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Radio Voce della Speranza

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso
Redazione: Marco Lazzeri
Telefono: 335.6415395
Pagina:
30/11/2013: Anno 2013 - Numero 41  File Pdf
Pubblicato il 29/11/2013
Insieme e in cammino per la Pace.
Insieme e in cammino per la Pace.
Care amiche e amici, oggi condivido un passo che mi è stato inviato dalla “Fraternita di Romena”. “Non cambiare”."Per anni sono stato un nevrotico. Ero ansioso, depresso, e pure egoista. E tutti continuavano a dirmi di cambiare. E tutti continuavano a dirmi quanto fossi nervoso. E io mi risentivo con loro, ed ero d’accordo con loro, e volevo cambiare, ma non ci riuscivo, per quanto mi sforzassi. Ciò che mi faceva più male era che anche il mio migliore amico continuava a dirmi quanto fossi nevrotico. Anche lui continuava a insistere che cambiassi. E io ero d’accordo anche con lui, e non riuscivo ad avercela con lui. E mi sentivo così impotente e intrappolato. Poi un giorno mi disse: “Non cambiare. Rimani come sei. Non importa se cambi o no. Io ti amo così come sei; io non posso fare a meno di amarti”. Quelle parole suonarono come una musica per le mie orecchie: “Non cambiare. Non cambiare. Non cambiare. Ti amo”. E mi rilassai. E mi sentii vivo. E meraviglia delle meraviglie, cambiai! Ora so che non potevo cambiare davvero fin tanto che non avessi trovato qualcuno che mi avrebbe amato per quello che ero, sia che fossi cambiato o meno". Sembra una storiella, vero? forse bellina e che fa anche riflettere ma in fondo … è solo una storiella. Beh, per me non è una storiella, a me è successo davvero di ricevere una parola così come a questa persona. Saper accettare un'altra persona, - me, proprio me, davvero, finalmente! - senza volerla cambiare è la forza che emana dalle anime grandi, quelle libere. Quelle che senza superbia o vanagloria possono permettere agli esseri di trasformarsi davvero perché hanno saputo dare il coraggio a chi non lo aveva, di infondere di nuovo la fiducia e la speranza che non esisteva più. E tutto questo senza far nient’altro che non sia amare in modo compassionevole e con benevolenza. Aiutare una persona è aiutare il mondo e non facendolo domani, lo si deve fare adesso, ora, perché è ora che serve, perché solo l’adesso esiste, come il foglio su cui scrivo. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

oggi condivido un passo che mi è stato inviato dalla “Fraternita di Romena”.

“Non cambiare”."Per anni sono stato un nevrotico. Ero ansioso, depresso, e pure egoista. E tutti continuavano a dirmi di cambiare. E tutti continuavano a dirmi quanto fossi nervoso. E io mi risentivo con loro, ed ero d’accordo con loro, e volevo cambiare, ma non ci riuscivo, per quanto mi sforzassi. Ciò che mi faceva più male era che anche il mio migliore amico continuava a dirmi quanto fossi nevrotico. Anche lui continuava a insistere che cambiassi. E io ero d’accordo anche con lui, e non riuscivo ad avercela con lui. E mi sentivo così impotente e intrappolato. Poi un giorno mi disse: “Non cambiare. Rimani come sei. Non importa se cambi o no. Io ti amo così come sei; io non posso fare a meno di amarti”. Quelle parole suonarono come una musica per le mie orecchie: “Non cambiare. Non cambiare. Non cambiare. Ti amo”. E mi rilassai. E mi sentii vivo. E meraviglia delle meraviglie, cambiai! Ora so che non potevo cambiare davvero fin tanto che non avessi trovato qualcuno che mi avrebbe amato per quello che ero, sia che fossi cambiato o meno".

