumatori compulsivi e non persone libere, responsabili, radicate e centrate su se stesse. Guardandoli anche il mio sguardo è scivolato verso terra e li ho amati. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

seguo volentieri gli incontri di meditazione interreligiosa che si svolgono a Borgo San Lorenzo.

Sono incontri con un numero di persone non elevato ma hanno per me e anche per altri che sono presenti una gradevolezza e un’intensità palpabile, ne usciamo arricchiti da momenti autentici vissuti insieme e più freschi e riposati, come del resto accade anche negli incontri di Firenze perché questo è uno dei doni che fa la meditazione specialmente se condotta in un gruppo. A Borgo però c’è anche un elemento particolare e proprio suo: la presenza di ragazzi di colore provenienti da varie parti dell’Africa. Sono persone che si trovano in case di accoglienza della zona, ospitati da famiglie e centri che li hanno accolti al loro arrivo in Italia dopo aver superato le trafile burocratiche di assegnazione.

Provengono da vari stati africani e sono quasi tutti dei rifugiati. Mi hanno raccontato che hanno attraversato il deserto e il mare con mezzi di fortuna, percorso comune a tutti e sanno a cosa vanno incontro ancor prima di partire. Sono dei veri e propri miracolati perché quelli che arrivano sono molti meno di quelli che non riescono a superare tutte le traversie. La maggior parte muore nel deserto, non in mare. “Non in mare? Allora quanti….?” Che ne so io cosa significa attraversare il deserto a piedi per settimane, navigare in mare aperto per giorni su un canotto o su un’imbarcazione inadeguata perfino a galleggiare nel porto. Di cosa può essere capace di fare uno scafista ad altri essere umani? Come ci si sente a essere molto meno che schiavi, perché lo schiavo vivo ha un valore per lo schiavista; ma non un profugo, dopo aver pagato la traversata, se muore subito è un guadagno maggiore e una seccatura in meno. L'etica del rispetto dell'altro, del riconoscere la dignità e la sacralità del vivente non ha spazio nel mondo della superbia e della cupidigia che non vede lo splendore del creato. Tutto così diventa orrore. Io non cosa sono le prigioni e i campi di concentramento libici dove si vive per mesi, cosa accade, a cosa si sia sottoposto, senza riparo, senza difesa e senza alcun diritto o rispetto? Meno che numeri meno che bestie. Come si vive quando la mia vita ha valore residuo zero? Che ne so io di questo mondo? Arrivare in Italia significa davvero essere stati nella mano di Dio, e Lui pregano, spesso insieme e nella paura, nell’angoscia di poter morire da un momento all’altro e non sempre questa è la sorte peggiore…

Sono persone che si sono aiutate e tenute per mano, quando potevano, e ognuno per sé quando non si poteva fare altro, che hanno condiviso situazioni che io non conoscerò forse mai di persona. Per molti la loro fede e l’aiuto reciproco sono stai i soli mezzi di sopravvivenza. Molti sono Musulmani, alcuni Cristiani. E me li trovo davanti sulle sedie che ringraziano e si inchinano riconoscenti per un piccolo gesto di saluto, di accoglienza, per un sorriso. Sono eroi che non aver perso fiducia nel prossimo … Si condivide una preghiera e una piccola frase. In un inglese improbabile ho detto loro che in questi incontri possono imparare da noi la mediazione e siamo noi che da loro possiamo imparare ad amare l’altro. Hanno sorriso e uno sguardo dolce è scivolato verso terra. Evidentemente sapevano bene ciò cui accennavo. Li vedevo come nuovi Magi che arrivano da Oriente non per adorare un salvatore ma per portare in dono un messaggio di pace e di perdono a chi ne ha smarrito il senso, in una società malata di solitudine e con orizzonti esistenziali troppo limitati, opulenta, ricca fuori e povera dentro, viziata e pretenziosa, competitiva fuori misura e senza prospettive alte, consumistica e incapace di servizio e rispetto. Certo ci sono anche aspetti positivi: persone buone e profondamente etiche, attente, evolute e con ideali. Non ci sono solo male e povertà interiore anche nel nostro mondo. Gli aspetti di cui ho detto sono radicati in molti e soprattutto favoriti da un sistema che vuole consumatori compulsivi e non persone libere, responsabili, radicate e centrate su se stesse.

