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Radio Voce della Speranza

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso
Redazione: Marco Lazzeri
Telefono: 335.6415395
Pagina:
29/11/2014: Anno 2014 - Numero 39  File Pdf
Pubblicato il 28/11/2014
Fiori del monte “Eiger” in Svizzera.
Fiori del monte “Eiger” in Svizzera.
Fiori del monte “Eiger” in Svizzera.
"L'amore è la più saggia delle follie, un'amarezza capace di soffocare, una dolcezza capace di guarire." (William Shakespeare)
22/11/2014: Anno 2014 - Numero 38  File Pdf
Pubblicato il 21/11/2014
Il sale della terra.
Il sale della terra.
Il sale della terra.
"La bellezza delle cose esiste nella mente che le contempla." (Davide Hume)
15/11/2014: Anno 2014 - Numero 37  File Pdf
Pubblicato il 14/11/2014
Fabiola Gianotti nuovo direttore del Cern di Ginevra.
Fabiola Gianotti nuovo direttore del Cern di Ginevra.
Care amiche e amici, da Repubblica leggo: Fabiola Gianotti è stata nominata direttore generale del Cern di Ginevra. E' la prima volta che una donna è a capo del laboratorio europeo di fisica delle particelle. Cinquantadue anni, nata a Roma e studi a Milano, è stata fra i protagonisti della scoperta del bosone di Higgs. Con Fabiola Gianotti è la terza volta che uno scienziato italiano arriva al vertice del Cern che conta fra i suoi padri fondatori il fisico Edoardo Amaldi, uno dei “ragazzi di Via Panisperna”. Lavorare “per la scienza al servizio della Pace” è quanto intende fare Fabiola Gianot-ti, sottolineando di essere “molto orgogliosa” e “molto contenta” per la prestigiosa nomina al vertice del Cern e, con il suo proverbiale low profile da grande scienziata, nella sua prima conferenza stampa via web dal Cern ha assicurato che “studierà” per diventare un buon Direttore Generale dell'Istituto, incarico che assumerà ufficialmente dal gennaio del 2016. Il Cern, ha detto, “ha insita la cultura della diversità, in termini di genere e di religione”, ed ha assicurato il suo pieno impegno perché questa cultura sia “preservata”. La scienziata ha ricordato inoltre che sono “quattro i capisaldi che caratterizzano il Cern: scienza, tecnologia, formazione e pace”. Tutti elementi “che portano ad una buona scienza che porta, a sua volta, ad avere persone migliori" ha osservato Gianotti ricordando che ad ispirarla nella sua scelta professionale è stata la storia e la vita di Marie Curie, la scienziata che ha scoperto il radio e Nobel per la Fisica nel 1903. Riporto questo articolo perché mi ha colpito che una donna nominata ad un posto di responsabilità parli di Pace e di cultura della diversità nella sua prima conferenza. Certo non tutti gli uomini sono violenti come non tutte le donne sono per la fratellanza, non ci sono regole e lo sappiamo bene. Ma è anche vero che mediamente il femminile è più orientato all’amore, alla fraternità e all’introspezione che non il maschile (o almeno quello dedito alla competizione e alla supremazia). Penso che una partecipazione massiva del femminile nella società in vari ambiti possa portare valori e messaggi positivi e che in questo momento mancano. Non parliamo però di “quote rosa”, questo mi sembra solo un modo subdolo per confermare la predominanza maschile e il ruolo subalterno della donna. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

da Repubblica leggo: Fabiola Gianotti è stata nominata direttore generale del Cern di Ginevra. E' la prima volta che una donna è a capo del laboratorio europeo di fisica delle particelle. Cinquantadue anni, nata a Roma e studi a Milano, è stata fra i protagonisti della scoperta del bosone di Higgs. Con Fabiola Gianotti è la terza volta che uno scienziato italiano arriva al vertice del Cern che conta fra i suoi padri fondatori il fisico Edoardo Amaldi, uno dei “ragazzi di Via Panisperna”. Lavorare “per la scienza al servizio della Pace” è quanto intende fare Fabiola Gianot-ti, sottolineando di essere “molto orgogliosa” e “molto contenta” per la prestigiosa nomina al vertice del Cern e, con il suo proverbiale low profile da grande scienziata, nella sua prima conferenza stampa via web dal Cern ha assicurato che “studierà” per diventare un buon Direttore Generale dell'Istituto, incarico che assumerà ufficialmente dal gennaio del 2016. Il Cern, ha detto, “ha insita la cultura della diversità, in termini di genere e di religione”, ed ha assicurato il suo pieno impegno perché questa cultura sia “preservata”. La scienziata ha ricordato inoltre che sono “quattro i capisaldi che caratterizzano il Cern: scienza, tecnologia, formazione e pace”. Tutti elementi “che portano ad una buona scienza che porta, a sua volta, ad avere persone migliori" ha osservato Gianotti ricordando che ad ispirarla nella sua scelta professionale è stata la storia e la vita di Marie Curie, la scienziata che ha scoperto il radio e Nobel per la Fisica nel 1903.