Sembra una storiella, vero? forse bellina e che fa anche riflettere ma in fondo … è solo una storiella. Beh, per me non è una storiella, a me è successo davvero di ricevere una parola così come a questa persona. Saper accettare un'altra persona, - me, proprio me, davvero, finalmente! - senza volerla cambiare è la forza che emana dalle anime grandi, quelle libere. Quelle che senza superbia o vanagloria possono permettere agli esseri di trasformarsi davvero perché hanno saputo dare il coraggio a chi non lo aveva, di infondere di nuovo la fiducia e la speranza che non esisteva più. E tutto questo senza far nient’altro che non sia amare in modo compassionevole e con benevolenza. Aiutare una persona è aiutare il mondo e non facendolo domani, lo si deve fare adesso, ora, perché è ora che serve, perché solo l’adesso esiste, come il foglio su cui scrivo.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Insieme e in cammino per la Pace.
"Il tempo è questo foglio su cui scrivo." (José Saramago)
23/11/2013: Anno 2013 - Numero 40  File Pdf
Pubblicato il 22/11/2013
Occhio specchio dell’anima, specchio del mondo.
Occhio specchio dell’anima, specchio del mondo.
Care amiche e amici, la parte del corpo più delicata, nuda, espressiva, che più mostra passioni ed emozioni, che comunica sentimenti, che mostra paure e rabbie, capace di fulminare con uno sguardo e di abbracciare stretto anche da lontano. L’occhio. Questa nostra parte velata e pur sempre visibile e in primo piano ma che sa sottrarsi e sfuggire, che sa essere anche irraggiungibile, alle volte torva. In esso si specchia il mondo che è là fuori alla ribalta e così nell’occhio ci si riflette lo sguardo degli altri - bella la parola “riflettere” con il suo significato sia di pensare in modo compenetrato, che rispecchiare. Certe volte vede senza guardare, altre indaga e cerca di conoscere, altre intuisce profondità da impercettibili segnali. Occhi di uomini, di donne, di bambini, occhi consapevoli che riconoscono l’anima e occhi inesperti che esplorano la sconosciuta materialità del mondo. L’occhio raccoglie segnali vibrazionali portatrici di colori e frequenze che arrivano da un fuori e che modificano un dentro, in un viaggio attraverso un’esistenza che solo persone superficiali credono, come piccoli Apprendisti Stregoni del film, di conoscere appieno e quindi poter dominare. Abbiamo occhi rivolti al mondo e occhi che quando si schiudono sono rivolti verso il nostro intimo e sono proprio questi capaci di oltrepassare il livello grossolano dell’apparenza per arrivare più in profondità. Non parlo dell’intuizione che è ancora un’altra cosa e ha altre utilità, ma di quella capacità che si affina con il tempo e con l’esercizio della contemplazione meditativa di oltrepassare il velo intessuto dalla veste esteriore delle cose appartenenti alla materia, per andare verso l’essenza. E non importa se ci si sente alle volte soli e persi in un mondo duro ed egoista che appunto riusciamo ora a percepire meglio nella sua miseria, poi gli amici si incontrano. E sarà bello, molto bello. Mi piace la frase di Proust che ribalta la direzione della falsa ricerca, che dà una prospettiva nuova che disvela che non è nel cambiare il mondo ma nel cambiare noi stessi che incontreremo la conoscenza e la pace interiore. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

la parte del corpo più delicata, nuda, espressiva, che più mostra passioni ed emozioni, che comunica sentimenti, che mostra paure e rabbie, capace di fulminare con uno sguardo e di abbracciare stretto anche da lontano. L’occhio. Questa nostra parte velata e pur sempre visibile e in primo piano ma che sa sottrarsi e sfuggire, che sa essere anche irraggiungibile, alle volte torva. In esso si specchia il mondo che è là fuori alla ribalta e così nell’occhio ci si riflette lo sguardo degli altri - bella la parola “riflettere” con il suo significato sia di pensare in modo compenetrato, che rispecchiare. Certe volte vede senza guardare, altre indaga e cerca di conoscere, altre intuisce profondità da impercettibili segnali. Occhi di uomini, di donne, di bambini, occhi consapevoli che riconoscono l’anima e occhi inesperti che esplorano la sconosciuta materialità del mondo.