Guardandoli anche il mio sguardo è scivolato verso terra e li ho amati.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Meditazione Interreligiosa a Borgo San Lorenzo.
"Per una scodella d'acqua rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita non risparmiare la tua; così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio da' un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male." (M. K. Gandhi)
08/04/2017: Anno 2017 - Numero 06  File Pdf
Pubblicato il 08/04/2017
Guan Yin e la Tradizione Essena.
Guan Yin e la Tradizione Essena.
Care amiche e amici, nell’incontro di Meditazione Interreligiosa di Dialogo (presso la sede degli Avventisti in via del Pergolino, 1 Firenze zona Careggi) del 19 Aprile ospiteremo Alain Contaret, un devoto della Tradizione Essena che ci presenterà questo insegnamento antichissimo. Di seguito trovate un sunto di quello che sarà il suo intervento allo scopo di poterci preparare sull’argomento. Questa è una delle nuove iniziative che mi ero impegnato a proporre a inizio anno, dopo la ripresa delle uscite del notiziario. Il suo scopo è di rilanciare i nostri incontri e accogliere nuove proposte di dialogo ampliando le nostre conoscenze. Vi invito pertanto caldamente ad essere presenti per proseguire insieme il cammino! La Tradizione Essena e l'unità di tutte le religioni. La Tradizione Essena risale ad Enoch, che è il suo padre fondatore. È nata dall'Alleanza di questo essere fuori del comune – quindi poi di un popolo intero - con il mondo divino, alcune decine di migliaia di anni fa, mentre l'umanità era caduta da questo mondo delle origini. Quindi, questa Tradizione si è perpetuata in modo ininterrotto passando da un Maestro ad un altro Maestro, che portava la luce della saggezza in tutti i popoli, attraverso i tempi ed i secoli. La Tradizione Essena è anche chiamata la “Tradizione Primordiale” poiché è stata essa a generare tutte le grandi civilizzazioni e correnti spiritose che hanno portato al mondo tutto ciò che è bello, vero e sacro. È attraverso la sua Alleanza ininterrotta con il mondo divino - attraverso i suoi rappresentanti - che la Tradizione Essena ha potuto irradiare la luce in tutte le tradizioni di tutti i popoli – luce che porta alla conoscenza essenziale. Questa stirpe è dapprima cominciata dunque con Enoch, ed è in seguito passata tra l’altro in Egitto, poi tramite Mosè, Orfeo, Numa Pompilio, Pitagora, Gesù, i Catari, Cristiano Rosa+Croce, Rudolf Steiner, Peter Deunov, Omraam Mikhaël Aïvanhov – per citarne soltanto alcuni, fino a Olivier Manitara, memoria vivente degli Esseni, che trasmette la saggezza millenaria di questo popolo ancestrale e di cui è il rappresentante attuale. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

nell’incontro di Meditazione Interreligiosa di Dialogo (presso la sede degli Avventisti in via del Pergolino, 1 Firenze zona Careggi) del 19 Aprile ospiteremo Alain Contaret, un devoto della Tradizione Essena che ci presenterà questo insegnamento antichissimo. Di seguito trovate un sunto di quello che sarà il suo intervento allo scopo di poterci preparare sull’argomento.

Questa è una delle nuove iniziative che mi ero impegnato a proporre a inizio anno, dopo la ripresa delle uscite del notiziario. Il suo scopo è di rilanciare i nostri incontri e accogliere nuove proposte di dialogo ampliando le nostre conoscenze. Vi invito pertanto caldamente ad essere presenti per proseguire insieme il cammino!

La Tradizione Essena e l'unità di tutte le religioni.

