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Radio Voce della Speranza

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso
Redazione: Marco Lazzeri
Telefono: 335.6415395
Pagina:
25/11/2017: Anno 2017 - Numero 15  File Pdf
Pubblicato il 24/11/2017
L’obbedienza e la sovversione.
L’obbedienza e la sovversione.
Care amiche e amici, un pensiero su don Milani, le origini borghesi, la vita a Barbiana, il sogno, l’impegno, i ragazzi vero amore della sua vita, l’insegnamento, le riflessioni e le lotte, le consapevolezze nel rapporto di potere con il mondo, i diseredati con una limitata istruzione e i padroni del mondo con conoscenze di tante “parole difficili” che lui voleva far imparare ai suoi studenti perché non fossero da meno, per non essere prigionieri dell’ignoranza. In una famosa lettera scriveva tra l’altro che “l’obbedienza non è più una virtù”. Una lettera ad una professoressa, una lettera articolata, ragionata, sicuramente vissuta profondamente e sofferta. Avrei voluto essere accanto a lui quel giorno che scriveva, parlare di questo grido, di questa necessità di fare un distinguo, di chiamarsi fuori da un conformismo di pensiero. Perché le persone non sono uguali e pensare tutti uguali è la prima violenza che viene fatta su chi ha avuto meno dalla vita. L’obbedienza è un grande insegnamento se collegata alla presenza di aspetti spirituali, se consacrata al proprio principio Sacro, se vissuta con il cuore sincero in un cammino dove sentiamo di essere aiutati e seguiti dall’alto. Ma l’obbedienza è un dovere sempre? Verso tutti? In modo acritico, coatto? L’obbedienza in situazioni dove si vede che chi la pretende non è leale, etico o non vuole il bene degli altri, ma pretende solo ubbidienza per usare il prossimo, per piegarlo con i suoi privilegi o avidi tornaconti, questa obbedienza è doverosa? Dico questo perché è questo che stiamo vivendo, in questo mondo in conflitto e in lotta dove la guerra è pratica e minaccia quotidiana, con disuguaglianza strutturali erette a sistema, ingiustizie palesi passate come inevitabili, quale obbedienza è doverosa? Ribellarsi dunque? Essere disubbidienti dentro il proprio cuore? Fino a dove? Fino a che punto? Da chi posso imparare? Una famosa teologa di cui preferisco non fare il nome sta scrivendo un libro che forse intitolerà “Cristo sovversivo”. Appare singolare, non trovate? E’ il Santo che rovescia i banchi delle nefandezze, il Santo che dà scandalo verso i dottori della legge, dediti ad imporla per trarne vantaggi, distorcendola, allontanandola dal cuore. Questo sarà il vero motivo della sua condanna a morte perché il Santo sovversivo sa dire quelle verità che scardinano il cuore maligno, che lo denudano. Essere sovversivo per sovvertire le menzogne del mondo, dissacrante delle direttive che rendono schiavi. Risvegliato al vero che è custodito in noi perché il servo veramente domato è quello che ama le proprie catene e spesso non sa nemmeno di esserne avvolto. Sovversivo e profondamente non violento, compassionevole verso chi sbaglia per ignoranza perché il cammino della consapevolezza è il più difficile, lo sappiamo, ma risoluto nella denuncia dell’errore e degli ipocriti che vi ci inducono gli altri. Rimettere al posto giusto i valori che contano davvero, riacquisire la semplicità delle cose che profumano di genuino, di semplice, di frugale, di eterno. Non avere quindi schemi fissati? Forse. Amare senza regole? Amare senza limite? Seguire il bene che arriva da dentro, saperlo ascoltare, riconoscere, incontrarlo. Essere obbediente con l’amore e sovversivo con la superbia e le miserie dei vanitosi. Obbediente verso le regole eterne del vivente e sovversivo verso quelle che tolgono dignità e che impoveriscono la vita del suo bello, della sua essenza divina. Per me è difficile parlare di tutto questo, mi perdo e mi confondo. Forse alla base di tutto questo malessere del mondo, se non malaffare…, penso ci sia una questione di mancanza di tenerezza. La fobia della tenerezza è uno dei grandi drammi dell’occidente. Viviamo in un sistema dove c’è troppo “maschile” per avere una vera completezza esistenziale… e troppa instabilità che non consente di attraversare con il sorriso il dramma gioioso della vita. Se volete dare un vostro contributo mi farebbe molto piacere! Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