L’occhio raccoglie segnali vibrazionali portatrici di colori e frequenze che arrivano da un fuori e che modificano un dentro, in un viaggio attraverso un’esistenza che solo persone superficiali credono, come piccoli Apprendisti Stregoni del film, di conoscere appieno e quindi poter dominare. Abbiamo occhi rivolti al mondo e occhi che quando si schiudono sono rivolti verso il nostro intimo e sono proprio questi capaci di oltrepassare il livello grossolano dell’apparenza per arrivare più in profondità. Non parlo dell’intuizione che è ancora un’altra cosa e ha altre utilità, ma di quella capacità che si affina con il tempo e con l’esercizio della contemplazione meditativa di oltrepassare il velo intessuto dalla veste esteriore delle cose appartenenti alla materia, per andare verso l’essenza. E non importa se ci si sente alle volte soli e persi in un mondo duro ed egoista che appunto riusciamo ora a percepire meglio nella sua miseria, poi gli amici si incontrano. E sarà bello, molto bello.

Mi piace la frase di Proust che ribalta la direzione della falsa ricerca, che dà una prospettiva nuova che disvela che non è nel cambiare il mondo ma nel cambiare noi stessi che incontreremo la conoscenza e la pace interiore.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Occhio specchio dell’anima, specchio del mondo. (Foto: EarthPorn)
"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi." (Marcel Proust, "Aforisma")
23/11/2013: Anno 2013 - Numero 39  File Pdf
Pubblicato il 20/11/2013
Attingere acqua.
Attingere acqua.
Care amiche e amici, se c’è una cosa, secondo me, che rende la vecchiaia piena di rispetto e sacralità è l’umiltà e la dignità dei piccoli gesti. Quelli quotidiani fatti non per una vuota ripetitività o distratta abitudine, ma con la costanza e coscienza di chi fa azioni portatrici di vita per gli altri. In ogni momento della vita, e badate bene in particolare nella vecchiaia, c’è come una specie di controprova, come una cartina di tornasole che vira di colore in presenza di una soluzione acida o basica. E’ quando la vita è stata ormai in gran parte spesa, che emerge il come la si è impiegata per gli altri e quindi per se stessi, quale scopo intimo e profondo ha perseguito. Quando si è giovani è più difficile vedere, ma con la vecchiaia si scopre facilmente guardandosi alle spalle, perché più facilmente si rivela il modo in cui si è impostata la propria esistenza, verso quale direzione, in un certo senso, si è camminato. Anche alla mia età, che ancora vecchio non sono, mi piace fare questo esercizio, mi è utile verificare i passi che ho percorso, come l’alpinista guarda verso l’alto la vetta da raggiungere ma getta anche uno sguardo alla valle per valutare il percorso fatto che è poi preludio a quello ancora da fare. Per tirare il fiato e continuare poi più consapevole della direzione. In questo tipo di cammino, che è esistenziale ma anche – e forse proprio per questo - spirituale, gli altri sono sempre la verifica della correttezza e della validità. Gli altri intesi come fine, come capacità di relazione, come dolcezza di rapporto, come cura e accortezza nel prendersene carico senza strattonali, nella morbidezza della relazione. Un esercizio che porta verso non sentirli altro da me, perché niente di quello che è fuori da me è altro da me. Tutto ciò che mi circonda, incontro e vivo è solo specchio di me, è solo l’ombra svelata, resa visibile, del mio intimo. Il mondo, il mio mondo, esiste perché così lo percepisco e quindi così sono in grado di rivelarlo a me, mediante il vibrare del mio intimo sentire. E se nel mio intimo c’è egoismo e avidità, superbia, rabbia e avarizia oppure c’è amore e benevola compassione così sarà il mio mondo, apparentemente a me esterno, ma in realtà solo da me stesso creato. Queste che sembrano farneticazioni, sono alcune delle ultime scoperte delle discipline della fisica quantistica e delle neuroscienze, che dopo tanto lavoro scoprono gli antichi orizzonti della spiritualità, da sempre presenti alla consapevolezza del risvegliato. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