La Tradizione Essena risale ad Enoch, che è il suo padre fondatore. È nata dall'Alleanza di questo essere fuori del comune – quindi poi di un popolo intero - con il mondo divino, alcune decine di migliaia di anni fa, mentre l'umanità era caduta da questo mondo delle origini. Quindi, questa Tradizione si è perpetuata in modo ininterrotto passando da un Maestro ad un altro Maestro, che portava la luce della saggezza in tutti i popoli, attraverso i tempi ed i secoli. La Tradizione Essena è anche chiamata la “Tradizione Primordiale” poiché è stata essa a generare tutte le grandi civilizzazioni e correnti spiritose che hanno portato al mondo tutto ciò che è bello, vero e sacro. È attraverso la sua Alleanza ininterrotta con il mondo divino - attraverso i suoi rappresentanti - che la Tradizione Essena ha potuto irradiare la luce in tutte le tradizioni di tutti i popoli – luce che porta alla conoscenza essenziale. Questa stirpe è dapprima cominciata dunque con Enoch, ed è in seguito passata tra l’altro in Egitto, poi tramite Mosè, Orfeo, Numa Pompilio, Pitagora, Gesù, i Catari, Cristiano Rosa+Croce, Rudolf Steiner, Peter Deunov, Omraam Mikhaël Aïvanhov – per citarne soltanto alcuni, fino a Olivier Manitara, memoria vivente degli Esseni, che trasmette la saggezza millenaria di questo popolo ancestrale e di cui è il rappresentante attuale.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Guan Yin e la Tradizione Essena.
"Prendersi cura di Dio in tutte le forme di vita. Definizione della parola “Essena”." 
25/03/2017: Anno 2017 - Numero 05  File Pdf
Pubblicato il 03/04/2017
Convegno “La dimensione Etica”.
Convegno “La dimensione Etica”.
Care amiche e amici, come Associazione “Vivere l’Etica” abbiamo sentito la necessità di fare un Convegno come vedete nella locandina perché sentiamo l’esigenza nostra e di tante persone di affrontare questo tema non molto consueto ma che è percepito sempre più come centrale, ineludibile. Erano presenti molti relatori (e lo sforzo organizzativo, infatti, è stato considerevole, in gran parte sostenuto da Paolo e Marina) per dare modo di approfondire prospettive differenti se pur convergenti di questo tema enorme nelle tante sfaccettature, che comprende, possiamo dire tutto il mondo. Tutto quel mondo che riesce a stare nel nostro cuore. Ogni relatore ha acceso un faro che illuminava e indicava una prospettiva, un tema, dalla finanza, al ben vivere, dalla visione mistica e interiore all’approccio filosofico, passando dai giovani ai figli ai grandi maestri come Gandhi come Terzani… E tanti ancora sono gli aspetti non toccati per limiti di tempo. L’etica è argomento immenso, riguarda tutto il mondo dell’umano perché il suo esistere su questo trova fondamento e il fatto di smarrirla è pertanto così destabilizzante. Sentiamo che è disattesa, lo sappiamo bene ormai e non certo solo perché come (piccolissima) associazione lo ripetiamo da anni, ma perché le persone lo sentono, percepiscono che manca un connettivo, un tessuto nella società e nel modo di vedere il mondo che ci metta in connessione, che faccia comunità di intenti e casa comune, dove ci si ritrova con propositi condivisi, medesime speranze e precisi impegni. Senza aver bisogno di difendersi, senza rimanere in allerta. Ma questo luogo c’è solo nell’immaginario, le mandate alla porta di casa sono molte, come le nostre paure. Timori che nascono a volte da piccoli egoismi di bottega ma anche da un’ansia profonda per il futuro che è incerto da tanti punti di vista - economico, ambientale, relazionale, con la guerra che minaccia e la politica che arranca dietro al liberismo che logora, i giovani, il lavoro che non c’è e se c’è problematico e con meno diritti, ma anche gli anziani, la solitudine, la scienza che persegue orizzonti lontani dalla più fervida fantasia popolare, gli allevamenti intensivi simili a lager, l’agricoltura avvelenata da sostanze tossiche, il nuovo schiavismo perfino sui bambini …. Si sente che non c’è una conduzione orientata al bene della società dove molto spesso l’interesse di chi ha un pur piccolo potere non è luminoso e trasparente, ma è piegato all’egoismo da una furbizia piccola e vorace, meschina e banale. La paura diffusa forse nasce dalla sensazione che per chi detiene il potere qualsiasi cosa è permessa allo scopo di fare denaro. Qualsiasi. Lecito e illecito sono solo riferimenti indistinti e non c’è limite all’arbitrio. La dimensione etica della cosa comune si perde nel fare perché ci siamo persi l’essere. Gli scandali di tutti i tipi, le ruberie, gli assalti al buon funzionamento di un sistema paese (di un sistema mondo…) e un ambiente naturale sono quasi senza controllo; molto è minacciato, assaltato come una ricca città da tempo sotto assedio dove si sono aperte più brecce nelle mura e avidi pirati invadono vicoli e piazze razziando senza scrupolo, perché la vergogna si è trasformata in arrogante licenza. Da qui, dall’essere, dal rimanere testardamente umani che si deve ricominciare il cammino per arrivare a “fare” in modo etico, al punto tale che non ci accorgeremo nemmeno più di “fare in modo etico” perché etici saremo diventati dentro, e semplicemente vivremo nel rispetto ovvio. A un convegno come questo, e tanti altri ce ne sono in giro, si partecipa non solo per ascoltare come occasionali uditori disimpegnati, ma per imparare l’arte di protettori del bene e apprendere come chi vuole essere addetto a urgenti lavori di ricostruzione globale. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