un pensiero su don Milani, le origini borghesi, la vita a Barbiana, il sogno, l’impegno, i ragazzi vero amore della sua vita, l’insegnamento, le riflessioni e le lotte, le consapevolezze nel rapporto di potere con il mondo, i diseredati con una limitata istruzione e i padroni del mondo con conoscenze di tante “parole difficili” che lui voleva far imparare ai suoi studenti perché non fossero da meno, per non essere prigionieri dell’ignoranza. In una famosa lettera scriveva tra l’altro che “l’obbedienza non è più una virtù”. Una lettera ad una professoressa, una lettera articolata, ragionata, sicuramente vissuta profondamente e sofferta. Avrei voluto essere accanto a lui quel giorno che scriveva, parlare di questo grido, di questa necessità di fare un distinguo, di chiamarsi fuori da un conformismo di pensiero. Perché le persone non sono uguali e pensare tutti uguali è la prima violenza che viene fatta su chi ha avuto meno dalla vita. L’obbedienza è un grande insegnamento se collegata alla presenza di aspetti spirituali, se consacrata al proprio principio Sacro, se vissuta con il cuore sincero in un cammino dove sentiamo di essere aiutati e seguiti dall’alto. Ma l’obbedienza è un dovere sempre? Verso tutti? In modo acritico, coatto? L’obbedienza in situazioni dove si vede che chi la pretende non è leale, etico o non vuole il bene degli altri, ma pretende solo ubbidienza per usare il prossimo, per piegarlo con i suoi privilegi o avidi tornaconti, questa obbedienza è doverosa? Dico questo perché è questo che stiamo vivendo, in questo mondo in conflitto e in lotta dove la guerra è pratica e minaccia quotidiana, con disuguaglianza strutturali erette a sistema, ingiustizie palesi passate come inevitabili, quale obbedienza è doverosa? Ribellarsi dunque? Essere disubbidienti dentro il proprio cuore? Fino a dove? Fino a che punto? Da chi posso imparare? Una famosa teologa di cui preferisco non fare il nome sta scrivendo un libro che forse intitolerà “Cristo sovversivo”. Appare singolare, non trovate? E’ il Santo che rovescia i banchi delle nefandezze, il Santo che dà scandalo verso i dottori della legge, dediti ad imporla per trarne vantaggi, distorcendola, allontanandola dal cuore. Questo sarà il vero motivo della sua condanna a morte perché il Santo sovversivo sa dire quelle verità che scardinano il cuore maligno, che lo denudano. Essere sovversivo per sovvertire le menzogne del mondo, dissacrante delle direttive che rendono schiavi. Risvegliato al vero che è custodito in noi perché il servo veramente domato è quello che ama le proprie catene e spesso non sa nemmeno di esserne avvolto. Sovversivo e profondamente non violento, compassionevole verso chi sbaglia per ignoranza perché il cammino della consapevolezza è il più difficile, lo sappiamo, ma risoluto nella denuncia dell’errore e degli ipocriti che vi ci inducono gli altri. Rimettere al posto giusto i valori che contano davvero, riacquisire la semplicità delle cose che profumano di genuino, di semplice, di frugale, di eterno. Non avere quindi schemi fissati? Forse. Amare senza regole? Amare senza limite? Seguire il bene che arriva da dentro, saperlo ascoltare, riconoscere, incontrarlo. Essere obbediente con l’amore e sovversivo con la superbia e le miserie dei vanitosi. Obbediente verso le regole eterne del vivente e sovversivo verso quelle che tolgono dignità e che impoveriscono la vita del suo bello, della sua essenza divina.

Per me è difficile parlare di tutto questo, mi perdo e mi confondo. Forse alla base di tutto questo malessere del mondo, se non malaffare…, penso ci sia una questione di mancanza di tenerezza. La fobia della tenerezza è uno dei grandi drammi dell’occidente. Viviamo in un sistema dove c’è troppo “maschile” per avere una vera completezza esistenziale… e troppa instabilità che non consente di attraversare con il sorriso il dramma gioioso della vita.

Se volete dare un vostro contributo mi farebbe molto piacere!