Riporto questo articolo perché mi ha colpito che una donna nominata ad un posto di responsabilità parli di Pace e di cultura della diversità nella sua prima conferenza. Certo non tutti gli uomini sono violenti come non tutte le donne sono per la fratellanza, non ci sono regole e lo sappiamo bene. Ma è anche vero che mediamente il femminile è più orientato all’amore, alla fraternità e all’introspezione che non il maschile (o almeno quello dedito alla competizione e alla supremazia). Penso che una partecipazione massiva del femminile nella società in vari ambiti possa portare valori e messaggi positivi e che in questo momento mancano. Non parliamo però di “quote rosa”, questo mi sembra solo un modo subdolo per confermare la predominanza maschile e il ruolo subalterno della donna.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Fabiola Gianotti nuovo direttore del Cern di Ginevra. (Foto: La Repubblica)
"Il giorno in cui il vento è perfetto, basta spiegare le vele perché il mondo sia pieno di bellezza. Quel giorno è oggi." (Jalal al-din Rumi)
08/11/2014: Anno 2014 - Numero 36  File Pdf
Pubblicato il 07/11/2014
Mensile “Noi Donne”.
Mensile “Noi Donne”.
Care amiche e amici, “Ora che abbiamo spinto l’uso della terra fino ai limiti dell’usura e seppellito il bello sotterrandolo sotto l’utile, davvero possiamo pensare che questa razionalità che non ragiona in termini estetici, ma in termini di utilità, sia un’attrattiva per il mondo degli adolescenti, i quali, maturando, dovrebbero entrare a far parte di questo sistema e collaborare per il suo sviluppo, ipocritamente scambiato per progresso, e per una crescita del tutto ignara dei limiti delle risorse della terra?” Umberto Galimberti parla agli adulti e, asserendo impietosamente che “ormai per l’Occidente si è fatta davvero sera”, lancia un monito: “guardiamoli da vicino questi adolescenti, e invece di preoccuparci, impariamo qualcosa da loro”, (D, Repubblica, 20 settembre 2014). Attingiamo da questa articolata riflessione del filosofo dedicata agli adolescenti e osserviamo che non perde nulla del suo contenuto se la assumiamo in una prospettiva di genere. Un elemento che di per sé meriterebbe un approfondimento, rinviato ad altra occasione. Ci interessa, ora, cogliere l’appello di un acuto pensatore del nostro tempo. L’evoluzione della società postindustriale e tecnologica che abbiamo conosciuto, con accelerazioni e impennate nei processi produttivi, è fuori controllo. I risultati che vediamo sono la devastazione di immense aree del Pianeta e il permanere di squilibri ed ingiustizie. La crescita economica, sinora, non ha prodotto un progresso umano e civile. Oggi siamo di fronte a questo, tutti e tutte, annichiliti/e. Disarmati/e e incapaci di decodificare la realtà e di trovare rimedi o scegliere altre strade. L’Occidente opulento è inchiodato al benessere che ha conquistato e non vuole rinunciare, non sa a cosa rinunciare. Non riesce ad immaginare altre dimensioni ed equilibri. Le giovani generazioni sono figlie anche di questo smarrimento, di questa impotenza. Hanno lottato poco o nulla poiché altri prima di loro hanno demolito architetture gerarchiche e sociali obsolete, hanno spianato la strada ma senza progettare compiute alternative. All’ombra dei ‘grandi padri’ e delle ‘grandi madri’ i nuovi umani hanno poco sperimentato in autonomia, molti si sono adagiati. Pochi intraprendono, e soprattutto nel privato (le start up, l’assegno di ricerca all’estero). Dove è il progetto Politico? Qual è l’ideale in cui riconoscersi come gruppo sociale e che può diventare obiettivo per cui valga la pena di lottare? Questo è il tempo delle passioni leggere e dal respiro corto, che attraversano gli animi superficialmente. È il tempo di campagne con i social, dei flash mob e dei mi piace che costano nulla e valgono altrettanto. Non può sorprendere quindi, se letta così, l’assenza di rotture tra giovani e adulti. Chi dovrebbe lottare e contro chi? per cosa? Pesa sempre di più la crisi, prima finanziaria e poi economica e di sistema, di cui non si intravede la fine e, soprattutto, il modo per uscirne davvero. Certo è che la Storia non si fermerà ad aspettarci e la nostra piccola comunità nazionale (ed europea) vecchia o giovane che sia non ha molto tempo a disposizione per reagire adeguatamente. Fuori, il mondo corre. Molto velocemente. E non sempre, e non ovunque, verso un futuro auspicabile. Tratto dall’editoriale di “Noi Donne" di Ottobre 2014. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