come Associazione “Vivere l’Etica” abbiamo sentito la necessità di fare un Convegno come vedete nella locandina perché sentiamo l’esigenza nostra e di tante persone di affrontare questo tema non molto consueto ma che è percepito sempre più come centrale, ineludibile. Erano presenti molti relatori (e lo sforzo organizzativo, infatti, è stato considerevole, in gran parte sostenuto da Paolo e Marina) per dare modo di approfondire prospettive differenti se pur convergenti di questo tema enorme nelle tante sfaccettature, che comprende, possiamo dire tutto il mondo. Tutto quel mondo che riesce a stare nel nostro cuore. Ogni relatore ha acceso un faro che illuminava e indicava una prospettiva, un tema, dalla finanza, al ben vivere, dalla visione mistica e interiore all’approccio filosofico, passando dai giovani ai figli ai grandi maestri come Gandhi come Terzani… E tanti ancora sono gli aspetti non toccati per limiti di tempo.

L’etica è argomento immenso, riguarda tutto il mondo dell’umano perché il suo esistere su questo trova fondamento e il fatto di smarrirla è pertanto così destabilizzante. Sentiamo che è disattesa, lo sappiamo bene ormai e non certo solo perché come (piccolissima) associazione lo ripetiamo da anni, ma perché le persone lo sentono, percepiscono che manca un connettivo, un tessuto nella società e nel modo di vedere il mondo che ci metta in connessione, che faccia comunità di intenti e casa comune, dove ci si ritrova con propositi condivisi, medesime speranze e precisi impegni. Senza aver bisogno di difendersi, senza rimanere in allerta. Ma questo luogo c’è solo nell’immaginario, le mandate alla porta di casa sono molte, come le nostre paure. Timori che nascono a volte da piccoli egoismi di bottega ma anche da un’ansia profonda per il futuro che è incerto da tanti punti di vista - economico, ambientale, relazionale, con la guerra che minaccia e la politica che arranca dietro al liberismo che logora, i giovani, il lavoro che non c’è e se c’è problematico e con meno diritti, ma anche gli anziani, la solitudine, la scienza che persegue orizzonti lontani dalla più fervida fantasia popolare, gli allevamenti intensivi simili a lager, l’agricoltura avvelenata da sostanze tossiche, il nuovo schiavismo perfino sui bambini …. Si sente che non c’è una conduzione orientata al bene della società dove molto spesso l’interesse di chi ha un pur piccolo potere non è luminoso e trasparente, ma è piegato all’egoismo da una furbizia piccola e vorace, meschina e banale. La paura diffusa forse nasce dalla sensazione che per chi detiene il potere qualsiasi cosa è permessa allo scopo di fare denaro. Qualsiasi. Lecito e illecito sono solo riferimenti indistinti e non c’è limite all’arbitrio. La dimensione etica della cosa comune si perde nel fare perché ci siamo persi l’essere. Gli scandali di tutti i tipi, le ruberie, gli assalti al buon funzionamento di un sistema paese (di un sistema mondo…) e un ambiente naturale sono quasi senza controllo; molto è minacciato, assaltato come una ricca città da tempo sotto assedio dove si sono aperte più brecce nelle mura e avidi pirati invadono vicoli e piazze razziando senza scrupolo, perché la vergogna si è trasformata in arrogante licenza. Da qui, dall’essere, dal rimanere testardamente umani che si deve ricominciare il cammino per arrivare a “fare” in modo etico, al punto tale che non ci accorgeremo nemmeno più di “fare in modo etico” perché etici saremo diventati dentro, e semplicemente vivremo nel rispetto ovvio. A un convegno come questo, e tanti altri ce ne sono in giro, si partecipa non solo per ascoltare come occasionali uditori disimpegnati, ma per imparare l’arte di protettori del bene e apprendere come chi vuole essere addetto a urgenti lavori di ricostruzione globale.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Convegno “La dimensione Etica”.