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
L’obbedienza e la sovversione.
"Non abbiate paura della bontà e della tenerezza." (Papa Francesco)
Allegati Allegati: Zefiro.2017.15
11/11/2017: Anno 2017 - Numero 14  File Pdf
Pubblicato il 10/11/2017
Amalfi, Il sentiero degli Dei.
Amalfi, Il sentiero degli Dei.
Care amiche e amici, vi propongo di dare un contributo a questo dialogo che segue e che è comin-ciato tra persone della Comunità. Inviate un piccolo testo scritto da voi a questo indirizzo mail e sarà pubblicato come vostro personale contributo. Ecco il dialogo: Chiara: Carissimi qualche giorno fa avevo proposto in riflessione a tutti e mi piacerebbe continuarla. Aggiungo ancora qualcosa. Ci si chiedeva cosa fosse la via? Per il tao=via strada ha un significato però a livello filosofico traducibile per approssimazioni come: ordine cosmico, natura, logos, dio, ecc. Adonai, Essere supremo, Signore. Aggiungete ciò che è nato dai vari dialoghi interreligiosi e non. Oggi è il giorno del Sat Guru. Cristina: Sat Guru è la festa iniziatica del maestro divino, dove sintonizzare ed elevate la propria coscienza. Marco: Una volta mi piaceva Assoluto. Adesso mi corrisponde più la parola Mistero. Mi sembra più indicativa. Sul piano fisico ci sembra di poter interagire facilmente con gli elementi fisici ricevendo una sensazione di potere, nel potere di disporre del mondo, ma lo possiamo fare in realtà solo per il 7% di quello che esiste sul piano della materia. Una percentuale minima se pensiamo a galassie, soli, mondi ecc. nell’universo. Il resto è “materia oscura” e “energia oscura” che non interagisce con noi, totalmente inconoscibile anche dalla scienza che la può rilevare solo come effetto gravitazionale. Molto di più ancora a livello spirituale dove passando a questa dimensione cambia addirittura il piano di esistenza, dove le nostre categorie cognitive, il concetto di spazio/tempo, le leggi, che regolano il mondo e la stessa mente umana, non valgono più o hanno regole diverse. Poi di questi piani di esistenza ce ne sono molti non uno solo e tra loro interconnessi e in armonia evolutiva. Per noi solo misteri. E tutta questa immensità di dimensioni interconnesse non è certo “Quello”, ma ancora solo una sua piccola parte. Ognuno di noi, che ne è una parte, è il mistero stesso, incarnato. Una piccola parte ma che contiene il tutto. Il Mistero è un po’ come un frattale, li conoscete? Un disegno che se osservi e ingrandisci a dismisura ci trovi sempre nuovi particolari, colori e dimensioni prima non conosciute, perché non evidenti, e non trovi per quanto cerchi un’origine unica, un fondo. E’ come un infinito infinitesimo. Un tutto in un punto. Un’enormità di cui non si può trovare né inizio né fine, sempre in un’armonia perfetta. Un frattale appunto, un’astrazione matematica e al contempo una realtà tangibile che è presente come legge di armonia in tanti esseri viventi. Ricordate la sequenza di Fibonacci? ... Siamo luminosi atomi di coscienza integrati e guidati ma anche piccoli e ignari. La condizione umana dominante è l'ignoranza e quindi la sua compagna dovrebbe essere l'umiltà e il servizio agli altri. Ma spesso l’amore non viene praticato. Troppo spesso si prendono decisioni di agire nel mondo per avidità squilibrando piani sconosciuti e interconnessi. Desiderio di dominio, superbia (quanta!), arroganza, ipocrisia e vanità, miserie di uomini piccoli … La modalità giusta di interazione con il mondo credo possa essere il silenzio, l’ascolto e da qui la meditazione, il non giudizio. Ma facciamolo alla fine questo benedetto passo indietro…. Lo dovrei proprio dire ai generali del Potere... ma rischierei di esser messo dentro per tentativo di sovversione verso un potere basato sulla paura e l’inconsapevolezza ad arte indotta. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

vi propongo di dare un contributo a questo dialogo che segue e che è comin-ciato tra persone della Comunità. Inviate un piccolo testo scritto da voi a questo indirizzo mail e sarà pubblicato come vostro personale contributo.

Ecco il dialogo:

Chiara: Carissimi qualche giorno fa avevo proposto in riflessione a tutti e mi piacerebbe continuarla. Aggiungo ancora qualcosa.

Ci si chiedeva cosa fosse la via? Per il tao=via strada ha un significato però a livello filosofico traducibile per approssimazioni come: ordine cosmico, natura, logos, dio, ecc. Adonai, Essere supremo, Signore. Aggiungete ciò che è nato dai vari dialoghi interreligiosi e non. Oggi è il giorno del Sat Guru.

Cristina: Sat Guru è la festa iniziatica del maestro divino, dove sintonizzare ed elevate la propria coscienza.