“Ora che abbiamo spinto l’uso della terra fino ai limiti dell’usura e seppellito il bello sotterrandolo sotto l’utile, davvero possiamo pensare che questa razionalità che non ragiona in termini estetici, ma in termini di utilità, sia un’attrattiva per il mondo degli adolescenti, i quali, maturando, dovrebbero entrare a far parte di questo sistema e collaborare per il suo sviluppo, ipocritamente scambiato per progresso, e per una crescita del tutto ignara dei limiti delle risorse della terra?” Umberto Galimberti parla agli adulti e, asserendo impietosamente che “ormai per l’Occidente si è fatta davvero sera”, lancia un monito: “guardiamoli da vicino questi adolescenti, e invece di preoccuparci, impariamo qualcosa da loro”, (D, Repubblica, 20 settembre 2014). Attingiamo da questa articolata riflessione del filosofo dedicata agli adolescenti e osserviamo che non perde nulla del suo contenuto se la assumiamo in una prospettiva di genere. Un elemento che di per sé meriterebbe un approfondimento, rinviato ad altra occasione. Ci interessa, ora, cogliere l’appello di un acuto pensatore del nostro tempo. L’evoluzione della società postindustriale e tecnologica che abbiamo conosciuto, con accelerazioni e impennate nei processi produttivi, è fuori controllo. I risultati che vediamo sono la devastazione di immense aree del Pianeta e il permanere di squilibri ed ingiustizie. La crescita economica, sinora, non ha prodotto un progresso umano e civile. Oggi siamo di fronte a questo, tutti e tutte, annichiliti/e. Disarmati/e e incapaci di decodificare la realtà e di trovare rimedi o scegliere altre strade. L’Occidente opulento è inchiodato al benessere che ha conquistato e non vuole rinunciare, non sa a cosa rinunciare. Non riesce ad immaginare altre dimensioni ed equilibri. Le giovani generazioni sono figlie anche di questo smarrimento, di questa impotenza. Hanno lottato poco o nulla poiché altri prima di loro hanno demolito architetture gerarchiche e sociali obsolete, hanno spianato la strada ma senza progettare compiute alternative. All’ombra dei ‘grandi padri’ e delle ‘grandi madri’ i nuovi umani hanno poco sperimentato in autonomia, molti si sono adagiati. Pochi intraprendono, e soprattutto nel privato (le start up, l’assegno di ricerca all’estero). Dove è il progetto Politico? Qual è l’ideale in cui riconoscersi come gruppo sociale e che può diventare obiettivo per cui valga la pena di lottare? Questo è il tempo delle passioni leggere e dal respiro corto, che attraversano gli animi superficialmente. È il tempo di campagne con i social, dei flash mob e dei mi piace che costano nulla e valgono altrettanto. Non può sorprendere quindi, se letta così, l’assenza di rotture tra giovani e adulti. Chi dovrebbe lottare e contro chi? per cosa? Pesa sempre di più la crisi, prima finanziaria e poi economica e di sistema, di cui non si intravede la fine e, soprattutto, il modo per uscirne davvero. Certo è che la Storia non si fermerà ad aspettarci e la nostra piccola comunità nazionale (ed europea) vecchia o giovane che sia non ha molto tempo a disposizione per reagire adeguatamente. Fuori, il mondo corre. Molto velocemente. E non sempre, e non ovunque, verso un futuro auspicabile.