se c’è una cosa, secondo me, che rende la vecchiaia piena di rispetto e sacralità è l’umiltà e la dignità dei piccoli gesti. Quelli quotidiani fatti non per una vuota ripetitività o distratta abitudine, ma con la costanza e coscienza di chi fa azioni portatrici di vita per gli altri. In ogni momento della vita, e badate bene in particolare nella vecchiaia, c’è come una specie di controprova, come una cartina di tornasole che vira di colore in presenza di una soluzione acida o basica. E’ quando la vita è stata ormai in gran parte spesa, che emerge il come la si è impiegata per gli altri e quindi per se stessi, quale scopo intimo e profondo ha perseguito. Quando si è giovani è più difficile vedere, ma con la vecchiaia si scopre facilmente guardandosi alle spalle, perché più facilmente si rivela il modo in cui si è impostata la propria esistenza, verso quale direzione, in un certo senso, si è camminato. Anche alla mia età, che ancora vecchio non sono, mi piace fare questo esercizio, mi è utile verificare i passi che ho percorso, come l’alpinista guarda verso l’alto la vetta da raggiungere ma getta anche uno sguardo alla valle per valutare il percorso fatto che è poi preludio a quello ancora da fare. Per tirare il fiato e continuare poi più consapevole della direzione. In questo tipo di cammino, che è esistenziale ma anche – e forse proprio per questo - spirituale, gli altri sono sempre la verifica della correttezza e della validità. Gli altri intesi come fine, come capacità di relazione, come dolcezza di rapporto, come cura e accortezza nel prendersene carico senza strattonali, nella morbidezza della relazione. Un esercizio che porta verso non sentirli altro da me, perché niente di quello che è fuori da me è altro da me. Tutto ciò che mi circonda, incontro e vivo è solo specchio di me, è solo l’ombra svelata, resa visibile, del mio intimo. Il mondo, il mio mondo, esiste perché così lo percepisco e quindi così sono in grado di rivelarlo a me, mediante il vibrare del mio intimo sentire. E se nel mio intimo c’è egoismo e avidità, superbia, rabbia e avarizia oppure c’è amore e benevola compassione così sarà il mio mondo, apparentemente a me esterno, ma in realtà solo da me stesso creato. Queste che sembrano farneticazioni, sono alcune delle ultime scoperte delle discipline della fisica quantistica e delle neuroscienze, che dopo tanto lavoro scoprono gli antichi orizzonti della spiritualità, da sempre presenti alla consapevolezza del risvegliato.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Attingere acqua.
"Ho conosciuto il silenzio delle stelle e del mare, il silenzio dei boschi prima che sorga il vento di primavera, il silenzio di un grande amore, ... il silenzio di una profonda pace dell’anima, il silenzio tra padre e figlio e il silenzio dei vecchi carichi di saggezza." (Edgar Lee Masters, "Antologia di Spoon River")
09/11/2013: Anno 2013 - Numero 38  File Pdf
Pubblicato il 08/11/2013
Don Milani con i suoi ragazzi a Barbiana.
Don Milani con i suoi ragazzi a Barbiana.
Care amiche e amici, un uomo, in una foto di anni fa, fiero umile dolce determinato, esiliato dal mondo e al centro di un mondo, dalla parte dei piccoli e dei deboli che non hanno una istruzione di base che consente loro di essere un po’ più liberi, più coscienti e consapevoli. Alfiere di una battaglia sociale e spirituale insieme, perché per come la portava avanti e per come la sentiva erano e sono coincidenti. Un profeta moderno, portatore di nuove parole per una lontana chiesa romana e per questo non ascoltato, bensì ostracizzato ghettizzato allontanato, ma non meno invasivo delle coscienze, prorompente e travolgente nel messaggio di fratellanza e libertà, di severo monito agli arroganti e agli avidi di ricchezze. Un personaggio come altri in quegli anni, da Giovanni Vannucci a Ernesto Balducci e tanti altri, voci alte e innovative con accenti sociali e liberatori, ma anche esoterici e mistici, con l’incedere del tempo che non invecchia le parole perché vere, credibili e quindi senza tempo. Voci che danno al cristianesimo quella dignità e carisma che i suoi vertici ecclesiastici persero già molto tempo fa in quell’abbraccio con il potere temporale che pensarono forse allora necessario, ma che avvelenandoli, si rivelò ben presto mortale. Un augurio quindi a Francesco per il lavoro, immenso nella ricostruzione di antiche macerie, che adesso ha avviato e che, se ancora solo all’inizio, lo possa proseguire per ritrovare la spinta propulsiva al rinnovamento e all’amore nella parola messianica, per dare luce nuova alla guida del divino, e che possa essere di aiuto alle anime umili riconoscendole grandi perché così tanto care a Dio. Che sia infine di correzione a quanti, in alto nelle gerarchie, persero la immensa forza racchiusa nella povertà di spirito e nella grazia divina, la sola forza che nell’amore può cambiare davvero il mondo, in quanto è la sola che può trasformare l’animo dell’umano aprendolo a nuovi orizzonti. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