Marco: Una volta mi piaceva Assoluto. Adesso mi corrisponde più la parola Mistero. Mi sembra più indicativa. Sul piano fisico ci sembra di poter interagire facilmente con gli elementi fisici ricevendo una sensazione di potere, nel potere di disporre del mondo, ma lo possiamo fare in realtà solo per il 7% di quello che esiste sul piano della materia. Una percentuale minima se pensiamo a galassie, soli, mondi ecc. nell’universo. Il resto è “materia oscura” e “energia oscura” che non interagisce con noi, totalmente inconoscibile anche dalla scienza che la può rilevare solo come effetto gravitazionale. Molto di più ancora a livello spirituale dove passando a questa dimensione cambia addirittura il piano di esistenza, dove le nostre categorie cognitive, il concetto di spazio/tempo, le leggi, che regolano il mondo e la stessa mente umana, non valgono più o hanno regole diverse. Poi di questi piani di esistenza ce ne sono molti non uno solo e tra loro interconnessi e in armonia evolutiva. Per noi solo misteri. E tutta questa immensità di dimensioni interconnesse non è certo “Quello”, ma ancora solo una sua piccola parte. Ognuno di noi, che ne è una parte, è il mistero stesso, incarnato. Una piccola parte ma che contiene il tutto. Il Mistero è un po’ come un frattale, li conoscete? Un disegno che se osservi e ingrandisci a dismisura ci trovi sempre nuovi particolari, colori e dimensioni prima non conosciute, perché non evidenti, e non trovi per quanto cerchi un’origine unica, un fondo. E’ come un infinito infinitesimo. Un tutto in un punto. Un’enormità di cui non si può trovare né inizio né fine, sempre in un’armonia perfetta. Un frattale appunto, un’astrazione matematica e al contempo una realtà tangibile che è presente come legge di armonia in tanti esseri viventi. Ricordate la sequenza di Fibonacci? ... Siamo luminosi atomi di coscienza integrati e guidati ma anche piccoli e ignari. La condizione umana dominante è l'ignoranza e quindi la sua compagna dovrebbe essere l'umiltà e il servizio agli altri. Ma spesso l’amore non viene praticato. Troppo spesso si prendono decisioni di agire nel mondo per avidità squilibrando piani sconosciuti e interconnessi. Desiderio di dominio, superbia (quanta!), arroganza, ipocrisia e vanità, miserie di uomini piccoli … La modalità giusta di interazione con il mondo credo possa essere il silenzio, l’ascolto e da qui la meditazione, il non giudizio. Ma facciamolo alla fine questo benedetto passo indietro…. Lo dovrei proprio dire ai generali del Potere... ma rischierei di esser messo dentro per tentativo di sovversione verso un potere basato sulla paura e l’inconsapevolezza ad arte indotta.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Amalfi, Il sentiero degli Dei.
"La vita senza ricerca non è degna di essere vissuta." (Socrate (470-399 a.C.))
Allegati Allegati: Zefiro.2017.14
28/10/2017: Anno 2017 - Numero 13  File Pdf
Pubblicato il 03/11/2017
Convegno sull'Etica.
Convegno sull'Etica.
Care amiche e amici, riporto oggi la locandina di un convegno tenutosi a Firenze recentemente non per sottolineare le proposte di un’associazione cui per altro appartengo ma perché in quell’occasione sono emerse riflessioni importanti da parte delle relatrici, che ho cercato di fare proprie in qualche modo. Fin dal titolo la parola “gestazione” rimanda al bambino in formazione nella pancia della madre e alle infinite interazioni che si compiono e si devono compiere con somma sapienza della Natura in modo perfetto perché possa nascere sano e completo nel corpo. Purtroppo alle volte qualcosa non va e al futuro essere manca qualcosa, una parte del suo corpo non si è formata, è rimasta inespressa, rattrappita, informe. E non potrà per altro mai più formarsi, sarà mancante per sempre, il suo essere sarà deficitario. Questo accade non solo sul piano del corpo fisico ma può accadere sul piano etico ed empatico dell’individuo. La formazione non si arresta alla prima nascita e, infatti, il processo di creazione prosegue e da una gestazione fisica nella pancia della madre passa a una gestazione nel cuore della persona. Un processo che affronta aspetti fondanti di quello che sarà l’individuo adulto, delle sue caratteristiche caratteriali e spirituali. La formazione interiore, etica e morale, richiede tempo, anni (quasi una ventina), e tanto accudimento da parte degli altri come accade per il feto da parte della madre, perché siamo feti – esseri in formazione - anche per quanto riguarda il nostro intimo, la nostra parte emotiva ed emozionale. Come per il fisico se qualcosa va male, se non è comunicato coraggio, rispetto, attenzione, amore, speranza e forza quell’individuo mancherà delle parti del suo corpo interiore, affettivo, empatico, Umano in generale e se ne svilupperanno altre che se fuori controllo lo porteranno a essere arrogante, superbo, solo, avido, senza cuore, iroso e amorale. Quando il processo di formazione etica fallisce, possono nascere mostri. Allora si creano persone intrinsecamente problematiche, claudicanti dentro, che inciampano, che non riescono a provare e dare piacere e gioia. Che scelgono di praticare il dolore verso gli altri piuttosto che la condivisione e l’aiuto reciproco, che vedono solo il loro. Scelgono il conflitto e la guerra con gli altri perché sono in guerra con se stessi, perché solo nella lotta, nella competizione sfrenata (spesso senza senso), nel misurarsi con gli altri per vincere e nel giudicarli per vedere quanto riescono a dominare, trovano una ragione apparente alla loro esistenza rattrappita. Questi aspetti non si vedono a uno sguardo superficiale, come invece avviene per la parte fisica, ma hanno effetti ben peggiori per la società, in termini di mancanze di rispetto verso l’altro: nella ricerca ossessiva della dominanza e nel controllo, nella volontà di acquisire denaro e potere oltre misura per sentirsi importanti e potenti. Sono aspetti coerenti con le aspettative di un Potere che li domina, li incoraggia e premia perché sue coerenti espressioni, suoi servitori zelanti. Persone incomplete e offese da mancanze gravi che cercano un loro riscatto nell’avere essendo il loro essere incapace di profondità e lo sfogo della rabbia repressa si esprime nella separazione dagli altri che rimangono irraggiungibili e alieni essendosi loro stessi persi in un vortice di incapacità all’amore empatico che - non ricevuto una volta nella loro formazione – li porterà a nuove perversioni e a replicare modelli errati e nuovamente devianti per altri dopo di loro (figli, amici, …), in una catena che tende a replicarsi con effetti moltiplicativi. Ritornare a “essere umani” penso sia il percorso che ciascuno è chiamato a fare, lasciando dietro di sé illusioni inutili, falsi miti, idoli e feticci di potere che offendono. Spogliarsi di tutto quanto non è veramente nostro, potare rami secchi e posticci, in un cammino verso l’amore e l’incontro con la parte morbida e tenera che come una pianta cerca di emergere da terreni pietrosi, in un cammino anche drammatico, spesso di solitudine ma alle volte anche con la compagnia di buoni amici, con la forza inarrestabile della vita. Perché l’umano non è guerra, anche se lo può diventare perdendo proprio l'umano. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

riporto oggi la locandina di un convegno tenutosi a Firenze recentemente non per sottolineare le proposte di un’associazione cui per altro appartengo ma perché in quell’occasione sono emerse riflessioni importanti da parte delle relatrici, che ho cercato di fare proprie in qualche modo.