Tratto dall’editoriale di “Noi Donne" di Ottobre 2014.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Mensile “Noi Donne”. (Foto: Mensile “Noi Donne”)
"Dobbiamo abituarci all'idea che ai più importanti bivi della nostra vita non c'è segnaletica." (Ernest Hemingway)
01/11/2014: Anno 2014 - Numero 35  File Pdf
Pubblicato il 31/10/2014
Giuseppe Girolamo.
Giuseppe Girolamo.
Care amiche e amici, Giuseppe Girolamo era un trentenne che per vivere della sua passione, aveva accettato di lavorare sulla Costa Concordia come musicista. Il 13 gennaio 2012 la Costa Concordia finì su uno scoglio mentre si tentava per motivi futili di passare a poche centinaia di metri dalla riva. La gente a bordo stava cenando. Giuseppe, con la sua band, stava suonando. Quando fu dato l'ordine di abbandonare la nave, questa ormai si stava piegando su un lato e una parte delle scialuppe non era più utilizzabile. Giuseppe decise di lasciare il suo posto in scialuppa ad un bambino. Quel giorno non ce l'hanno fatta una trentina di persone, tra le quali Giuseppe Girolamo. Il 22 marzo, due mesi dopo il naufragio, è stato trovato il suo corpo. Oggi, di sabato, sono andato a farmi risuolare le scarpe da un calzolaio sottocasa, un piccolissimo negozio di pochi metri quadri, una persona gentile e umile, senza pretese. Mi ha chiesto per favore di pagare anticipatamente il lavoro, perché ormai mi diceva che capita spesso che le persone portano scarpe a riaggiustare e non tornano poi a prenderle a lavoro eseguito. Ho fatto un’osservazione che purtroppo capita un po’ di tutto al giorno d’oggi e lui mi diceva che è del ’60 e anche quando era giovane c’era crisi e disoccupazione ma la gente non era così come adesso, ora notava tanta noncuranza e così poco rispetto verso l’altro in tanti aspetti, e non solo in relazione al suo lavoro. Storie diverse che accadono contemporaneamente, nello stesso mondo, siamo tutti spettatori di un universo multiforme. Persone come Giuseppe apparentemente “qualunque” che si confondono nella folla anonima, sono capaci di atti di fraternità e generosità altissimi come dare la vita per il prossimo, così quasi con naturalezza e altre non si prendono pensiero di far lavorare inutilmente un ciabattino. Mi chiedo cosa avrà pensato Giuseppe Girolamo quando ha fatto quel passo indietro sulla scialuppa e cosa avrà fatto dopo. Sarà andato per la nave ad aiutare qualcun altro? Avrà cercato persone in difficoltà e non sarà poi stato più in grado di salvarsi smarrito nella pancia della grande nave? Non lo sapremo ma una cosa immagino che nel momento della morte non avrà pensato con rammarico a quel gesto immenso fatto poco prima per quel bambino, certi atti sono talmente grandi che non pesano, che si fanno senza pensare alle conseguenze e senza aspettarsi riconoscenza. Sono atti che in un momento trasformano la vita proiettando tutto in un’altra dimensione, portano su un piano diverso la dimensione terre-na. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

Giuseppe Girolamo era un trentenne che per vivere della sua passione, aveva accettato di lavorare sulla Costa Concordia come musicista. Il 13 gennaio 2012 la Costa Concordia finì su uno scoglio mentre si tentava per motivi futili di passare a poche centinaia di metri dalla riva. La gente a bordo stava cenando. Giuseppe, con la sua band, stava suonando. Quando fu dato l'ordine di abbandonare la nave, questa ormai si stava piegando su un lato e una parte delle scialuppe non era più utilizzabile. Giuseppe decise di lasciare il suo posto in scialuppa ad un bambino. Quel giorno non ce l'hanno fatta una trentina di persone, tra le quali Giuseppe Girolamo. Il 22 marzo, due mesi dopo il naufragio, è stato trovato il suo corpo.

Oggi, di sabato, sono andato a farmi risuolare le scarpe da un calzolaio sottocasa, un piccolissimo negozio di pochi metri quadri, una persona gentile e umile, senza pretese. Mi ha chiesto per favore di pagare anticipatamente il lavoro, perché ormai mi diceva che capita spesso che le persone portano scarpe a riaggiustare e non tornano poi a prenderle a lavoro eseguito. Ho fatto un’osservazione che purtroppo capita un po’ di tutto al giorno d’oggi e lui mi diceva che è del ’60 e anche quando era giovane c’era crisi e disoccupazione ma la gente non era così come adesso, ora notava tanta noncuranza e così poco rispetto verso l’altro in tanti aspetti, e non solo in relazione al suo lavoro.

Storie diverse che accadono contemporaneamente, nello stesso mondo, siamo tutti spettatori di un universo multiforme. Persone come Giuseppe apparentemente “qualunque” che si confondono nella folla anonima, sono capaci di atti di fraternità e generosità altissimi come dare la vita per il prossimo, così quasi con naturalezza e altre non si prendono pensiero di far lavorare inutilmente un ciabattino. Mi chiedo cosa avrà pensato Giuseppe Girolamo quando ha fatto quel passo indietro sulla scialuppa e cosa avrà fatto dopo. Sarà andato per la nave ad aiutare qualcun altro? Avrà cercato persone in difficoltà e non sarà poi stato più in grado di salvarsi smarrito nella pancia della grande nave? Non lo sapremo ma una cosa immagino che nel momento della morte non avrà pensato con rammarico a quel gesto immenso fatto poco prima per quel bambino, certi atti sono talmente grandi che non pesano, che si fanno senza pensare alle conseguenze e senza aspettarsi riconoscenza. Sono atti che in un momento trasformano la vita proiettando tutto in un’altra dimensione, portano su un piano diverso la dimensione terre-na.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Giuseppe Girolamo. (Foto: giglionews)
"Che una vita colma di bene sia sempre nell'aria che respiri. Che il bene che ti avvolge cresca col vento del mattino. Augurio Cheyenne – dedicato a Giuseppe Girolamo." (, "Augurio Cheyenne")
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Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
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