un uomo, in una foto di anni fa, fiero umile dolce determinato, esiliato dal mondo e al centro di un mondo, dalla parte dei piccoli e dei deboli che non hanno una istruzione di base che consente loro di essere un po’ più liberi, più coscienti e consapevoli. Alfiere di una battaglia sociale e spirituale insieme, perché per come la portava avanti e per come la sentiva erano e sono coincidenti. Un profeta moderno, portatore di nuove parole per una lontana chiesa romana e per questo non ascoltato, bensì ostracizzato ghettizzato allontanato, ma non meno invasivo delle coscienze, prorompente e travolgente nel messaggio di fratellanza e libertà, di severo monito agli arroganti e agli avidi di ricchezze. Un personaggio come altri in quegli anni, da Giovanni Vannucci a Ernesto Balducci e tanti altri, voci alte e innovative con accenti sociali e liberatori, ma anche esoterici e mistici, con l’incedere del tempo che non invecchia le parole perché vere, credibili e quindi senza tempo. Voci che danno al cristianesimo quella dignità e carisma che i suoi vertici ecclesiastici persero già molto tempo fa in quell’abbraccio con il potere temporale che pensarono forse allora necessario, ma che avvelenandoli, si rivelò ben presto mortale. Un augurio quindi a Francesco per il lavoro, immenso nella ricostruzione di antiche macerie, che adesso ha avviato e che, se ancora solo all’inizio, lo possa proseguire per ritrovare la spinta propulsiva al rinnovamento e all’amore nella parola messianica, per dare luce nuova alla guida del divino, e che possa essere di aiuto alle anime umili riconoscendole grandi perché così tanto care a Dio. Che sia infine di correzione a quanti, in alto nelle gerarchie, persero la immensa forza racchiusa nella povertà di spirito e nella grazia divina, la sola forza che nell’amore può cambiare davvero il mondo, in quanto è la sola che può trasformare l’animo dell’umano aprendolo a nuovi orizzonti.

Grazie a tutti.

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Don Milani con i suoi ragazzi a Barbiana. (Foto: La Voce di Pistoia)
"Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia." (Don Lorenzo Milani, "Lettera ad una professoressa")
02/11/2013: Anno 2013 - Numero 37  File Pdf
Pubblicato il 01/11/2013
Monaci indiani presso le acque del Gange.
Monaci indiani presso le acque del Gange.
Care amiche e amici, questa immagine di monaci indu mi dà un senso di tranquillità, persone che non hanno fretta, che attendono serenamente un tempo che non incalza, che non fanno tardi. E’ come se indugiassero con calma e distensione verso la vita che viene loro incontro placidamente. Le lasciano il tempo di divenire, aspettandola. Molto raro, devo dire, nel nostro mondo in generale e nella mia vita in particolare, fatta di affanni corse stress incalzante, dove è sempre tardi dove c’è sempre da fare qualcosa per prima, dove non c’è tempo. Dove ormai non ho più un tempo, il mio tempo. Ho solo quello degli altri. Tutto si deve fare adesso subito, c’è fretta di concludere e di passare ad altro prima che sia tardi prima che tutto sia già vecchio, inutile, superato. Prima che la morte possa arrivare a darmi quel senso della vita che non potrò imparare, perché ancora una volta, l’ultima, sarà troppo tardi. Si fa fatica così ad aver un progetto lungo che travalichi gli anni, che abbia un respiro che può superare l’arco di una vita. Leggevo un brano di una lettera di Padre Luciano Mazzocchi (che trovate completa in allegato) dove parla dell’Opera del Duomo di Milano, della sua costruzione durata cinque secoli. Eccola: “Dobbiamo ritornare capaci di porre mano a un'opera che i nostri discendenti inaugureranno 500 anni dopo di noi. Dobbiamo ritornare capaci di resistere liberi alle lusinghe del profitto. Sulla catena delle Alpi è caduta la prima neve. La natura sta entrando nella pausa invernale in modo sobrio e nobile. La storia umana è giunta all'autunno dell'era capitalistica. La potentissima economia degli USA teme il default. Gli scalpellini negli anni fine quattrocento, col volto calmo e assorto scalfivano le pietre del duomo che sarebbe terminato 500 anni dopo. Cosa sarà delle nostre frenetiche attività fra 500 anni? In autunno è bello fermarsi, e stare lì assaporando il nobile terminare delle cose. E' bello partecipare a un qualche ritiro spirituale, leggere qualche libro, e anche passare una serata con gli amici, gustando una caldarrosta dopo l'altra, raccontando”. Cerco di imparare, di ritrovare il senso della “domanda di senso della vita”, e la frase Zen mi conduce su questo cammino con dolcezza. Grazie a tutti. Marco [Leggi]
Care amiche e amici,