Fin dal titolo la parola “gestazione” rimanda al bambino in formazione nella pancia della madre e alle infinite interazioni che si compiono e si devono compiere con somma sapienza della Natura in modo perfetto perché possa nascere sano e completo nel corpo. Purtroppo alle volte qualcosa non va e al futuro essere manca qualcosa, una parte del suo corpo non si è formata, è rimasta inespressa, rattrappita, informe. E non potrà per altro mai più formarsi, sarà mancante per sempre, il suo essere sarà deficitario. Questo accade non solo sul piano del corpo fisico ma può accadere sul piano etico ed empatico dell’individuo. La formazione non si arresta alla prima nascita e, infatti, il processo di creazione prosegue e da una gestazione fisica nella pancia della madre passa a una gestazione nel cuore della persona. Un processo che affronta aspetti fondanti di quello che sarà l’individuo adulto, delle sue caratteristiche caratteriali e spirituali. La formazione interiore, etica e morale, richiede tempo, anni (quasi una ventina), e tanto accudimento da parte degli altri come accade per il feto da parte della madre, perché siamo feti – esseri in formazione - anche per quanto riguarda il nostro intimo, la nostra parte emotiva ed emozionale. Come per il fisico se qualcosa va male, se non è comunicato coraggio, rispetto, attenzione, amore, speranza e forza quell’individuo mancherà delle parti del suo corpo interiore, affettivo, empatico, Umano in generale e se ne svilupperanno altre che se fuori controllo lo porteranno a essere arrogante, superbo, solo, avido, senza cuore, iroso e amorale. Quando il processo di formazione etica fallisce, possono nascere mostri. Allora si creano persone intrinsecamente problematiche, claudicanti dentro, che inciampano, che non riescono a provare e dare piacere e gioia. Che scelgono di praticare il dolore verso gli altri piuttosto che la condivisione e l’aiuto reciproco, che vedono solo il loro. Scelgono il conflitto e la guerra con gli altri perché sono in guerra con se stessi, perché solo nella lotta, nella competizione sfrenata (spesso senza senso), nel misurarsi con gli altri per vincere e nel giudicarli per vedere quanto riescono a dominare, trovano una ragione apparente alla loro esistenza rattrappita. Questi aspetti non si vedono a uno sguardo superficiale, come invece avviene per la parte fisica, ma hanno effetti ben peggiori per la società, in termini di mancanze di rispetto verso l’altro: nella ricerca ossessiva della dominanza e nel controllo, nella volontà di acquisire denaro e potere oltre misura per sentirsi importanti e potenti. Sono aspetti coerenti con le aspettative di un Potere che li domina, li incoraggia e premia perché sue coerenti espressioni, suoi servitori zelanti. Persone incomplete e offese da mancanze gravi che cercano un loro riscatto nell’avere essendo il loro essere incapace di profondità e lo sfogo della rabbia repressa si esprime nella separazione dagli altri che rimangono irraggiungibili e alieni essendosi loro stessi persi in un vortice di incapacità all’amore empatico che - non ricevuto una volta nella loro formazione – li porterà a nuove perversioni e a replicare modelli errati e nuovamente devianti per altri dopo di loro (figli, amici, …), in una catena che tende a replicarsi con effetti moltiplicativi.