"Quest'unico mondo ha bisogno di un unico ethos fondamentale; quest'unica società mondiale non ha certamente bisogno di un'unica religione e di un'unica ideologia, ha però bisogno di alcuni valori, norme, ideali e fini vincolanti e unificanti." (Hans Küng, "Progetto per un'etica mondiale")
11/03/2017: Anno 2017 - Numero 04  File Pdf
Pubblicato il 11/03/2017
Antigas all’incontrario.
Antigas all’incontrario.
Care amiche e amici, nell’aforisma che riporto, Jung mi ricorda che è molto più facile giudicare che non pensare, capire, immedesimarsi. E’ più facile e moralistico. Non apprezzo particolarmente i moralisti e pertanto mi sono messo i ramponi chiodati ai piedi per non scivolare su queste chine sdrucciolevoli. Dico al contempo che questa immagine per me è emblematica di una parte del nostro mondo e nell’immaginario mi appare evocativa della realtà che una parte giovane della nostra società vive. Non so se si vede bene, la foto non ha una prospettiva chiara e forse questo effetto è voluto dal fotografo. Mostra un ragazzo con una maschera antigas che insuffla droga nel condotto che dovrebbe portare aria decontaminata ai polmoni, per respirare la totalità di quanto possibile e all’interno il fumo riempi lo spazio disponibile tanto che il volto è invisibile, perso nel fumo. Uno strumento di guerra (reperibile facilmente su internet) utilizzato all’incontrario per drogarsi in modo totale, per essere separato da tutto e in contatto solo con la sostanza, con l’evasione, la fuga, l’alienazione, la negazione di sé come individuo pensante e raziocinante. Un essere che sceglie di perdersi, giocando la vita a dati con il futuro, che sceglie di non scegliere. L’offerta del mercato è ampia ed in crescita rapida, si può cambiare continuamente la miscela delle sostanze da assumere per avere effetti sempre diversi, nuovi, stimolanti, inattesi. La curiosità verso lo sconosciuto, il non ancora ancora provato… effetti allucinogeni che portano all’emulazione del leader del gruppo “adulto” di turno, ma in realtà solo deviante e deviato, al quale la cosa che gli riesce bene è far perdere anche altri sulla medesima strada dove lui si è già perso da tempo. Attenzione ancora allo scivolone moralistico - ma la realtà mi sembra davvero angosciante. Anche se si parla di una percentuale forse minima (forse, ma mai trascurabile) sul totale della popolazione giovanile, rimane comunque un segnale del disagio che è toccante, quasi disperante. Anziché lottare per un mondo nuovo e migliore di quel disastro planetario che sta diventando, anziché studiare e impegnarsi in una analisi profonda che porti a nuovi paradigmi di sviluppo e di prospettive rinnovate, si fugge, ci si fa ostaggi inermi e succubi di un sistema di potere (che forse nemmeno si intravede) al quale serve proprio questo per poter procedere indisturbato e trionfale verso una offerta di falsa libertà carica di suoi profitti privati e di controllo sociale diffuso. Spesso verso la guerra. La prospettiva spirituale - in senso lato - rimane ancora una volta la liberazione vera, l’incontro con la natura profonda, il contatto con il meraviglioso mistero della vita e della propria identità personale. L’apertura e il cammino, l’affidarsi e il servire, l’amare e il condividere, il sostenere e l’impegno. Un altro mondo davvero, del tutto opposto e antitetico, totalmente alternativo. Ringrazio davvero a mani giunte tutti voi amici, per averlo potuto con voi anche soltanto scorgere, anche solo per un attimo, anche in modo del tutto parziale, ma un solo fotogramma di questa immensa visione rigenera per tutta la vita e concede di non smarrirsi. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