questa immagine di monaci indu mi dà un senso di tranquillità, persone che non hanno fretta, che attendono serenamente un tempo che non incalza, che non fanno tardi. E’ come se indugiassero con calma e distensione verso la vita che viene loro incontro placidamente. Le lasciano il tempo di divenire, aspettandola. Molto raro, devo dire, nel nostro mondo in generale e nella mia vita in particolare, fatta di affanni corse stress incalzante, dove è sempre tardi dove c’è sempre da fare qualcosa per prima, dove non c’è tempo. Dove ormai non ho più un tempo, il mio tempo. Ho solo quello degli altri. Tutto si deve fare adesso subito, c’è fretta di concludere e di passare ad altro prima che sia tardi prima che tutto sia già vecchio, inutile, superato. Prima che la morte possa arrivare a darmi quel senso della vita che non potrò imparare, perché ancora una volta, l’ultima, sarà troppo tardi. Si fa fatica così ad aver un progetto lungo che travalichi gli anni, che abbia un respiro che può superare l’arco di una vita.

Leggevo un brano di una lettera di Padre Luciano Mazzocchi (che trovate completa in allegato) dove parla dell’Opera del Duomo di Milano, della sua costruzione durata cinque secoli. Eccola: “Dobbiamo ritornare capaci di porre mano a un'opera che i nostri discendenti inaugureranno 500 anni dopo di noi. Dobbiamo ritornare capaci di resistere liberi alle lusinghe del profitto. Sulla catena delle Alpi è caduta la prima neve. La natura sta entrando nella pausa invernale in modo sobrio e nobile. La storia umana è giunta all'autunno dell'era capitalistica. La potentissima economia degli USA teme il default. Gli scalpellini negli anni fine quattrocento, col volto calmo e assorto scalfivano le pietre del duomo che sarebbe terminato 500 anni dopo. Cosa sarà delle nostre frenetiche attività fra 500 anni? In autunno è bello fermarsi, e stare lì assaporando il nobile terminare delle cose. E' bello partecipare a un qualche ritiro spirituale, leggere qualche libro, e anche passare una serata con gli amici, gustando una caldarrosta dopo l'altra, raccontando”.

Cerco di imparare, di ritrovare il senso della “domanda di senso della vita”, e la frase Zen mi conduce su questo cammino con dolcezza.

Grazie a tutti.

Marco [Chiudi]
Monaci indiani presso le acque del Gange.
"Le persone liberate non hanno copioni prestabiliti, prendono la vita come viene e apprezzano ciò che essa porta con sé. Il loro riferimento fondamentale non è uno stato di controllo, ma un luogo di silenzio e immobilità da cui la realtà può essere contemplata nella sua pienezza e raggiunta, per quanto possibile, con una modalità vigorosamente apprezzativa. Queste persone amano la vita." (Traduzione da M. Tomassini, "Not Everything is Impermanent. Zen Therapy and Amidist Teachings of David Brazier, Woodsmoke Press, 2013.")
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Comunità di Meditazione Interreligiosa Fiorentina
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Versione: 1.5
Rilasciata il: 06/02/2014
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