Ritornare a “essere umani” penso sia il percorso che ciascuno è chiamato a fare, lasciando dietro di sé illusioni inutili, falsi miti, idoli e feticci di potere che offendono. Spogliarsi di tutto quanto non è veramente nostro, potare rami secchi e posticci, in un cammino verso l’amore e l’incontro con la parte morbida e tenera che come una pianta cerca di emergere da terreni pietrosi, in un cammino anche drammatico, spesso di solitudine ma alle volte anche con la compagnia di buoni amici, con la forza inarrestabile della vita. Perché l’umano non è guerra, anche se lo può diventare perdendo proprio l'umano.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Convegno sull'Etica.
"La cosa suprema, bambina mia, che si può conquistare nella vita, è non voler possedere nulla… Neppure in amore." (Ernst Wiechert)
Allegati Allegati: Zefiro.2017.13
17/06/2017: Anno 2017 - Numero 11  File Pdf
Pubblicato il 16/06/2017
Contadini in siesta - Van Gogh.
Contadini in siesta - Van Gogh.
Care amiche e amici, anche questo anno siamo arrivati al momento in cui preparo l’ultimo numero prima dell’interruzione del periodo estivo. Un altro anno trascorso insieme è concluso e devo dire che per me è stato un anno pieno di eventi e di momenti belli. Ringrazio Marco Romoli per il suo servizio nell’organizzazione degli incontri di Meditazione alle Oblate e ringrazio Saverio e gli Avventisti per la continua ospitalità degli incontri di Dialogo. Tante tradizioni hanno poi offerto la loro accoglienza per l’Incontro Itinerante, serate belle e varie, emozionanti, inusuali. Ognuno ha presentato una particolarità propria del proprio vissuto. Desidero ringraziare e ricordare tutti: il Sutra del cuore dei Buddisti Tibetani, i Bhajans e kirtan di Ananda Marga, la Kundalini della Associazione Mercurius, i Canti sacri di Sabrina del centro WCCM, la Danza sacra di Sabina per Himalayan Yoga Institute, la pratica di Compassione Mindfulness per il Centro Studi di Psicoterapia e Crescita Umana, la Cerimonia di Silo per il Movimento Umanista, i Canti devozionali di Yogananda per Self-Realization Fellowship, l’offerta della Luce per Sukyo Mahikarì, e il Mahamantra per Hare Krishna. Grazie infine ai relatori alla conferenza svoltasi a Villa Vrindavana sul tema “Etica e crescita interiore” con il Maestro Carlos Michan Amiga, Parabhakti, Saverio Scuccimarri e Marco Vannini. Come si vede è un panorama ricco, multiforme, colorato di tinte diverse e con un valore intrinseco importante per tutti. La Comunità è formata da tante parti che possiedono vitalità e spiritualità, dove ognuna percorre il suo cammino con costanza e cura e tutti questi percorsi, come sappiamo, sono convergenti e proprio per questo ci possiamo dare la mano vicendevolmente con tenerezza, fiducia e devozione. Dopo il momento di riflessione di inizio anno che forse qualcuno ricorderà legato al silenzio dello Zefiro, sono contento che anche quest’anno sia terminato felicemente. Purtroppo le proble-matiche che rilevavo al tempo non mi sembrano del tutto risolte, infatti, la presenza agli incontri è ancora sporadica. Questo ci può far riflettere per immaginare un’impostazione ancora rinnovata per il prossimo anno e a questo proposito ci vedremo Giovedì 13 Luglio alle ore 20:00 alle Oblate per un incontro programmatico su cosa fare insieme per il prossimo anno. Spero ci sia la presenza di tante persone e quindi ogni lettore dello Zefiro è invitato a portare il suo contributo. La comunità è una realtà con una sua forza, ma è anche delicata, dove solo insieme possiamo dare risposte e fare proposte, non essendoci alcun organo direttivo. So che è un lavoro né facile né comodo, sicuramente sempre in salita, ma sicuramente pieno di entusiasmo. Occorrono perseveranza, costanza, rispetto, accoglienza, impegno, cura e non sono aspetti di poco conto. Certamente ognuno di noi si riconosce bene in tutto questo grazie al cammino che porta avanti nella tradizione spirituale dove sente di appartenere e dove fa pratica. Creare opportunità in-terreligiose di contemplazione e partecipazione è un servizio che richiede impegno e dove oc-corrono fantasia e creatività. Penso che forse potremmo cambiare qualcosa senza disperdere i contenuti, i riferimenti e la nostra identità… è una cosa da realizzare con delicatezza e voglia di creare il Bello. Un albero alle volte deve essere potato dei rami non più indispensabili e deve essere concimato con nuovi alimenti utili a un futuro proficuo di nuovi germogli. La domanda è “che fare?” e la risposta la potremo dare insieme. Va bene, forse ho detto anche troppo. Ci vedremo all’appuntamento cui accennavo. Io ci sarò. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

anche questo anno siamo arrivati al momento in cui preparo l’ultimo numero prima dell’interruzione del periodo estivo. Un altro anno trascorso insieme è concluso e devo dire che per me è stato un anno pieno di eventi e di momenti belli. Ringrazio Marco Romoli per il suo servizio nell’organizzazione degli incontri di Meditazione alle Oblate e ringrazio Saverio e gli Avventisti per la continua ospitalità degli incontri di Dialogo. Tante tradizioni hanno poi offerto la loro accoglienza per l’Incontro Itinerante, serate belle e varie, emozionanti, inusuali. Ognuno ha presentato una particolarità propria del proprio vissuto. Desidero ringraziare e ricordare tutti: il Sutra del cuore dei Buddisti Tibetani, i Bhajans e kirtan di Ananda Marga, la Kundalini della Associazione Mercurius, i Canti sacri di Sabrina del centro WCCM, la Danza sacra di Sabina per Himalayan Yoga Institute, la pratica di Compassione Mindfulness per il Centro Studi di Psicoterapia e Crescita Umana, la Cerimonia di Silo per il Movimento Umanista, i Canti devozionali di Yogananda per Self-Realization Fellowship, l’offerta della Luce per Sukyo Mahikarì, e il Mahamantra per Hare Krishna. Grazie infine ai relatori alla conferenza svoltasi a Villa Vrindavana sul tema “Etica e crescita interiore” con il Maestro Carlos Michan Amiga, Parabhakti, Saverio Scuccimarri e Marco Vannini.

Come si vede è un panorama ricco, multiforme, colorato di tinte diverse e con un valore intrinseco importante per tutti. La Comunità è formata da tante parti che possiedono vitalità e spiritualità, dove ognuna percorre il suo cammino con costanza e cura e tutti questi percorsi, come sappiamo, sono convergenti e proprio per questo ci possiamo dare la mano vicendevolmente con tenerezza, fiducia e devozione.