nell’aforisma che riporto, Jung mi ricorda che è molto più facile giudicare che non pensare, capire, immedesimarsi. E’ più facile e moralistico. Non apprezzo particolarmente i moralisti e pertanto mi sono messo i ramponi chiodati ai piedi per non scivolare su queste chine sdrucciolevoli. Dico al contempo che questa immagine per me è emblematica di una parte del nostro mondo e nell’immaginario mi appare evocativa della realtà che una parte giovane della nostra società vive. Non so se si vede bene, la foto non ha una prospettiva chiara e forse questo effetto è voluto dal fotografo. Mostra un ragazzo con una maschera antigas che insuffla droga nel condotto che dovrebbe portare aria decontaminata ai polmoni, per respirare la totalità di quanto possibile e all’interno il fumo riempi lo spazio disponibile tanto che il volto è invisibile, perso nel fumo. Uno strumento di guerra (reperibile facilmente su internet) utilizzato all’incontrario per drogarsi in modo totale, per essere separato da tutto e in contatto solo con la sostanza, con l’evasione, la fuga, l’alienazione, la negazione di sé come individuo pensante e raziocinante. Un essere che sceglie di perdersi, giocando la vita a dati con il futuro, che sceglie di non scegliere. L’offerta del mercato è ampia ed in crescita rapida, si può cambiare continuamente la miscela delle sostanze da assumere per avere effetti sempre diversi, nuovi, stimolanti, inattesi. La curiosità verso lo sconosciuto, il non ancora ancora provato… effetti allucinogeni che portano all’emulazione del leader del gruppo “adulto” di turno, ma in realtà solo deviante e deviato, al quale la cosa che gli riesce bene è far perdere anche altri sulla medesima strada dove lui si è già perso da tempo.

Attenzione ancora allo scivolone moralistico - ma la realtà mi sembra davvero angosciante. Anche se si parla di una percentuale forse minima (forse, ma mai trascurabile) sul totale della popolazione giovanile, rimane comunque un segnale del disagio che è toccante, quasi disperante. Anziché lottare per un mondo nuovo e migliore di quel disastro planetario che sta diventando, anziché studiare e impegnarsi in una analisi profonda che porti a nuovi paradigmi di sviluppo e di prospettive rinnovate, si fugge, ci si fa ostaggi inermi e succubi di un sistema di potere (che forse nemmeno si intravede) al quale serve proprio questo per poter procedere indisturbato e trionfale verso una offerta di falsa libertà carica di suoi profitti privati e di controllo sociale diffuso. Spesso verso la guerra.

La prospettiva spirituale - in senso lato - rimane ancora una volta la liberazione vera, l’incontro con la natura profonda, il contatto con il meraviglioso mistero della vita e della propria identità personale. L’apertura e il cammino, l’affidarsi e il servire, l’amare e il condividere, il sostenere e l’impegno. Un altro mondo davvero, del tutto opposto e antitetico, totalmente alternativo. Ringrazio davvero a mani giunte tutti voi amici, per averlo potuto con voi anche soltanto scorgere, anche solo per un attimo, anche in modo del tutto parziale, ma un solo fotogramma di questa immensa visione rigenera per tutta la vita e concede di non smarrirsi.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Antigas all’incontrario. (Foto: Quotidiano: Il corriere della sera)
"Pensare è difficile, ecco perché la maggior parte delle persone giudica." (Carl Gustav Jung)
Pagina:
Tutte le immagini utilizzate negli articoli hanno il copyright scaduto o sono state distribuite liberamente in internet dagli autori (quando appurabile) o sono state prelevate e utilizzate nei limiti previsti dalla legge per le porzioni di opere a fine di commento/critica senza fine di lucro. Se un'immagine risultasse di vostra proprietà e voleste rimuoverla: contattatemi, dimostratemene la paternità e io la rimuoverò.
Comunità di Meditazione Interreligiosa Fiorentina
Email: cmif@altervista.org
Sito web: cmif.altervista.org
Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
Powered by Yii Framework.
Secured with Rights version 1.3.0.