Dopo il momento di riflessione di inizio anno che forse qualcuno ricorderà legato al silenzio dello Zefiro, sono contento che anche quest’anno sia terminato felicemente. Purtroppo le proble-matiche che rilevavo al tempo non mi sembrano del tutto risolte, infatti, la presenza agli incontri è ancora sporadica. Questo ci può far riflettere per immaginare un’impostazione ancora rinnovata per il prossimo anno e a questo proposito ci vedremo Giovedì 13 Luglio alle ore 20:00 alle Oblate per un incontro programmatico su cosa fare insieme per il prossimo anno. Spero ci sia la presenza di tante persone e quindi ogni lettore dello Zefiro è invitato a portare il suo contributo.

La comunità è una realtà con una sua forza, ma è anche delicata, dove solo insieme possiamo dare risposte e fare proposte, non essendoci alcun organo direttivo. So che è un lavoro né facile né comodo, sicuramente sempre in salita, ma sicuramente pieno di entusiasmo. Occorrono perseveranza, costanza, rispetto, accoglienza, impegno, cura e non sono aspetti di poco conto. Certamente ognuno di noi si riconosce bene in tutto questo grazie al cammino che porta avanti nella tradizione spirituale dove sente di appartenere e dove fa pratica. Creare opportunità in-terreligiose di contemplazione e partecipazione è un servizio che richiede impegno e dove oc-corrono fantasia e creatività. Penso che forse potremmo cambiare qualcosa senza disperdere i contenuti, i riferimenti e la nostra identità… è una cosa da realizzare con delicatezza e voglia di creare il Bello. Un albero alle volte deve essere potato dei rami non più indispensabili e deve essere concimato con nuovi alimenti utili a un futuro proficuo di nuovi germogli. La domanda è “che fare?” e la risposta la potremo dare insieme.

Va bene, forse ho detto anche troppo. Ci vedremo all’appuntamento cui accennavo. Io ci sarò.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Contadini in siesta - Van Gogh.
"La fine è il fine." (Aninimo)
Allegati Allegati: Zefiro.2017.11
03/06/2017: Anno 2017 - Numero 10  File Pdf
Pubblicato il 03/06/2017
Entusiasmo.
Entusiasmo.
Care amiche e amici, era da qualche tempo che quest’argomento, entusiasmo, mi stava girando in testa. Quando sono andato a cercare immagini per questa rubrica, che potessero rappresentarlo, ho trovato foto di persone che saltavano, esultavano o avevano comunque atteggiamenti osannanti per una qualche vittoria. Non mi corrispondevano, le trovavo improprie, dissonanti dalla mia idea. E così ho scelto questa frase di Holmes, che si avvicinava maggiormente, anche se non corrisponde appieno al concetto che sento di avere. Mi sento di accomunare l’entusiasmo con l’emozione quale sentimento che nasce da dentro, allo stupore per una scoperta, al raggiungimento di una nuova visione, all’apertura di una porta che supera un varco. Lo sento come il sale che dà il sapore, che fa la differenza. Mi capita spesso di provare entusiasmo ed emozionarmi e anche alle volte poi di essere deluso, di sentirmi abbandonato nel senso di non corrisposto nell’entusiasmo, o per cinismo o solo per disinteresse. Poi la cosa riprende quota e riparto. Credo che provare entusiasmo non sia solo un fatto occasionale, ma sia il modo di rapportarsi con il mondo. O è un modo di vivere o non si può inventare lì per lì. Certo c’è anche l’elemento infantile, il bambino interiore che viene fuori, che corre sorridendo gioioso, pur non troppo consapevole di ogni aspetto problematico, ma comunque gioioso. D’altronde se fossi sempre stato totalmente consapevole di quanto poteva verificarsi o dei pericoli e difficoltà future, sarebbe questo stato di aiuto? Non sempre credo e forse alle volte sarebbe stato in parte anche bloccante. Certo i problemi si incontrano ugualmente per strada, anche se non li avevamo immaginati e previsti, ma una volta partiti si affrontano e forse anche in modo migliore e comunque siamo già in cammino e non si torna indietro anche perché spesso non è più possibile. Da questo gettarsi nasce l’esperienza di una vita vissuta sul campo, vera e non solo immaginata. In questo l’entusiasmo fa la differenza e aiuta davvero, è la grande forza che spinge avanti, che dà speranza e fiducia. La fiducia. Il crinale che divide il cinismo dall’amore. Fiducia in se stessi e negli altri, anche se non sempre sono poi così meravigliosi come avevo immaginato, anche se non sempre sono qui per collaborare ma anche per creare quella difficoltà che con un po’ di fatica aggiunta ti fa crescere di più… Anche questi scritti dello Zefiro per me nascono da un entusiasmo, da una emozione per un cammino da compiere. Il fatto che ci possano essere persone che leggono mi riempie di gioia e mi stimola a dare il meglio di me nella speranza e nella ricerca di articolare un sogno comune da far camminare con noi. Anche se così non fosse e mi trovassi da solo con questi scritti non condivisi, sarebbe comunque bello e indicativo aver fatto questa esperienza di scandaglio interiore. Ciò che faccio è innanzi tutto per me, fatto da me per me. Credo che valga per tutti. Non con un senso autarchico della vita, basto a me stesso, ma l’economia della vita si basa su quanto riesco a offrire non su quanto condivido. Per condividere serve la presenza degli altri e che siano aperti, interessati e disponibili, sempre che quanto ho da condividere abbia un contenuto e un senso… e non sia banale o triviale. … gli altri non ci sono sempre. Voglio dire che se mi emoziono per un tramonto o un progetto questo per me ha un suo senso in sé, anche se non è condiviso. Se poi è condiviso, è anche meglio ma il senso che rendere la vita degna di essere vissuta, come dice Holmes, c’è già tutto nell’atto del mio creare. Nel provare a vivere la pienezza esistenziale è già toccata. Non sono stato inutile, anche se il mondo nemmeno se ne accorge. Che cosa rimane del resto dopo centomila anni di un essere umano? E il mondo è qui da miliardi di anni. Il mondo è un grande parco giochi che non cambia. Provare emozione invece mi riguarda. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

era da qualche tempo che quest’argomento, entusiasmo, mi stava girando in testa. Quando sono andato a cercare immagini per questa rubrica, che potessero rappresentarlo, ho trovato foto di persone che saltavano, esultavano o avevano comunque atteggiamenti osannanti per una qualche vittoria. Non mi corrispondevano, le trovavo improprie, dissonanti dalla mia idea. E così ho scelto questa frase di Holmes, che si avvicinava maggiormente, anche se non corrisponde appieno al concetto che sento di avere.

Mi sento di accomunare l’entusiasmo con l’emozione quale sentimento che nasce da dentro, allo stupore per una scoperta, al raggiungimento di una nuova visione, all’apertura di una porta che supera un varco. Lo sento come il sale che dà il sapore, che fa la differenza. Mi capita spesso di provare entusiasmo ed emozionarmi e anche alle volte poi di essere deluso, di sentirmi abbandonato nel senso di non corrisposto nell’entusiasmo, o per cinismo o solo per disinteresse. Poi la cosa riprende quota e riparto. Credo che provare entusiasmo non sia solo un fatto occasionale, ma sia il modo di rapportarsi con il mondo. O è un modo di vivere o non si può inventare lì per lì. Certo c’è anche l’elemento infantile, il bambino interiore che viene fuori, che corre sorridendo gioioso, pur non troppo consapevole di ogni aspetto problematico, ma comunque gioioso. D’altronde se fossi sempre stato totalmente consapevole di quanto poteva verificarsi o dei pericoli e difficoltà future, sarebbe questo stato di aiuto? Non sempre credo e forse alle volte sarebbe stato in parte anche bloccante. Certo i problemi si incontrano ugualmente per strada, anche se non li avevamo immaginati e previsti, ma una volta partiti si affrontano e forse anche in modo migliore e comunque siamo già in cammino e non si torna indietro anche perché spesso non è più possibile. Da questo gettarsi nasce l’esperienza di una vita vissuta sul campo, vera e non solo immaginata. In questo l’entusiasmo fa la differenza e aiuta davvero, è la grande forza che spinge avanti, che dà speranza e fiducia. La fiducia. Il crinale che divide il cinismo dall’amore. Fiducia in se stessi e negli altri, anche se non sempre sono poi così meravigliosi come avevo immaginato, anche se non sempre sono qui per collaborare ma anche per creare quella difficoltà che con un po’ di fatica aggiunta ti fa crescere di più…

Anche questi scritti dello Zefiro per me nascono da un entusiasmo, da una emozione per un cammino da compiere. Il fatto che ci possano essere persone che leggono mi riempie di gioia e mi stimola a dare il meglio di me nella speranza e nella ricerca di articolare un sogno comune da far camminare con noi. Anche se così non fosse e mi trovassi da solo con questi scritti non condivisi, sarebbe comunque bello e indicativo aver fatto questa esperienza di scandaglio interiore. Ciò che faccio è innanzi tutto per me, fatto da me per me. Credo che valga per tutti. Non con un senso autarchico della vita, basto a me stesso, ma l’economia della vita si basa su quanto riesco a offrire non su quanto condivido. Per condividere serve la presenza degli altri e che siano aperti, interessati e disponibili, sempre che quanto ho da condividere abbia un contenuto e un senso… e non sia banale o triviale. … gli altri non ci sono sempre. Voglio dire che se mi emoziono per un tramonto o un progetto questo per me ha un suo senso in sé, anche se non è condiviso. Se poi è condiviso, è anche meglio ma il senso che rendere la vita degna di essere vissuta, come dice Holmes, c’è già tutto nell’atto del mio creare. Nel provare a vivere la pienezza esistenziale è già toccata. Non sono stato inutile, anche se il mondo nemmeno se ne accorge. Che cosa rimane del resto dopo centomila anni di un essere umano? E il mondo è qui da miliardi di anni. Il mondo è un grande parco giochi che non cambia. Provare emozione invece mi riguarda.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Entusiasmo.
"Nell’occhio che guarda il guardare è il segreto nel pensiero che pensa se stesso nell’amore che ama il suo darsi. Né esiste passato o futuro l’istante presente è sola realtà." (Piero Cammerinesi)
Allegati Allegati: Zefiro.2017.10
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Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
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